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FATA MORGANA | La rete di Romeo

REGGIO CALABRIA Per tutti, in città è sempre stato l’eminenza grigia del clan De Stefano, ma per quest’accusa è rimasto poco più di due anni dietro le sbarre. Ne hanno parlato indagini e sentenze, …

Pubblicato il: 10/05/2016 – 8:03
FATA MORGANA | La rete di Romeo

REGGIO CALABRIA Per tutti, in città è sempre stato l’eminenza grigia del clan De Stefano, ma per quest’accusa è rimasto poco più di due anni dietro le sbarre. Ne hanno parlato indagini e sentenze, lo hanno raccontato pentiti calabresi e non solo, eppure l’avvocato Paolo Romeo per anni è rimasto in libertà. E da uomo libero ha continuato a influenzare la politica e l’economia reggina, tessendo una rete impastata di ‘ndrangheta e massoneria che l’operazione Fata Morgana, che oggi lo ha portato nuovamente dietro le sbarre, ha iniziato a scoperchiare.
Forte del vincolo di loggia, come della straordinaria capacità di spostare enormi pacchetti di voti, Romeo, insieme al suo storico braccio destro, l’avvocato Antonio Marra, è riuscito ad aggirare le interdizioni proprie della condanna definitiva per mafia che lo ha colpito, ha continuato a condizionare l’economia e la politica cittadina «attraverso la rete di solidarietà massonica, occultata dallo schermo di associazioni massoniche riconosciute, per il tramite di personaggi istituzionali (sia di carica elettiva, sia dirigenziale) pronti ad assicurare i suoi desiderata influenzando così – subdolamente – le attività degli enti locali».
Nascosto sotto le insegne del “Circolo pescatori Poseidonia”, Romeo per anni ha continuato a governare le dinamiche cittadine, esercitando la sua «influenza decisoria sulle determinazioni delle pubbliche amministrazioni, di altri poteri dello Stato e sulle locali dinamiche imprenditoriali, come su associazioni non riconosciute e gruppi di occasionale coesione politica».
Un’altra associazione invece, la Igea onlus, presieduta da Antonio Idone, per inquirenti e investigatori non era altro che una copertura necessaria ad occultare le attività di una vera e propria loggia segreta, di cui facevano parte nomi noti della cosiddetta “Reggio bene”. È il caso del potentissimo sacerdote don Pino Strangio, del marchese Genoese Zerbi e del professore Rocco Zoccali. Ma nello stesso contesto, maturano i rapporti fra Romeo e il suo storico sodale Giovanni Pontari, che – intercettato – ha confessato candidamente le sue interferenze all’interno dell’Ente, grazie alle quali ha agevolato soggetti notoriamente legati alla ‘ndrangheta. Ma stando alle prime indiscrezioni, della loggia facevano parte anche Andrea Scordo, incaricato di garantire la capacità di influenza politica tramite associazioni e comitati, e Amedeo Canale, cui toccava reperire fondi e risorse per l’associazione.
Anche grazie a queste relazioni, puntuale, l’avvocato condannato in via definitiva per mafia, si è presentato al tavolo del banchetto di affari e finanziamenti più ricco che la città abbia potuto allestire negli ultimi tempi: la costituenda città metropolitana. Per questo, Romeo manovrava l’associazione “Cittadinanza Attiva”, presieduta da quello che gli inquirenti considerano un suo storico sodale, Domenico Pietropaolo.
In Provincia, invece, Romeo esercitava uno straordinario potere di condizionamento sul presidente Giuseppe Raffa e sul consigliere Demetrio Cara. Dalle indagini è infatti emerso che alcuni dei loro scritti sono frutto esclusivo delle elaborazioni di Romeo e di altri sodali, nonostante i politici le abbiano nel tempo presentate come proprie. Ma l’ente, all’ex deputato condannato per mafia, è servito anche per elargire favori ad amici e soci, come l’ex magistrato Giuseppe Tuccio, il cui libro è stato interamente finanziato dalla Provincia, «a un costo clamorosamente più alto di quello stimato dallo stesso autore, con benefici per l’editore selezionato e spreco di risorse pubbliche». In Regione invece, Romeo poteva contare sulla rete di relazioni del suo antico sodale Giovanni Pontari. Grazie all’avvocato Marra, invece, Romeo si è dimostrato in grado di interferire in alcuni dei più grandi affari gestiti negli ultimi anni sulla riva calabrese dello Stretto come la gestione del centro commerciale Perla dello Stretto e dell’ex colosso della grande distribuzione Gdm.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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