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Cosenza, candidati genuflessi al partito della speculazione edilizia

Leggendo i programmi elettorali dei candidati a sindaco per le prossime amministrative, saltano agli occhi le solite promesse faraoniche per la città e per i “cittadini” per poi ritrovarsi fra 5 an…

Pubblicato il: 26/05/2016 – 16:59

Leggendo i programmi elettorali dei candidati a sindaco per le prossime amministrative, saltano agli occhi le solite promesse faraoniche per la città e per i “cittadini” per poi ritrovarsi fra 5 anni di governo ed aver attuato sì e no il 20% del millantato programma. Tra le varie proposte fatte nei programmi dei tre candidati più forti e chiacchierati, quella che fa maggiormente riflettere è senz’altro quella delle grandi opere. Ognuno mette al centro del programma il nuovo ospedale (e/o??) la metropolitana leggera facendo quindi atto di genuflessione ai partiti della speculazione. Le domande sorgono spontanee. E dovrebbero sorgere spontanee in ogni cittadino che vive questa città accomunato magari dagli stessi drammi di chiunque: serve alla città diCosenza un nuovo ospedale? O serve piuttosto un investimento strutturale nell’ospedale esistente che vada a potenziare e stabilizzare il personale operante e che, soprattutto, offra un servizio sanitario adeguato ai bisogni dei cittadini senza costringerci alle migrazioni sanitarie per poterci curare? Un investimento quindi per i cittadini e non per gli speculatori. Serve a Cosenza e ai suoi abitanti la metropolitana? E ancora, quand’anche se ne ravvisasse la necessità, serve smembrare nuovamente viale Parco per la linea ferrata quando esiste già il vecchio tracciato ferroviario che in linea d’aria dista 100 metri e un servizio su gomma che si potrebbe migliorare?
L’analisi delle motivazioni reali che sottostanno alle politiche delle “grandi opere” non è difficile, basta conoscere un po’ di matematica e aritmetica, disegnare le due torte, dividerla in fette per poi distribuirle agli invitati. E questa volta gli invitati sono tanti, come non se ne erano mai visti, tutti vogliono partecipare a questo banchetto. È qui che hanno radici i tradimenti degli avversari di oggi ma amici di ieri che stanno attraversando questa città e la campagna elettorale.
In tutto ciò il “sociale”, nei programmi è quasi un elemento folkloristico. In tanti vogliono ripartire dai “quartieri” intesi come coacervo di disagio ma su alcuni temi spinosi, quale l’emergenza abitativa ad esempio o il lavoro che non c’è, perché non si dice quasi nulla?
In quanti sanno che il Comune spende mensilmente oltre 60mila euro per pagare gli affitti delle cosiddette emergenze abitative? Molte delle quali durano da decenni! Naturalmente non mettiamo in discussione diritto delle famiglie in emergenza ma le politiche emergenziali e speculative che hanno ruotato e ruotano attorno al bisogno casa. Molti dei palazzi di cui ancora si paga l’affitto sarebbero dovuti essere già di proprietà comunale da anni se si fosse investito nella risoluzione del problema anziché nel suo mantenimento. A chi giovano queste scelte? Certamente non alle casse comunali e nemmeno ai destinatari. Forse ai vari proprietari di questa città che da oltre 10 anni si accaparrano affitti per palazzi spesso fatiscenti (leggi zona Rivocati)?
Come mai nessuno dei candidati a sindaco propone la revisione e rescissione degli affitti a favore dell’acquisto degli immobili da destinare alle emergenze abitative con un notevole risparmio per le casse comunali? A cominciare dall’ex istituto delle Canossiane, ormai occupato da quasi tre anni, e per il quale il comune ha stipulato un contratto di affitto con una clausola di acquisto entro un anno.
Non consideriamo in questa sede il contributo fitto casa in quanto è una misura assistenziale regionale che comunque influisce nella non soluzione strutturale delle problematiche legate al bisogno casa. Nella sola Cosenza ci sono oltre 20mila stanze vuote tra immobili pubblici e privati, mentre i nuclei in graduatoria sono 1.500, altri 300 in emergenza abitativa e le previsioni sugli sfratti (circa 750 nuclei sotto sfratto esecutivo nel 2015) sono in continua crescita. Questi sono i dati che dovrebbero essere considerati ai fini delle scelte che un’amministrazione va a fare sulle politiche abitative e dovrebbero far assumere ai futuri governanti un programma serio, dove le parole d’ordine siano acquisto e requisizione degli immobili sfitti e inutilizzati.
Ma purtroppo, come scriviamo da tempo, tutto passa e viene deciso dai palazzinari, gli affitti e le opere di assistenza servono a mantenere vivo il business clientelare per cui “io ti do un voto a te e tu fai fare una speculazione a me” e nessuno parla della svendita del patrimonio pubblico avviato da Vigna (ex assessore al Bilancio della giunta Occhiuto, ndr), comprese le case popolari, facendo saltare anche la più remota possibilità di turn over nelle assegnazioni, oppure degli oltre 6 milioni di euro che i palazzinari devono al comune per oneri di urbanizzazione mai versati.
Come molto strano è che nessuno parli più delle due diverse inchieste sull’Aterp e del malaffare che si è consumato dietro la gestione delle case popolari dove, con una base di 5000 euro, ti veniva indicato l’appartamento da andare a “scasciare” (e con un piccolo extra lo scambio era “chiavi in mano”) per poi venir sanato. Ma tutto questo, e molto altro, la magistratura lo sa bene e sa pure bene chi sono i veri responsabili di questo sfacelo, hanno un nome e un cognome e non vengono dalla criminalità organizzata.

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