Catanzaro meriterebbe ben altro. Nel corso di questi anni la Città capoluogo ha vissuto una frustrazione continua. In parte per responsabilità della sua classe dirigente locale e in parte per la mancanza di coesione delle classi dirigenti regionali.
Mi sembra un paradosso quello che sta accadendo anche in rapporto ad una semplice questione di trasferimento degli uffici regionali in località Germaneto. In continuità col passato i silenzi parlano. Il presidente della Regione ha accennato il tema concertativo ma il governo della città non sente. Pregiudizio politico?
Con lo stesso colore politico negli anni 2010/15, ogni giorno aveva la sua promessa e la concomitanza dello stesso colore politico tra governo della Città e della Regione non era assolutamente casuale: governi che si sono reciprocamente alimentati in annunci vari che quasi mai si sono avverati. È accaduto, come ha sottolineato Soriero, con una bella espressione, «che la politica ha perso la sua autonomia» ed è stata ingoiata dal potere e dagli interessi, immiserita dagli egoismi.
La cittadella regionale è un fatto, e se ieri poteva essere una bella metafora, oggi è una realtà e occorre pensare e agire per costruire un progetto di città che va oltre la storia. Capisco che chi oggi governa la città è legato ad una visione che è collassata nel tempo ed è più facile soffiare sul fuoco della nostalgia. Sono gli stessi che per la Cittadella Regionale pensavano al Sansinato e poi per rispetto della decisione contraria del consiglio regionale hanno dovuto acquistare i terreni già destinati. Gli stessi che al Comune hanno dovuto fare la gara (perdendo il finanziamento poi recuperato) per la metropolitana leggera (pendolo) senza discutere coi cittadini, ed oggi si trova di fronte al rebus degli espropri.
Ma se tutto si impantana nei conflitti, nelle resistenze passive, Catanzaro avrà il suo giorno di notorietà col giro d’Italia ciclistico. La città di Catanzaro dovrebbe sentire il dovere di formulare un patto con la Regione e non declinare nella nostalgia a quando c’erano 30 sedi distribuite sui 10 quartieri o frazioni.
La Città sicuramente aspira, sono gli amministratori che mancano della loro ambizione rappresentativa. E questo è un grave danno per la Città. Peraltro Oliverio non ha mancato di dimostrare la disponibilità non solo per la sua, ma per tutti i maggiori centri della Calabria che tra loro dovrebbero costituire una vera e propria rete democratica permanente, tale da essere promotori di una nuova fase del regionalismo calabrese. Ecco, partire da qui per affrontare il tema di una nuova politica per la città di Catanzaro significa aprire un confronto largo, aperto e inclusivo perché le prossime elezioni amministrative senza una larga consultazione democratica rischiano di profilarsi come una corrida. Ed è bene allora definire un quadro sul quale prospettare un futuro possibile e definire i percorsi dentro i quali si lavora sulla coesione programmatica.
Catanzaro è come un ossimoro, una città storicamente nata sfidando la natura, sulle rupi, per difendersi dalle minacce del mare e dalle incursioni, dalla malaria, dotatasi di un sistema viario tra i più complessi e capillari e con opere di ingegneria tra le più avanzate: il ponte Morandi, la rotatoria Gualtieri. Una città di colli fino ai monti presilani per oltre 20 km su tre fiumare e il fiume Alli e Corace (uno proveniente dalla Sila e l’altro dal Reventino a testimonianza di un origine comune e di un integrazione naturale che attende l’opera dell’uomo).
Per non parlare di anfratti e di rifugi, e di “piccole patrie”. Un centro storico numeratore di potere che accumula Stato, Regione, Provincia e tanti denominatori dati dai corpi intermedi, e dalle rappresentanze istituzionali e di governo. Una città ricca di cultura, di personalità, intellettuali, artisti, di cui sarebbe lungo l’elenco, che spesso si sono affermati lontano dalla loro città. Imprenditori che si sono costruiti con grande dedizione e professionalità. Dirigenti dello Stato, magistrati, ministri, sottosegretari e presidenti di Regione. Eppure negli ultimi anni questa città si è incrociata con una crisi grave, che ha colpito l’Italia e il Mezzogiorno e non è stata in grado di elaborare le nuove domande e i cambiamenti necessari ed anche le opportunità che si sono presentate. In alcuni casi promotrice attiva, come l’università, il policlinico e in altri passiva come la realizzazione della sede della Regione in un’area che rappresenta il centro direzionale, ma che soffre di una separatezza che si intercetta chiaramente nella classe dirigente catanzarese. La condizione di uno stato di incompiutezza continua che si è aggravato con gli ultimi anni di governo Scopelliti, coi continui rinvii dell’apertura della sede regionale.
Si presenta, quindi, un compito arduo, perché una città policentrica al limite della disgregazione che già aveva un problema di ricucitura del suo tessuto urbano e sociale si trova alla prese con un problema nuovo aggiuntivo. E la città da sola non riuscirà nel suo compito se non avrà un forte sostegno nazionale e regionale.
Se non riuscirà intanto a costruire un processo fortemente innovativo di città territorio che sa unire il suo interland, i comuni (come si è riusciti a fare per esempio nell’area cosentina avviando l’unificazione dei comuni contigui alla città) sapendo sollecitare il comprensorio, unirsi, pianificare insieme, da est a ovest, da nord a sud, mare monti, aree residenziali e produttive. Se non saprà dotarsi di una pianificazione della mobilità (concertando con la Regione), ottimizzare i costi, superando la polverizzazione delle gestioni e delle società partecipate o in house.
Occorre progettare il futuro e c’è bisogno di un partito non di un vettore che carica la moltitudine delle legittime ambizioni personali. Sono tante le risorse umane ma occorre il valore aggiunto che sprigiona la coesione politica. Non in attesa di improbabili unanimismi attorno ad un ipotetico “salvatore della patria”, ma costruendo una leadership plurale che si combina con quel solco di civismo democratico cittadino che nel corso della storia passata e recente ha già dato dimostrazione di sapersi assumere un alto grado di responsabilità.
*responsabile organizzazione regionale del Pd
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