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Sull’agricoltura nessuno strabismo ma uno sguardo a 360 gradi

Regione davvero singolare la Calabria, difficile per il numero e la complessità dei problemi da risolvere, caotica per il continuo sorgere di emergenze, arretrata per l’assenza di una visione di sv…

Pubblicato il: 14/05/2016 – 15:21

Regione davvero singolare la Calabria, difficile per il numero e la complessità dei problemi da risolvere, caotica per il continuo sorgere di emergenze, arretrata per l’assenza di una visione di sviluppo chiara, lineare e stabile nel tempo; eppure è anche una regione a volte e straordinariamente prevedibile. Mi riferisco a quella regione nella quale vivono, operano e polemizzano, a volte istintivamente altre volte a comando, persone che nulla trovano di meglio da fare che agitare argomenti senza costrutto e senza ragioni concrete. È questo, purtroppo, il pensiero che mi sorge dopo aver letto l’intervento del signor Maurizio Sacco con considerazioni che, al netto di ogni disponibilità al confronto, altro non è che un semplice susseguirsi di parole che cercano, con pochi risultati ed alcun effetto, di mettere in evidenza una mia presunta poca linearità di comportamento. Da uno o più incipit dell’intervento mi sarei aspettato almeno una citazione efficace del tipo berlingueriano “uomo di lotta e di governo”; invece nemmeno questo ed allora esaurita questa premessa passo a poche considerazioni, perché non ne sono necessarie tante visto toni, contenuti e soprattutto obiettivi dell’intervento in questione, per replicare.
Io sono un agricoltore, ho rivestito cariche all’interno di una delle organizzazioni agricole, faccio il consigliere regionale, mi occupo dei temi agricoli coadiuvando il presidente della Giunta; detto ciò, perché sia chiaro al signor Sacco e a quanti lo hanno letto, non intendo rinunciare, ne per ragioni politiche, né per motivi di opportunità di governo a ciò che penso. Ero in piazza a Cosenza e Catanzaro nel corso di due manifestazioni che avevano un oggetto radicalmente diverso e soprattutto erano incentrate su temi e problemi di rilevanza nazionale; ciò detto auspico – cosi come accaduto in altri Paesi europei dove l’agricoltura ha politicamente un peso straordinario – percorsi di unità e condivisione nel mondo della rappresentanza agricola.
È accaduto durante la discussione per il Psr e mi auguro accada sempre di più in futuro; non è mio compito, quello attuale intendo, parteggiare per una piuttosto che per l’altra organizzazione agricola, mio compito è lavorare per trovare le soluzioni più giuste che siano, magari, anche condivise. Com’è naturale che sia le scelte non registrano quasi mai l’unanimità concreta, men che meno l’unanimismo di facciata; quello che il signor Sacco definisce “strabismo” io lo qualifico diversamente e cioè uno sguardo a 360 gradi, guarda in una sola direzione chi a interessi propri da tutelare oppure chi deve sostenere interessi e richieste di qualche “amico”. Per fortuna non mi trovo in nessuna di queste due condizioni e non avendo “santuari da omaggiare” o “amici da tutelare” posso scendere in qualsiasi piazza forte esclusivamente del mio impegno e della mia personale e politica onestà e posso sedere al tavolo istituzionale.
Sugli addebiti concreti poi non ci sarebbe nemmeno bisogno di replicare; valgano alcune veloci indicazioni. Il signor Sacco evidentemente disconosce che i ritardi nei pagamenti sono imputabili ad Agea, non ad Arcea sulla cui operatività è comunque in atto un confronto con le organizzazioni agricole per adottare provvedimenti che la rendano più performante e strutturalmente in grado di affiancare la gestione del Psr per quanto attiene ai pagamenti. In piazza a Catanzaro non si rivendicava “qualche milione di euro” ma risorse – per chi conosce l’agricoltura – essenziali per la stessa operatività delle aziende; c’è un ritardo imputabile ad Agea e rispetto al quale sono state assunte delle iniziative – ed in questo senso va letta la condivisione rispetto alle parole del ministro Martina.
Il Piano di Sviluppo Rurale è partito, i primi bandi sono stati pubblicati ed altri sono in dirittura d’arrivo; sui criteri, sui contenuti e sulle disponibilità finanziarie delle misure molto è stato fatto in sede di Comitato di Sorveglianza ma, anche in questo caso, il confronto con le organizzazioni agricole non è mai venuto meno perché il Psr non può e non deve essere un totem intoccabile, va elaborato e poi soprattutto gestito con riferimento a due parametri: risultati ottenuti ed eventuali modifiche sostanziali della realtà agricola sulla quale si opera.
Infine vorrei dire che non mi farò trascinare in sciocche polemiche utili solamente ad intorbidire le acque, perché da sempre in Calabria si sporca l’acqua solo per consentire a qualcuno di operare non visto sul fondale; ci si accapiglia su massimi sistemi, su questioni di forma, di apparenti contraddizioni perché questo consente a chi sta in silenzio di farsi gli affari propri. Con me non funziona; e tanto per capirci dico che le organizzazioni agricole definite “mie vecchie alleate” non sono “troppo corporative” ma correttamente orientate a rappresentare interessi dei propri associati, a volte coincidenti, altre volte no; in questo caso la politica, investita del dovere di governare, ha l’obbligo di ascoltare, di confrontarsi, di trovare una sintesi o – in taluni casi – di scegliere una piuttosto che l’altra prospettiva.
Il bilancio da considerare – infatti – non sta nella soddisfazione dell’uno o dell’altro ma risiede nei numeri finali ottenuti con una semplice operazione: abbiamo investito queste risorse ed il sistema agricolo è cresciuto; diversamente si è fallito. E tenendo conto della manzoniana citazione del signor Sacco “dato il mortal sospiro” vorrei rammentargli quella stessa ode dice tante altre cose e ci sono due liriche espressioni che mi sembra si adattino perfettamente al sottoscritto ed alla politica che intendo interpretare e cioè quella “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”.

*Consigliere regionale

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