REGGIO CALABRIA Avvocati, giudici, sacerdoti, faccendieri, professori, uomini della pubblica amministrazione, militari. Eterogenei per professione ed esposizione, i componenti della loggia segreta di Reggio Calabria, finita al centro dell’indagine “Fata Morgana”, hanno un unico comun denominatore, il potere.
IL NUCLEO Per i magistrati, al centro delle attività della loggia c’è l’avvocato Romeo, insieme al suo storico braccio destro, il legale Antonio Marra. «Figure di assoluto rilievo» – così li definiscono i pm Lombardo, Ferracane, Musolino e Miceli – i due sono «capaci di concentrare su di sé e gestire i più svariati interessi dei numerosissimi soggetti che, a vario titolo, si rivolgono a loro individuandoli quali mediatori di rango delle vicende politiche, economiche, amministrative e giudiziarie della città e della provincia».
Quello che dimostrano quotidianamente – sottolineano i magistrati- è «un potere di controllo e di definizione di vicende pubbliche e private, grazie a una straordinaria capacità di influenza, esercitata su amplissimi settori della pubblica amministrazione» ottenuto da Romeo grazie a un «patrimonio relazionale» che di fatto gli consente di «governare le dinamiche cittadine e provinciali esercitando l’arte della persuasione ricattatoria», tanto per i rapporti storici con l’èlite della ‘ndrangheta reggina cristallizzati nella sentenza definitiva di condanna per concorso esterno che lo ha colpito, come per quelli attualissimi mediati dal commercialista Natale Saraceno. Un’influenza che l’avvocato Romeo non ha esitato a far pesare sulla politica locale e non solo – affermano i magistrati – sia tramite i pesanti pacchetti di voti controllati, sia tramite l’indissolubile vincolo di solidarietà massonica.
È questa la chiave che ha permesso al consigliori storico dei clan di influenzare «le dinamiche decisionali degli enti locali e alcune vicende economiche di massimo livello per la locale asfittica economia». E proprio sugli affari si misura l’arte e il ruolo di Romeo quale mediatore e conciliatore di interessi di ‘ndrangheta. Insieme a Marra, «si prodiga anche nella mediazione delle diatribe imprenditoriali connesse ai nuovi equilibri del mercato della grande distribuzione reggina».
IL MARCHESE E IL SACERDOTE Attorno ai due, si muove un qualificato circolo ristretto di personaggi, molti dei quali – dicono indiscrezioni investigative – ancora in corso di individuazione, che testimoniano non solo la continuità del progetto che la loggia incarna, ma anche la sua enorme estensione. Parente del ben più noto Fefè, nobilmonarchico, proconsole di Stefano Delle Chiaie a Reggio e capo di Avanguardia Nazionale, indicato da Lauro non solo come occulto finanziatore del “Comitato d’azione per Reggio capoluogo”, ma anche come procacciatore di materiale ed esplosivo per diverse stragi nere, tra i componenti della loggia figura anche Saverio Genoese Zerbi, discendente di una delle famiglie del patriziato reggino. Ma insieme a lui, fra i componenti della loggia c’era anche il carismatico – e controverso – canonico del santuario di Polsi, don Pino Strangio.
Ed erano datati e solidi i rapporti con quest’ultimo se è vero che nell’aprile del 2014, pur di incontrare il sacerdote, Marra e Romeo hanno attraversato due volte il reggino, bloccato dalla neve. Al riguardo, sottolineano i pm «non pare possa ritenersi che gli scopi del tortuoso viaggio intrapreso fossero di tipo religioso, se si tengono a mente le conversazioni registrate in ambientale presso il Circolo Posidonia, in cui Don Pino Strangio discettava con l’avv. Antonio Marra in ordine ai luoghi, nei pressi del Santuario di Polsi, in cui magistrati della Procura di Reggio Calabria ritenevano si svolgessero i summit di ndrangheta; luoghi noti ed esattamente indicati dal prelato per soddisfare la curiosità dell’avvocato Marra.
E vanno, poi, rammentati i plurimi interessi, anche di tipo imprenditoriale, beneficianti di contribuzioni pubbliche, di cui il noto sacerdote è portatore». ‘Ndrangheta e affari – indica la Dda – sembrano cementare i rapporti degli avvocati Marra e Romeo con don Pino, molto più del vincolo religioso.
IL GIUDICE “ESTENSORE” Ma fra gli uomini della loggia c’è anche Giuseppe Tuccio, indagato per violazione della legge Anselmi aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta e corruzione. Oggi è in pensione, ma in passato è stato magistrato di Cassazione con funzioni direttive superiori, dopo una carriera da giudicante e requirente, di merito, a Messina, Agrigento, Reggio Calabria, Palmi, Catanzaro.
È un uomo di potere, sa di esserlo e non esita a ricordarlo. Così i magistrati interpretano la chiacchierata che lo ascoltano fare con Nuccio Idone, cui ricorda l’aiuto prestato, facendo valere tutto il peso del suo ruolo, per il trasferimento di una parente al Nord. Per i pm, Tuccio – che nell’agosto 2014 ha provocato un gran clamore denunciando di aver sorpreso i Ros intenti a piazzargli una cimice in casa – è uno dei principali sodali di Romeo. È lui il suo stabile interlocutore per le questioni inerenti la città metropolitana e l’Area dello Stretto, ma anche uno dei sodali più attivi – lasciano intendere i magistrati nel decreto di perquisizione – nella «straordinaria capacità di influenza nei confronti del consigliere provinciale Demetrio Cara e del presidente della provincia Giuseppe Raffa, al punto che alcuni dei loro scritti ed iniziative sono frutto esclusivo delle elaborazioni di Romeo e sodali».
E forse anche per questo Raffa non si è tirato indietro quando Romeo ha chiesto alla Provincia di finanziare la stampa del libro dell’ex magistrato, nonostante il costo stabilito dall’avvocato nero fosse di gran lunga superiore a quello stimato dallo stesso autore, con benefici per l’editore stimato dallo stesso Romeo ed enorme conseguente spreco di risorse pubbliche.
OBIETTIVO CITTA’ METROPOLITANA Un “favore” che non è costato a Raffa un’accusa di violazione della legge Anselmi – per i magistrati non fa parte della loggia, sebbene ne sia succube – ma “solo” di corruzione. Diversa è invece la posizione di Demetrio Cara. Accusato di violazione della Legge Anselmi aggravata dalle modalità mafiose, l’ex finanziere convertitosi in amministratore provinciale di centrodestra, è accusato non solo di essere stato gli occhi e le orecchie di Romeo in Provincia, ma anche di essersi reso disponibile a presentare come proprio missive ed atti ufficiali predisposti dal Romeo.
In larga parte, avevano a che fare con la Città Metropolitana, nuova creatura amministrativa che a giugno seppellirà la Provincia. Un obiettivo, cui Romeo e gli uomini della sua loggia puntavano anche tramite un altro dei confratelli, chiamato a lavorare «in sinergia con Cara e la Confindustria reggina». Si chiama Domenico Pietropaolo ed è il presidente di “Cittadinanza Attiva”, enorme contenitore di numerosissime associazioni – dedite alle attività più disparate – nel corso del tempo generosamente finanziate dagli Enti locali, ma in larga parte, negli ultimi anni, particolarmente sensibili alla tematica della città metropolitana.
IL GRAN BUSINESS DELLE ASSOCIAZIONI Sotto l’ombrello di “Cittadinanza Attiva” ci sono infatti Anfas, Accademia del tempo libero, associazione “Anassilaos”, associazione “Artemide”, associazione “Borgo Cecilia”, associazione “Caulonia”, associazione culturale “18 settembre 2003”, associazione culturale “Teatro del Mediterraneo”, associazione “Reioti”, associazione “Valgallico”, fondazione “Mediterranea”, “Formula Sud”, “Giornate Mediterranee”, “Reghium Julii”.
Alcune, come “Formula Sud”, sono diretta espressione degli uomini della loggia, come Amedeo Canale, ex assessore comunale ai Trasporti e Polizia Municipale nella giunta “Scopelliti” nel 2007, oggi indagato per violazione della legge Anselmi aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta. Altre invece sono diretta espressine dell’avvocato Paolo Ro
meo, come il circolo “Posidonia” e il comitato “Festa del Mare”, grazie a cui negli anni ha incamerato finanziamenti, generosamente liquidati da enti e istituzioni di ogni ordine e grado.
In questo campo ha agito per anni un altro fedelissimo di Romeo, Andrea Scordo, indagato per violazione della legge Anselmi aggravata, il quale «in una conversazione intercettata si riconosceva parte di un consesso a disposizione di Romeo, per garantire capacità di incidenza politica delle sue iniziative, portate avanti tramite svariate associazioni e circoli».
Per gli inquirenti, «la constatazione che molti dei soggetti attenzionati nel corso delle indagini si ritrovino insieme anche negli atti costitutivi di Associazioni o Circoli, avvalorerebbe l’ipotesi fin qui rappresentata dell’esistenza di un vero e proprio sistema di potere solidamente organizzato che, occultato dalle attività ricreative, culturali e sportive di tali associazioni, sotto la guida dell’avvocato. Romeo, è perfettamente in grado di esercitare la propria influenza decisoria sulle determinazioni delle pubbliche amministrazioni e sulle locali dinamiche economico-imprenditoriali».
PROFESSORI E FUNZIONARI Ma tra gli amici di loggia su cui Romeo potesse contare figura anche il professore Rocco Zoccali, così fedele all’avvocato e agli altri grembiuli, da consultarsi con lui quando il geometra Francesco Calì lo contatta per richiedere un consulto per conto della cognata. Prima di procedere, Zoccali chiama Romeo per chiedere se si tratti «di uno di quelli amici o uno di quelli che ha fatto lo stronzo». Solo quando Romeo gli da il via libera, si decide a procedere. Per i pm «il giudizio in ordine alla fedeltà del Calì, richiesto dallo Zoccali al Romeo, quale parametro per comprendere come comportarsi rispetto alla sua richiesta, sembra proprio evocare l’appartenenza ad un gruppo occulto legato da speciali vincoli di solidarietà, con significative assonanze, perciò, con forme di appartenenza massonica, ove si ponga a mente lo straordinario reticolo di relazioni coltivate dal Romeo, tra soggetti fortemente influenti nelle dinamiche cittadine». Sempre nel settore pubblico agisce anche un altro dei fedelissimi di Romeo. Si tratta di Giovanni Pontari, funzionario della Regione Calabria e segretario regionale Ugl, pure lui indagato per violazione della legge Anselmi aggravata dall’articolo sette. È lui – si legge nel decreto di perquisizione – «in una conversazione intercettata confessava apertamente le sue interferenze ed influenze all’interno della Regione Calabria, al fine di agevolare soggetti legati alla ‘ndrangheta, per poi sfruttare sinallagmaticamente la raccomandazione prestata». Si tratta della figlia dell’imprenditore di ‘ndrangheta Giuseppe Chirico, trasferita per la felicità del padre, da Catanzaro a Reggio. Un favore – spiega Pontari in una conversazione intercettata – che, a suo dire, gli ha consentito di andare proprio da Chirico a chiedere i voti sollecitati da Peppe Agliano, storico fedelissimo di Giuseppe Scopelliti.
IL “SOLITO” IDONE Sempre nel mondo grande del settore pubblico sguazzava l’ingegnere Nuccio Idone, ex project manager di Fincalabra e formale presidente dell’Igea, accusato di violazione della legge Anselmi aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta, intestazione fittizia di beni ed estorsione aggravata. Storico sodale dell’avvocato Romeo, nel corso della lunga carriera, per i magistrati Idone ha accumulato cariche negli enti locali o nelle società da questi controllate solo grazie all’avvocato.
In cambio, ha sempre usato le posizioni raggiunte e le relazioni istituzionali maturate, per garantire sovvenzioni pubbliche al Circolo Posidonia e al suo reale dominus, l’avvocato Paolo Romeo. In più, sarà proprio lui ad assistere il controverso legale nella vicenda Perla dello Stretto, curandone interessi e strategie e coadiuvandolo nella vessazione dei commercianti recalcitranti rispetto al contratto di consorzio imposto a tutti i rivenditori minori. Un’attività che gli è costata l’accusa di estorsione aggravata. E non a caso. I titolari dell’unico esercizio commerciale che hanno provato a resistere al contratto confezionato da Romeo, si sono trovati con il locale in cenere.
IL CANCELLIERE FACCENDIERE Ancor più delicato è il ruolo del capo cancelliere della Corte d’Appello di Reggio Calabria Aldo Inuso, oggi sotto indagine per violazione della legge Anselmi aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia e riciclaggio. Storico sodale di Romeo, tanto che l’avvocato fino a poco prima dell’arresto condivideva lo studio legale con la moglie del cancelliere, Inuso è per i magistrati «uomo dalle eclettiche inclinazioni e dagli svariati interessi».
Nonostante il delicato incarico pubblico ricoperto, vanta partecipazioni e ruoli in una congerie di società, molte delle quali finite ieri sotto sequestro. Dalle indagini emerge infatti che era lui l’amministratore unico della “R.IN.A. S.r.l.” oggi in liquidazione, è socio nonché consigliere della “Thor Edil S.r.l.”, della Erasmo Mediazioni s.r.l. Insieme alla moglie è socio della In.Fra S.n.c. di cui risulta anche amministratore, e di cui si serve come schermo nella “D.I. Emme. C Sun srl”, società agricola di cui è socio quello che per gli investigatori è un imprenditore di ‘ndrangheta, Giuseppe Chirico, a sua volta schermato dalla Soral. Tanto per Chirico, come per Romeo e la sua loggia – hanno svelato le indagini della Gdf – Inuso, ha svolto attività abusiva di consulenza «formalmente giuridica, ma sostanzialmente criminale» a volte nascondendosi dietro la moglie, l’avvocato Maria Luisa Franchina a favore sia del Romeo, «con una speciale predilezione per gli investimenti immobiliari di costoro nel settore delle esecuzioni immobiliari».
E non a caso. Grazie al suo ruolo istituzionale, per gli inquirenti può facilmente apprendere informazioni riservate, grazie alle quali è più agevole modulare le determinazioni dei concorrenti alle aste giudiziarie, cui ha personalmente partecipato con la R.IN.A. S.r.l. e la In.Fra, ma che ha gestito anche per Romeo e Chirico.
Ma i suoi servigi non si fermano qui. Perché secondo i pm della Dda di Reggio Calabria, il cancelliere Inuso ha gestito per conto di Chirico anche investimenti patrimoniali all’estero. Un ruolo delicatissimo, ma che non lo protegge dalle ire di Romeo, quando tenta di raggirarlo per favorire Chirico. Accortosi della faccenda, Romeo chiede e pretende atti e note che risolvano il pasticcio. E subito. Inuso esegue. Perché l’avvocato è il vero e unico dominus della loggia, ne è perfettamente consapevole e non esita a fare in modo che tutti agiscano di conseguenza.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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