SERRA SAN BRUNO Quella del poeta dialettale serrese “mastro” Bruno Pelaggi è una figura che ha ormai assunto uno spazio di primo piano nel panorama della cultura calabrese eppure, fino ad oggi, i resti dello scalpellino – vissuto tra la seconda metà dell’800 e gli inizi del 900 – che raccontò coi suoi versi di protesta la condizione del Meridione pre e post unitario erano custoditi in un piccolo ossario all’interno di una cappella parrocchiale del cimitero di Serra. Adesso, invece, a restituire una collocazione più degna alla figura di mastro Bruno Pelaggi è il monumento inaugurato questa mattina e realizzato dal comitato civico “Anonimo serrese” – presieduto da Giacinto Damiani – con il patrocinio del Comune.
Al termine della cerimonia di inaugurazione del monumento si è tenuto, presso palazzo Chimirri, un convegno moderato dal giornalista Sergio Pelaia al quale hanno preso parte lo storico Antonino Ceravolo, dirigente dell’Istituto d’istruzione superiore “Luigi Einaudi”; il commissario straordinario del Comune di Serra, Sergio Raimondo; il curatore della pagina dedicata a Mastro Bruno nel dizionario biografico della Treccani, Gabriele Scalessa; il presidente di “Anonimo Serrese” e autore del libro dal titolo “Pinsati? Manca… un piede”, Giacinto Damiani; lo scrittore Mimmo Stirparo; il direttore della rivista “Santa Maria del Bosco”, Domenico Calvetta e il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Nicola Alberto Filardo, al quale sono state affidate le conclusioni.
Nella sua relazione, Ceravolo ha tracciato un quadro completo delle incertezze relative alle fonti delle poesie di Pelaggi e degli studiosi che se ne sono occupati, approfondendo anche il legame con i luoghi in cui nacquero i suoi versi. Il dirigente dell’Istituto “Luigi Einaudi” ha voluto incentrarsi inoltre su quello che si potrebbe definire come il “caso Pelaggi” dovuto – secondo Ceravolo – a tre fattori in particolare: «Per prima cosa – ha affermato – sembra strano che un analfabeta sia riuscito a creare delle opere letterarie; in secondo luogo, pensiamo sia giusto sapere qualcosa di più intorno alla sua figura e, per ultimo, se è vero che Mastro Bruno è considerato il “poeta della protesta”, è chiaro che travalica in un certo senso tale dimensione».
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