COSENZA «Sono criminali cresciuti a pane e sangue». Così il pubblico ministero Eugenio Facciolla ha definito gli imputati del processo “Tela del ragno”, che si sta celebrando nella Corte di Assise di Cosenza e che è alle battute finali. Si tratta dell’operazione contro i presunti capi e gregari del clan Perna-Cicero di Cosenza, Gentile-Africano-Besaldo di Amantea, Scofano-Martello-Rosa-Serpa di Paola, e Carbone di San Lucido Bruzzese. Sul banco degli imputati ci sono Paolo Brillantino, Salvatore Valerio Crivello; il pentito Vincenzo Dedato; Gennaro Ditto; Tommaso Gentile; Giancarlo Gravina; Giacomino Guido; Giuseppe Lo Piano; Mario Martello; Mario Matera; Mario Mazza; Umile Miceli; Fabrizio Poddighe; Giuliano Serpa; Livio Serpa; Nella Serpa; Ulisse Serpa e Francesco Tundis. Nel processo è imputato anche Luca Bruni, il presunto reggente del clan “Bella bella” ucciso nel 2012, il cui cadavere venne poi ritrovato grazie alle dichiarazioni rese dal pentito Adolfo Foggetti.
I PENTITI E LE INDAGINI È durata oltre quattro ore la requisitoria del pm, che ha tracciato un quadro completo dell’impianto accusatorio e probatorio dell’inchiesta: ha delineato il contesto in cui sono maturati alcuni omicidi e come si è sviluppata la guerra di mafia. Attraverso il riscontro dei racconti dei pentiti, ma soprattutto attraverso i risultati investigativi che hanno portato a sentenze, sono emersi gli accordi tra i clan del Tirreno e gli affari della cosca Serpa ma non solo. Facciolla ha sin da subito spiegato il perché ha voluto portare in aula il neo collaboratore di giustizia Franco Bruzzese: era importante far «vedere chi è diventato senza voler dare indulgenze. Ma Franco Bruzzese – ha detto – non è più quello degli assalti ai portavalori. Ha ammesso di aver deciso di collaborare grazie agli studi fatti in carcere». Questa però, ha ribadito più volte il pm, non vuole essere una giustificazione per Bruzzese e Lamanna che – come si dice in gergo – sono ancora “collaboranti”, ma che è stato necessario ascoltare e acquisire i verbali recenti solo per avere un’ulteriore conferma per «raccordare gli elementi». Perché – ha precisato Facciolla – «questo processo non si fonda sui collaboratori di giustizia ma su una intensa attività investigativa». L’articolata requisitoria ha ricostruito il contesto in cui sono maturati gli omicidi contestati, come l’agguato in cui morì Luciano Martello e l’omicidio Sicoli. Il pm, attualmente procuratore capo a Castrovillari, ha poi descritto il ruolo di Nella Serpa, colei che «decideva tutto e gestiva gli affari della cosca». «Tutti – ha detto – avevano paura di lei e nessuno osava nominarla ma la chiamavano “la bionda”».
Il pubblico ministero ha poi concluso la prima parte della sua lunga e complessa requisitoria che proseguirà nella prossima udienza del 4 luglio, quando affronterà il ruolo degli imputati per altri omicidi non trattati oggi. Per il momento ha solo chiesto l’assoluzione di Tommaso Gentile in merito al delitto Sicoli e la condanna per Giacomino Guido, di cui formulerà la richiesta di pena nella prossima udienza a conclusione della requisitoria. Il pm ha anticipato anche che depositerà una memoria nella prossima udienza. Il presidente della Corte, Giovanni Garofalo (a latere il giudice Francesca De Vuono) ha fissato la data del 4 luglio quando, dopo la conclusione della requisitoria, toccherà alle parti civili discutere e potrebbero iniziare anche le arringhe delle difese.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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