COSENZA Sarà beatificato questo pomeriggio nello stadio comunale “Gigi Marulla” di Cosenza, il sacerdote calabrese Francesco Maria Greco, nato ad Acri nel 1857 e lì morto nel 1931. Nella lettera apostolica che autorizza l’iscrizione del sacerdote fra i beati, Papa Francesco lo definisce, “instancabile apostolo del Vangelo”. A Cosenza c’è grande attesa per la celebrazione: strade chiuse al traffico nella zona dello stadio. Pullman di fedeli in arrivo da Acri, il paese natale del Beato, ma anche da tutta la regione. A presiedere la messa con il rito di beatificazione sarà il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Francesco Maria Greco dedicò la vita alla sua gente e alla sua terra che egli stesso descriveva “martoriata dalla miseria e dall’ignoranza religiosa. Non gli sfuggivano le prepotenze dei “signori” verso i lavoratori, i compromessi del clero con i ricchi e i potenti, il progressivo diffondersi del sentimento anticlericale. Tornato ad Acri, dopo gli studi a Napoli, Francesco Maria fu nominato arciprete della parrocchia di San Nicola e nella sua città rimase fino alla morte. Il cardinale Angelo Amato, di lui dice così: «Nella città natia il suo portamento ascetico suscitava ammirazione e rispetto. Ma fu soprattutto la totale dedizione al ministero parrocchiale che colpì la cittadinanza.
I fedeli erano attratti da lui come da una calamita e subito lo ritennero un santo. Il suo popolo aveva bisogno di essere guidato, partendo dall’istruzione. Fu questa la convinzione che spinse Francesco Maria a fondare nel 1894, con la collaborazione di una giovane, Raffaella De Vincenti, poi consacrata con il nome di suor Maria Teresa, la Congregazione delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori allo scopo di educare e istruire i ragazzi, specialmente i più poveri. Oltre che prestare servizio nelle scuole e nei collegi, le suore curavano gli ammalati sia negli ospedali che a domicilio. Ecco il pensiero del cardinale Amato: «Lo spirito evangelico che animava il fondatore fece sì che l’istituto si sviluppasse talmente, che nel 1921 poteva già contare 22 case e 140 consorelle. L’apostolato del nostro Beato e delle sue figlie spirituali si diffuse in Calabria e nell’Italia meridionale, toccando anche le popolazioni di origine albanese di rito greco bizantino». Oggi la Congregazione è presente in vari Paesi del mondo con case di accoglienza, il cui riferimento sono le parole del fondatore “educare alla fede per educare alla vita». La Beatificazione di Francesco Maria Greco, ha commentato l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Francesco Nolè, fa «risplendere il sacerdozio e questa Chiesa nella sua bellezza. Una bellezza che passa nella via della semplicità e del servizio che questo sacerdote acrese ha vissuto in maniera eroica e disinteressata».
Per il cardinale Amato è proprio la santità l’eredità lasciata da don Greco: «Egli invita a essere santi, a vivere come lui la vita buona del Vangelo, ripudiando una esistenza sciatta e vuota. Incoraggia a privilegiare la virtù, a vivere in grazia di Dio e non schiavi dei vizi e delle cattive passioni. Egli dà una mano a uscire dalla palude della mediocrità e a intraprendere l’avventura di una vita genuinamente cristiana. Nelle nostre città i santi sono una indispensabile riserva non solo di virtù cristiane ma anche di valori umani come la gioia, la concordia, l’amicizia, la fraternità, la misericordia. Essi sono il sale della terra e la luce del mondo».
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