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La scelta di Irto è una sfida alla vecchia politica

La scelta del presidente Irto di procedere per sorteggio, stante l’incapacità del consiglio regionale di procedere, dopo quasi un anno e mezzo dall’insediamento, alle nomine di competenza è un ragg…

Pubblicato il: 18/05/2016 – 21:14

La scelta del presidente Irto di procedere per sorteggio, stante l’incapacità del consiglio regionale di procedere, dopo quasi un anno e mezzo dall’insediamento, alle nomine di competenza è un raggio di sole che illumina il triste inverno della politica calabrese e lancia una sfida riformatrice, quasi eversiva, alla vecchia politica, la politica fatta di inciuci, di trasversalismi, di clientelismo.
Non è la politica del “testa e croce”, come qualcuno con troppa sufficienza ha commentato, ma semplicemente la presa di coscienza che in presenza di una legge obsoleta e figlia della peggior partitocrazia e del peggior clientelismo, l’unico modo per disinnescarla era quello di applicarla in modo innovativo. La legge regionale 39 del 1995, che regola le nomine di competenza del consiglio regionale, era uno strumento per perpetuare clientele e uso personale della politica. Ben quattro legislature sono passate senza che nessuna voce di dissenso si levasse, anzi tutti i presidenti di Palazzo Campanella che si sono succeduti negli anni hanno utilizzato questa legge per promuovere i loro amici e/o sodali. Questo potere nasce da un codicillo della legge che concede al presidente del Consiglio dopo un periodo di tentativi infruttuosi di nomina da parte del Consiglio stesso, i poteri sostitutivi. Il che significa che se il consiglio regionale non riesce, e guarda caso in ben 21 anni non c’è mai riuscito, a nominare i rappresentanti negli enti regionali, questo potere viene trasferito al presidente del Consiglio che in qualità di organo monocratico con funzioni interinali e sostitutive procede autonomamente alle nomine. Questo codicillo è la più alta e solenne espressione di una politica clientelare che ha regalato ai calabresi tanti Incompetenti sistemati in posti chiave dal volere del “Rais” di turno.
Non utilizzando questo potere che gli derivava in forza di legge, il presidente Irto ha scelto di segnare una discontinuità forte con il passato e con le logiche clientelari che l’esercizio dei poteri sostitutivi si portava dietro. Ha indicato con questo gesto che la legge in vigore era inadeguata e ha posto le basi per poterla, finalmente, dopo 21 anni, modificare.
È una decisione importante che per una volta porrà la Calabria all’avanguardia in Italia e, forse, anche in Europa per trasparenza e per buone prassi di contrasto alla corruzione. C’è da augurarsi che la stampa nazionale, sempre pronta a parlare in negativo della Calabria, non lasci passare inosservato questo esempio di buona prassi amministrativa e conceda alle cose buone fatte dai calabresi lo stesso spazio e la stessa enfasi che è solita utilizzare per le cose cattive.
Non resta, infine, che auspicare che lo stesso metodo proposto dal presidente Irto sia utilizzato anche dal presidente della giunta regionale e dal presidente del Consiglio per le nomine di loro competenza. Perché è oggi è di moda parlare di trasparenza e di lotta alla corruzione in maniera teorica, ma le azioni concrete in questo campo in Italia hanno sempre latitato, soprattutto quando in ballo c’erano poltrone da assegnare… preferibilmente agli amici.

*Docente Università Mediterranea

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