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«Così veniva gestito il traffico di droga a Cosenza»

COSENZA «Il traffico dell’eroina a Cosenza veniva gestito esclusivamente dagli Abbruzzese». Lo ha riferito il pentito Marco Paura, sentito in videoconferenza nel corso del processo “Job center”, sc…

Pubblicato il: 10/05/2016 – 16:54
«Così veniva gestito il traffico di droga a Cosenza»

COSENZA «Il traffico dell’eroina a Cosenza veniva gestito esclusivamente dagli Abbruzzese». Lo ha riferito il pentito Marco Paura, sentito in videoconferenza nel corso del processo “Job center”, scaturito dall’inchiesta che lo scorso settembre sgominò un’organizzazione dedita allo spaccio di droga nella città dei Bruzi e collegata al clan degli Zingari.
Sul banco degli imputati i tre che hanno scelto il rito ordinario. Si tratta di Ester Mollo, Michele Branca e Francesco Gamba. Paura è imputato in questo procedimento ma ha scelto l’abbreviato.
Il collegio, presieduto dal giudice Enrico Di Dedda, ha stralciato la posizione di Ester Mollo che aveva chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee e collaborare. Ma oggi non era presente perché il Tribunale aveva dato disposizione ad essere accompagnata scortata senza i figli. Lei – ha riferito il suo legale Emanuela Capparelli – era pronta a muoversi con i bambini. Di fatto Ester Mollo (moglie del pentito Paura) – ha precisato il collegio – non ha presentato formale rinuncia all’udienza, per cui la sua posizione verrà discussa il prossimo 24 maggio. Quando dovrebbe essere ascoltato anche il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti, che oggi non si è presentato nel sito protetto da cui doveva essere collegato in videoconferenza. Nel tardo pomeriggio è arrivato un fax che giustificava assenza di Foggetti per motivi di salute. Una giustificazione che il collegio giudicante non ha ritenuto un legittimo impedimento.
Mentre è durato 3 ore l’esame del pentito Marco Paura che ha risposto a tutte le domande, ribandendo di conoscere tutti i componenti dell’associazione.

IL RACCONTO DEL PENTITO «I capi promotori del traffico di sostanze stupefacenti – ha detto ai giudici – eravamo io, Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri. Gli altri avevano ruoli minori: c’erano persone che spacciavano per noi». Paura ha descritto la struttura dell’organizzazione che – secondo il pm Domenico Assumma, applicato dalla Dda – è conforme a quanto riferito nei verbali.
Ma per la difesa, in particolare per l’avvocato Maurizio Nucci (difensore di Gamba) è invece emersa una struttura un po’ diversa: in sede di indagini emerse un gruppo in cui Celestino Abbruzzese e Palmieri erano la mente, Paura e Mollo il braccio.
Oggi pomeriggio il pentito ha parlato di un’organizzazione in cui alcuni pusher rispondevano a lui e altri a Celestino Abbruzzese e Palmieri. A domanda del pm, Paura ha precisato che la moglie Ester Mollo «non era capo promotore. Ma solo in tre diverse occasioni ha portato 300 grammi di eroina nei lotti di via Popilia».
«Noi – ha aggiunto il collaboratore – facevamo rifornimento della droga esclusivamente dai fratelli Abbruzzese: spacciavamo principalmente eroina, a volte cocaina e fino al 2012 anche marijuana, ma poco. La droga veniva portata a casa mia e poi la spacciavamo attraverso dei corrieri. Ero io a confezionare la droga in dosi con l’aiuto di Fortunato Esposito e Amos Zicaro. Le dosi venivano messe in un sacchetto della spazzatura per evitare controlli forze dell’ordine e li portavamo a casa di Giovanni Aloise che la smerciava al dettaglio e nn so se la moglie Giuseppina Perri lo aiutasse». Paura ha poi parlato dei proventi dell’attività di spaccio: «Il guadagno dipendeva dalla giornata – ha detto -. Le sentinelle ci avvisavano se passavano le forze dell’ordine. Lo stipendio era di mille euro che dividevamo e li distribuivo io dopo aver dato i soldi ai fratelli Abbruzzese. Il mio gruppo aveva una cassa comune gestita da me. Il gruppo di Abbruzzese ne aveva un’altra e non interferiva sulla nostra».
Su domanda del giudice Di Dedda, Paura ha precisato il ruolo della moglie Ester Mollo: «Ha fatto il corriere solo tre volte. Non aveva un ruolo specifico anche nella gestione della cassa perché c’ero io e non era necessario. Nelle riunioni mia moglie era presente ma non interveniva». Il collegio valuterà poi se sentire il pentito Foggetti.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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