CATANZARO Oliverio esce indenne dal “caso Gioffrè”. La nomina dell’ex commissario dell’Asp di Reggio era finita nel mirino dell’Anac di Cantone e aveva procurato al governatore un’interdizione di tre mesi dalla facoltà di effettuare nomine. Ma ora è tutto risolto.
Il Tar del Lazio, lo scorso 4 maggio, ha fatto cadere tutte le contestazioni a carico di Oliverio per «sopravvenuto difetto di interesse». E questo grazie all’intervento “salvifico” di Maria Gabriella Rizzo, che altri non è che la responsabile dell’Anticorruzione della Regione Calabria. Cioè una “dipendente” del presidente calabrese.
Il 29 aprile Rizzo ha revocato in autotutela la sanzione inflitta al governatore, pochi giorni prima che il Tar emettesse la sua sentenza definitiva. Una volta venuto meno il motivo del contendere, al tribunale amministrativo non è rimasto altro da fare che dichiarare «improcedibile» il ricorso a suo tempo proposto dallo stesso Oliverio.
LA VICENDA Il caso nasce nel marzo 2015, quando il presidente della giunta nomina Santo Gioffrè commissario dell’Asp di Reggio, nonostante nel 2013 fosse stato candidato a sindaco di Seminara, una condizione che – in base alle prescrizioni della legge Madia (decreto legislativo 39 del 2013) – avrebbe dovuto impedirgli di guidare l’Azienda dello Stretto.
L’Autorità anticorruzione applica la normativa e il 4 settembre invia a Rizzo e Oliverio la deliberazione con la quale viene rilevata «la sussistenza della causa di inconferibilità». Gioffrè, secondo l’Anac, non può ricoprire quell’incarico perché esiste un’analogia tra la figura del commissario e quella del direttore generale, che – come stabilito dalla “Madia” – deve sottostare ad alcune condizioni, come quella di non essere stato candidato, negli anni subito precedenti, in un Comune compreso nel territorio dell’Asp. Il 2 ottobre successivo Rizzo emette la sanzione che produce l’interdizione di Oliverio (poi sospesa dal Tar in attesa del giudizio di merito).
IL RICORSO Il governatore, dunque, presenta ricorso contro la decisione dell’Anac e declina ogni responsabilità, dal momento che Gioffrè, prima di accettare la nomina, aveva depositato una dichiarazione in cui non faceva cenno alla sua precedente esperienza politica. L’altro assunto proposto riguarda le cause di incompatibilità o di inconferibilità previste per i dg, che non si applicherebbero ai commissari in quanto disposizioni restrittive che sarebbero limitate ai soggetti direttamente previsti dalla norma di riferimento.
L’ALTRA PRONUNCIA La linea difensiva di Oliverio trova però una bocciatura “incidentale” in un altro ricorso contro il provvedimento Anac, stavolta presentato dallo stesso Gioffrè. Il Tar del Lazio, il 19 novembre scorso, ha rigettato la richiesta di sospensiva del provvedimento avanzata dall’ex commissario proprio perché «l’incarico di commissario straordinario sembra implicare lo svolgimento “in concreto” di funzioni esattamente corrispondenti a quelle del direttore generale attinenti alla gestione economico-amministrativa dell’Azienda sanitaria».
Resta una domanda: come si sarebbe orientato il Tar se la “dipendente” Rizzo non avesse ritirato l’interdittiva a carico del “suo” governatore?
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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