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Il ciclone Cosenza investe tutti

Calma e gesso. Si prendano una tisana e contino fino a un milione i comunicatori della doppia morale. Sia quelli che rispolverano il ritornello della “giustizia ad orologeria” o del “fango mediatic…

Pubblicato il: 20/05/2016 – 18:48
Il ciclone Cosenza investe tutti

Calma e gesso. Si prendano una tisana e contino fino a un milione i comunicatori della doppia morale. Sia quelli che rispolverano il ritornello della “giustizia ad orologeria” o del “fango mediatico”. E sia quelli che strumentalizzano la pagliuzza negli occhi di chi oggi è sotto i riflettori della magistratura e scordano la trave conficcata nei propri.
Si tacciano i nibelunghi del «ve lo avevamo detto» e le madame dalla tripla morale che esercitano con sguaiataggine il potere (che non hanno) seminando per le vie dela Capitale liste di proscrizione. Nella marcia plebaglia della politica cosentina sono davvero in pochi a poter scagliare la prima pietra.
Anzi, ci sarebbe da essere preoccupati se si fermassero a riflettere su alcuni fatti che emergono nelle contestazioni che i pubblici ministeri pongono a base della loro inchiesta sul Comune di Cosenza. Un’indagine, quella coordinata dal procuratore aggiunto Marisa Manzini che, e siamo solo alle prime mosse, merita attenzione e rispetto soprattutto per il metodo seguito. Un esempio: l’attenta analisi, e conseguente valutazione probatoria, del fatturato di alcune imprese finite nel mirino. Se a parità di dotazioni tecnologiche, personale dipendente e struttura operativa un’azienda finisce con il moltiplicare per due e poi per cinque e poi per dieci il proprio fatturato, qualcosa non quadra. Se poi la crescita del fatturato è riferibile a un unico committente, il quadro peggiora. Se poi questo committente è anche un ente pubblico e il responsabile del procedimento è sempre lo stesso allora il sospetto non è più tale.
È quanto ha chiesto il pm di accertare alla guardia di finanza ed è il metodo che la guardia di finanza ha seguito prima di passare alle perquisizioni. E depositare le prime informative di reato.
Ma le “ditte amiche” nascono e muoiono a Cosenza?
Il punto è che a Cosenza tutto capita nel pieno di una campagna elettorale già avvelenata di suo, ed ecco servita la guerra tra sepolcri imbiancati.
Lascino la magistratura al suo lavoro e la guardia di finanza ai suoi accertamenti. Ripongano in frigo lo spumante e risparmino sermoni da spedire ai giornali. Pensino, invece, al “metodo” e riflettano sul fatto che difficilmente questo verrà applicato solo all’amministrazione comunale di Cosenza.
Cosa accadrà quando eguale “metodo” investigativo verrà applicato altrove? Fornirà risultati diversi? Ci darà l’immagine di amministrazioni linde che danno incarico solo ai migliori e dopo selezioni durissime e gare a prova di inguappo?
Esempio: quando si prenderanno in esame le ultime due gestioni della comunicazionne istituzionale alla Regione Calabria, cosa capiterà? I fatti sono oggettivi se il “metodo” è oggettivo. E allora capiterà di riscontrare che quando il governatore era Peppe Scopelliti un’azienda ha visto triplicare il suo fatturato e non c’era spazio per nessuno. Caduto Scopelliti e arrivato Mario Oliverio, quell’azienda non vince più e il suo fatturato si va a liquefare come un iceberg alla deriva verso i tropici. In compenso altra azienda che ieri le perdeva tutte ora le vince tutte.
Non basta essere garantisti, occorre credere nelle coincidenze.
Noi siamo garantisti… e crediamo nelle coincidenze.
Conviene fare la stessa cosa anche alle madame e ai nibelunghi che affollano il Pd cosentino e che in queste ore si abbandonano a dichiarazioni temerarie.

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