CROTONE In seguito al decesso di un neonato presso il punto nascita dell’ospedale di Crotone, avvenuto lo scorso 12 maggio ma noto soltanto dal tardo pomeriggio del 13 maggio, la deputata M5s Dalila Nesci ha trasmesso alla Procura della città un’integrazione dell’esposto del 4 maggio scorso, con il quale contestava una delibera della direzione generale della locale Azienda sanitaria provinciale sulla verifica dei requisiti di legge dello stesso reparto. Nell’esposto del 4 maggio, la parlamentare scriveva: «Il commissario aziendale Arena ha indebitamente sospeso l’attività della commissione aziendale (Caaa) per le strutture già accreditate sotto verifica e legittimato, con la richiamata deliberazione 152/2016, una verifica alternativa, che nella sostanza può arrecare pericolo per la salute delle partorienti e dei nascituri, peraltro in un contesto generale di insicurezza delle nascite nella regione Calabria, come confermano i numerosi casi di cronaca per cui la scrivente parlamentare ha presentato specifici atti di sindacato ispettivo e come evidenziato dalla più recente vicenda di cronaca degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria».
La mattina del 13 maggio, la deputata 5 stelle aveva illustrato alla Camera un’interpellanza urgente sulla sicurezza delle nascite in Calabria, cui aveva risposto il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo. Rimproverando ai ministeri di agire soltanto quando ci sono morti o scandali, la parlamentare aveva annunciato la presentazione di «un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sui punti nascita in Calabria». Infine, al rappresentante del governo la parlamentare aveva detto, a proposito delle condizioni del punto nascita dell’ospedale di Crotone, che «presentano rischi al pari della Cardiochirurgia universitaria di Catanzaro», per l’«applicazione del codice dell’omertà; che a Roma è ben noto e che comincia dal vostro continuo negare, dal vostro ridurre i problemi a insopportabile discorso burocratico». «La gestione della sanità calabrese vigilata dal governo – aveva affermato Nesci – è il paradigma di una prassi nazionale di travalicamento delle leggi».
x
x