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SEQUESTRO A3 | Materiali scadenti e lavori al risparmio

VIBO VALENTIA Inizia tutto con due incendi sulla trasversale infinita. I cantieri della società “Cavalleri Ottavio” nelle Serre vibonesi finiscono nel mirino della Dda di Catanzaro. Due roghi, nell…

Pubblicato il: 12/05/2016 – 10:06
SEQUESTRO A3 | Materiali scadenti e lavori al risparmio

VIBO VALENTIA Inizia tutto con due incendi sulla trasversale infinita. I cantieri della società “Cavalleri Ottavio” nelle Serre vibonesi finiscono nel mirino della Dda di Catanzaro. Due roghi, nell’ottobre 2014, attirano le attenzioni della Procura distrettuale. Partono le intercettazioni e si raccolgono le prime denunce. Gregorio Cavalleri, titolare della ditta, pare non avere dubbi. Per lui, le minacce sono «legate a una richiesta estensiva» che arriva dalla cosca Mancuso. Sarebbero stati loro ad avvicinare Alessandro Rossi, un investigatore privato al servizio di Cavalleri, con un’offerta di quelle impossibili da rifiutare: «Sessantamila euro per “chiarire la posizione”». Arriva il primo arresto, quello di Livio Calvi, capocantiere, ritenuto il responsabile degli attentati incendiari. Gli investigatori, però, mangiano la foglia: la storia dell’investigatore privato – quella che tende a coinvolgere i Mancuso – non regge. Lui e Cavalleri finiscono sul registro degli indagati. Che si arricchisce di altri nomi: tutti dipendenti dell’azienda. Cambia l’oggetto dell’inchiesta. Non è più (soltanto) un tentativo di capire quale sia la natura di quegli incendi. Gli inquirenti, adesso, hanno il dubbio – messo nero su bianco sul decreto di sequestro preventivo eseguito in queste ore – di trovarsi davanti a un sistema finalizzato a «ottenere indebite erogazioni pubbliche mediante condotte illecite e frodi nell’esecuzione dei contratti di pubbliche forniture».

IL METODO CAVALLERI È un dubbio alimentato dalle recenti vicissitudini di quella ditta, che si aggiudica commesse importanti eppure, nel 2013, va in default. Crolla, ricorrendo a un concordato preventivo, e dalle sue ceneri nasce la “Cavalleri Infrastrutture srl”, cui viene ceduto il ramo d’azienda che comprende i due cantieri calabresi: il tratto Rosarno-Mileto dell’A3 e la “Trasversale delle Serre”.
Gli artifici societari (che portano Gregorio Cavalleri solo formalmente fuori dalla nuova società) sono soltanto una parte della storia. Il resto (le «condotte fraudolente finalizzate a massimizzare il profitto») salta fuori dagli interrogatori di Paolo Campanella, uno dei tecnici dell’azienda. Che spiega: «Le scelte dirette del Cavalleri andavano sempre nella direzione di effettuare i lavori con un risparmio da parte della ditta rispetto a quanto previsto dai capitolati; questo succedeva con riferimento alla produzione dei conglomerati bituminosi, dove invece di utilizzare materiale recuperato all’1%, ne utilizzavano in misura maggiore (…). Cavalleri – continua Campanella – voleva risparmiare dai lavori che andavano svolti rispetto ai progetti, per far lucrare la società». Nella Calabria in cui nulla cambia, le “virtuose” ditte che arrivano dalla provincia di Bergamo continuano a utilizzare materiali scadenti (o, almeno, più scadenti di quelli previsti dai ricchi appalti che si sono aggiudicati) per aumentare i loro profitti. E pazienza se su quelle strade passano migliaia di persone al giorno.

«TUTTO HA UN PREZZO» Il tecnico spiega agli investigatori che Cavalleri aveva una frase buona davanti alle rimostranze di chi avrebbe voluto eseguire i lavori ad arte: «Tutto ha un prezzo», diceva. E sui cantieri lo sapevano tutti: dai direttori dei lavori ai manovali. Qualcuno firmava anche «documenti contro la sua volontà personale». Tutto ha un prezzo. Anche lo smaltimento del materiale di risulta: i falsi formulari compilati dalla ditta aiutavano il titolare a risparmiare migliaia di euro. Anche la realizzazione del tratto tra Mileto e Rosarno, per il quale l’asta autostradale «è stata realizzata più bassa rispetto allo stato di progetto su precisa disposizione dell’ingegner Gregorio Cavalleri». Questo perché la nuova scelta «ha comportato un minore impiego di materiali e conseguentemente un minor costo di realizzo e un maggiore profitto». In una intercettazione, è lo stesso Campanella a dire che «c’era una netta differenza tra quanto proposto da noi e quanto previsto da progetto. C’erano circa 700, 800 euro di differenza a metro lineare». Proprietario, progettista e contabile, l’imprenditore lombardo dava specifiche indicazioni sui lavori da effettuare. Ma sono indicazioni che fanno spavento, se si pensa alla sicurezza: «Su due cavalcavia – dice ancora Campanella – sono state fatte queste riduzioni per circa 12-13mila metri cubi (…). Per quanto io sia a conoscenza, oltre a quello di cui ho appena parlato, ovvero al risparmio dei volumi rispetto al progetto, la stessa cosa è avvenuta, sulla carreggiata nord, per un tratto di circa un chilometro e 100 metri, in prossimità dello svincolo di Laureana di Borrello; sempre su indicazione di Cavalleri credo di poter affermare che in quel tratto si sia risparmiato circa 6-7mila metri cubi di rilevato… su quel tratto non credo che siano stati fatti controlli dell’Anas». Su una rampa dello svincolo, l’impresa decide di seguire il solito modus operandi: «Poiché la realizzazione della rampa dal punto di vista dei volumi avrebbe impegnato molti giorni in più e quindi non avrebbe fatto percepire il premio alla società, l’ingegner Cavalleri decise di effettuare un restringimento di questa rampa per accennarne la sola realizzazione e di abbassare la quota altimetrica dell’asta autostradale per ridurne i volumi e quindi risparmiare tempo e materiali». Già, tutto ha un prezzo. E, di solito, la Calabria paga per tutti.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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