COSENZA Il Partito della nazione, lo spettro evocato come una fantasma dalla minoranza dem, vive la sua prima uscita pubblica a Cosenza, in una delle poche città dove il Pd è trainato da esponenti che tutto sono tranne che custodi dell’ortodossia renziana. Un paradosso, non l’unico di questo singolare lunedì dove a sostenere il candidato a sindaco Carlo Guccione, seppur in appuntamenti distinti e distanti, ci sono Denis Verdini e Luca Lotti, i due principali attori del Patto del Nazareno in salsa fiorentina.
Inizia il leader di Ala, in un hotel del centro. L’happening con i cronisti è preceduto da un veloce pranzo in una trattoria tipica cosentina (Sotto, la foto). Tra una portata e l’altra Denis stringe mani e dispensa abbracci alla pletora di politici locali che, sotto l’ala protettrice di Pino Galati, è pronta a portare armi e bagagli nel nuovo movimento. A tavola con l’ex plenipotenziario di Berlusconi c’è anche il consigliere regionale Giuseppe Graziano, tra le altre cose anche coordinatore provinciale di Forza Italia. Ma guai a parlare di campagna acquisti in atto. Di certo c’è che il progetto di costruzione di un gruppo autonomo di Ala in consiglio regionale va avanti. Probabilmente avrà un’accelerazione decisiva dopo le amministrative di giugno.
Già, perché nell’immediato la sfida da vincere è quella di Cosenza, dove Verdini e i suoi presentano due liste. Il leader rivendica coerenza rispetto alla scelta compiuta: «Siamo stati più lineari del Nuovo centrodestra perché sosteniamo dovunque i candidati della sinistra». E a chi gli chiede se non prova imbarazzo a stare accanto a un candidato a sindaco proveniente dall’ex Pci, la replica è secca: «Abbiamo deciso di sostenere le riforme presentate dal governo, dunque non capisco cosa ci sia di strano se sosteniamo dirigenti del partito che ha la maggioranza in Parlamento». Ennio Morrone e suo figlio Luca, i due principali artefici della defenestrazione del primo cittadino forzista Mario Occhiuto, annuiscono. Guccione, addirittura, rilancia: «Devo dire grazie ai dirigenti di Ala perché con la loro azione è stato possibile rompere la cappa di malaffare che soffoca Cosenza. Adesso si tratta di ripartire, cercando di recuperare quella tradizione manciniana che ha reso grande questa città».
Non è un riferimento casuale. Guccione sa di toccare le corde giuste evocando il vecchio leone socialista. Giacomo junior, che è al suo fianco, si lascia andare: «Siamo consapevoli di essere i protagonisti di quella che sarà la più grande rimonta della storia recente di Cosenza». Le previsioni di Guccione volgono al sereno: «Oggi andiamo sicuro al ballottaggio, ma al voto mancano ancora tre settimane e quindi non escludo una nostra vittoria al primo turno».
Verdini osserva tutti con lo sguardo di chi è abituato da anni a calcoli del genere. Lo sguardo diventa più serioso quando gli viene chiesto se non crede che sia inopportuno accettare di essere definito «un padre costituente», nonostante debba ancora affrontare svariati processi nei quali è imputato. A quel punto, anche la gamba sinistra di Denis inizia uno strano movimento compulsivo: «Dai processi mi difendo nei tribunali, per il resto sono a disposizione di voi giornalisti. Se qualcuno dimostra che io ho rubato un solo euro sono pronto a dimettermi da senatore». Così, testualmente.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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