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«In piscina non c'erano i giubbotti di salvataggio»

COSENZA Non c’erano i dispositivi antiannegamento e il locale adibito a pronto soccorso della piscina era in pessime condizioni. Sono questi i particolari emersi dalla prima udienza del processo pe…

Pubblicato il: 11/05/2016 – 17:31
«In piscina non c'erano i giubbotti di salvataggio»

COSENZA Non c’erano i dispositivi antiannegamento e il locale adibito a pronto soccorso della piscina era in pessime condizioni. Sono questi i particolari emersi dalla prima udienza del processo per la morte del piccolo Giancarlo Esposito, il bimbo di 4 anni deceduto il 2 luglio del 2014 nella piscina comunale di Campagnano, a Cosenza. Sul banco degli imputati ci sono Carmine Manna (legale rappresentante della società), e le educatrici Franca Manna, Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove. Secondo l’accusa, per negligenza, imperizia e imprudenza avrebbero causato la morte del piccolo Giancarlo, annegato mentre si trovava in una delle piscine presenti nella struttura. Il piccolo sarebbe deceduto per «insufficienza respiratoria acuta conseguente ad asfissia meccanica, violenta e primitiva, determinata da annegamento in acqua dolce (piscina)».
Le indagini, all’epoca coordinate dal procuratore capo Dario Granieri, sono state condotte dal pm Mariafrancesca Cerchiara coadiuvata dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri del Tribunale di Cosenza.
In particolare, Carmine Manna in qualità di legale rappresentante del Consorzio cosentino gestione impianti sportivi (Cogeis), avrebbe fatto usare la piscina usata per la riabilitazione fisioterapica per le attività del Kinder Garden estate 2014. E, inoltre, sarebbe coinvolto nell’accaduto proprio in qualità di responsabile dei corsi ludici estivi e selezionatore del personale del Kinder Garden e nello specifico degli altri quattro indagati. Carmine Manna avrebbe «omesso di adottare tutte le misure di sicurezza per evitare incidenti a terzi».

PROCESSO AL VIA Oggi pomeriggio nell’aula della Corte d’Assise di Cosenza il processo ha preso il via. Il giudice Marco Bilotta ha accolto quasi tutte le eccezioni preliminari avanzate da accusa, difesa e parti civili riservandosi la decisione soltanto per alcune intercettazioni. Depositata la documentazione medica del bimbo, documenti relativi alla struttura comunale, compresi i contratti del personale e le relazioni sullo stato dei luoghi, compresi filmati e fotografie. Accolte anche le liste dei testimoni e ammessi gli esami degli imputati. Subito dopo sono stati ascoltati i primi testimoni del pm Mariafrancesca Cerchiara, ovvero il comandante della stazione dei carabinieri di Cosenza nord, Francesco Parisi, e il maresciallo Lucia Vanacore che fecero le indagini. Il luogotenente Parise ha raccontato, nello specifico, quello che successe il 2 luglio del 2014 quando giunse alla stazione la telefonata che avvertiva che cosa fosse successo. Il luogotenente ha descritto lo stato dei luoghi al momento del suo arrivo, attorno alle 14, e poi di aver ascoltato Carmine Manna e alcune dipendenti presenti: la piscina fisioterapica – in cui è morto il piccolo – era «ricolma d’acqua». I carabinieri hanno acquisito la documentazione relativa al personale che lavorava al Kinder Garden e hanno ascoltato pure i genitori degli altri bambini. Qualcuno, in quei momenti, riferì ai colleghi di Parise che le telecamere non funzionavano. In realtà, non era così perché infatti i filmati vennero poi acquisiti dagli inquirenti.

«IL PRONTO SOCCORSO DELLA PISCINA ERA IN PESSIME CONDIZIONI» Dettagliato e puntuale l’esame del maresciallo Lucia Vanacore, all’epoca dei fatti e attualmente in servizio alla stazione dei carabinieri di Cosenza nord. Il maresciallo fece tre sopralluoghi in piscina: il primo il giorno della tragedia ma quando arrivò il piccolo Giancarlo era stato già portato via. Le persone presenti, tra cui Carmine Manna – ha detto il maresciallo – ci riferirono che il piccolo era annegato nella piscina riabilitativa. Come evidenziato dai rilievi fotografici, il 2 luglio l’acqua sfiorava il bordo vasca ed era sotto il corrimano. Tutte le vasche non erano a norma per accogliere i bambini perché misuravano oltre 70 centimetri di profondità. Il 5 luglio un nuovo sopralluogo venne effettuato dal maresciallo Vanacore assieme ai colleghi del Nas, in presenza dei rappresentanti della società Cogeis. Le domande del pm e poi anche delle parti civili (in particolare degli avvocati Francesco Chiaia e Ugo Ledonne) si sono concentrate sullo stato della «stanzetta» adibita a pronto soccorso: pessime condizioni come dimostra la relazione del Nas. «C’erano macchinari dismessi, anche se non erano mezzi usati di primo soccorso – ha detto il maresciallo –. C’erano screpolature alle pareti. Non c’era la bombola d’ossigeno. Il lettino medico era vecchio e il frigorifero arrugginito». Tornando, in particolare al sopralluogo del 2 luglio e poi anche a quelli successivi, il maresciallo ha precisato che non c’erano i giubbini antiannegamento, nei pressi della stanza adibita a pronto soccorso. Ricorda, però, che c’erano soltanto i braccioli sulla panchina». Il maresciallo Vanacore ha descritto le caratteristiche della piscina in cui il piccolo è annegato e poi quelle delle altre vasche presenti nella struttura coperta, perché vi è poi una piscina olimpionica all’aperto adiacente alla zona riservata ai più piccoli e chiamata Kinder Garden. Dalle informazioni avute nel corso dei sopralluoghi venne spiegato agli investigatori che c’erano attività ludiche che si facevano all’esterno e che la piscina fisioterapica veniva usata anche per fare alcuni giochi d’acqua. Rispondendo alla domanda dell’avvocato Chiaia, il maresciallo Vanacore ha precisato che, entrando dall’esterno, non c’erano ostacoli che impedivano la visione della vasca. Il giudice ha aggiornato il processo al prossimo 22 giugno quando saranno sentite altre persone che parteciparono all’attività investigativa. Fissata anche l’udienza del 29 giugno quando saliranno sul banco dei testimoni i genitori del piccolo Giancarlo e i medici che lo ebbero in cura.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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