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La Calabria al Salone del libro… senza gli autori

C’è tanta strada da fare per sperare nel cambiamento della nostra regione; tra la più importanti vi è la necessità di scrollarci di dosso quella patina di captatio benevolentiae che serve solo a fa…

Pubblicato il: 16/05/2016 – 8:17

C’è tanta strada da fare per sperare nel cambiamento della nostra regione; tra la più importanti vi è la necessità di scrollarci di dosso quella patina di captatio benevolentiae che serve solo a farci apparire servi e assai poco protagonisti della nostra stessa vita quotidiana.
Ne offre lo spunto un comunicato che, partito dalla sede del consiglio regionale, è approdato sulle pagine locali di diversi quotidiani: la notizia riguardava la Calabria che sarebbe stata presente al “Salone del libro di Torino”. In essa molto opportunamente si diceva che ad animare gli spazi destinati alla nostra terra sarebbero stati più di quaranta volumi, editi da trenta case editrici diverse, e anche un nugolo di amministrazioni locali che avrebbero partecipato all’importante vernissage piemontese.
Poi, parlando del programma, la nota dava contezza che tra gli interventi ci sarebbero stati quelli del presidente del consiglio regionale, dell’assessore Roccisano, della parlamentare Bruno Bossio e dei consiglieri regionali Giuseppe Aieta, Arturo Bova, Orlandino Greco e Michele Mirabello. Una vera e propria formazione politica titolata a partecipare al dibattito sul patrimonio ambientale e culturale della Calabria, sul fenomeno migratorio e sulla celebrazione del sesto centenario di San Francesco di Paola.
Per carità, in una educazione partecipata e in un modello educativo come il nostro ci può stare di tutto, anche l’elenco di politici che partecipano alla kermesse letteraria di Torino; ma tralasciare di menzionare gli autori calabresi dei volumi selezionati all’importante manifestazione piemontese è veramente troppo. Dopotutto i veri protagonisti della manifestazione erano e sono proprio loro, gli scrittori che, attraverso le opere realizzate, hanno offerto al Paese uno spaccato di una Calabria diversa, quella fatta anche di gente di cultura e proba.
Ma qualcuno ha ritenuto che questa categoria non meritasse di essere citata. Evidentemente gli autori dei testi non sono stati giudicati, da chi ha steso la nota stampa, tanto importanti quanto i politici che avrebbero preso parte alle tavole rotonde. Lo facciamo noi per ripristinare il senso della giustizia: Felice Foresta con “Il faggio che sposò la luna”; Giuseppe Fiorenza (Fiele); Alessia Gallello (Volteggia l’animo); Michela Mininno e Andrea Giuliano (Girasoli di giugno); Patrizia Fulciniti (Picchio Verdicchio e Il teorema del tempo); Teresa Murgida (Comincia l’avventura); Dina Augusto Volts (C’era una volta una volta non c’ero); Gianni Paone (Il resto della divisione); Oreste Kessel Pace (San Rocco); Gaetano Allegra (Il demonio di Sant’Andrea); Adriana Lopez (La Scelta); Gerardo Sacco (Sono nessuno! Il mio viaggio tra arte e vita); Antonio Modafferi (Giovanni Paolo II, il Papa della Comunicazione); Francesco Caravetta (I Caminanti. Quando gli zingari rubavano galline); Giuseppe Caridi (Francesco di Paola. Un santo europeo degli umili e dei potenti); Sante Roperto (La notte in cui gli animali parlano); Giuseppe Sinopoli (La Madonna della Consolazione. I frati cappuccini e il popolo di Reggio); Lorenza Rodio (Le cose che restano); Serene Minopoli (Le teorie di Benedetta); Giuseppe Raffa (Piazza Italia: gli anni che hanno cambiato Reggio Calabria e l’Italia); Salvatore Piccoli (L’Abbazia di Corazzo, spiritualità e sviluppo sulle orme di Gioacchino da Fiore); Paola Bottero (Faceboom: l’implosione di 18 vite incatenate dall’assenza di amore ai tempi dei social); Rinaldo Beggiani (Lo scrittore del vivere); Mons. Ignazio Schinella (Memoria, perdono e misericordia); Orlandino Greco (L’Italia del Meridione); Serena Uccello (Generazione Rosarno); Mauro Santoro (L’autarchia tessile del regime fascista); Mimmo Gangemi (Un acre odore di aglio); Franca Levato (Racconti Silani davanti al focolare); Giuseppe Benvenuto (Il sangue del Siam); Gilda Zinno (Sulle tracce della terminologia euroeconomica e finanziaria); Gerardo Passannante (Il declino degli dei); Mario Mauro (Catanzaro); Nicola Cosentino (Cristina d’ingiustizia bellezza); Amedeo Toraldo (L’arte della seta a Catanzaro tra il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento).
Senza questi nomi sarebbe stato un modo ancestrale di raccontare la Calabria, ma anche il perpetuarsi di un sistema servile, se si vuole anche un po’ mellifluo, che continua a caratterizzare la nostra società, quella che, nonostante tutto, stenta a concepire il valore delle capacità personali e si lascia condizionare oltremisura dalla politica che dimostra di restare ancora abbarbicata a quelle logiche che garantiscono clientela come se si rimanesse abbagliati dai ruoli piuttosto che dalla sostanza. È un retaggio educativo, che purtroppo resiste anche al tempo, al quale ricorrono anche le nuove generazioni che, pur dimostrando a parole di non condividere, continuano nei fatti a lasciarsi tentare dai lacci delle dinamiche competitive esistenti all’interno del sistema, forse anche perché soggiogati dai tanti “manovratori” che legittimano il sistema in quanto assicura loro consenso e ritorni elettorali. Si spera in un cambiamento della politica, ma senza una spinta considerevole che parte dalla base, tutto sembra destinato a rimanere solo una immensa delusione che ha prodotto finora il decadimento dei valori della politica con la sinistra che non fa la sinistra e una destra che non fa la destra. Così ne viene fuori un paese che non si capisce dove possa finire e, soprattutto, quali risposte possa dare.

*giornalista

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