È una questione di qualità. Un fattore non certo secondario per chi opera nell’eterogeneo settore delimitato da formule spesso abusate come quella dell’«organizzazione di eventi culturali». In Calabria, al coperto di simili diciture si può trovare di tutto: ci si nascondono personaggi non sempre mossi dal nobile intento della diffusione della cultura, quando non veri e propri avventurieri a caccia di fondi pubblici, ma ci rientrano anche realtà che nel settore ci lavorano a tempo pieno mettendoci passione e competenze. Tra queste ci sono tre compagnie teatrali, molto attive non solo sul territorio regionale, che, a dispetto dell’esperienza e della qualità maturata nel corso negli anni, denunciano alcune «vistose e inspiegabili anomalie» contenute nell’avviso pubblico che la Regione ha predisposto in vista del finanziamento delle “Iniziative culturali 2016”. Anomalie che, secondo i responsabili delle compagnie “Dracma-Centro Sperimentale d’Arti Sceniche”, “Teatro del Carro” e “Officine teatrali” (rispettivamente Andrea Naso, Anna Maria De Luca e Giovanni Carpanzano), finirebbero non solo per precludere a realtà sane e molto attive la possibilità di ottenere finanziamenti regionali per il teatro, ma anche per sacrificare il livello qualitativo delle iniziative culturali sull’altare della quantità. E di una strana forma di spoils system che, a quanto pare, la politica nostrana tende a mutuare anche in un settore in cui dovrebbe contare altro rispetto alla vicinanza alle maggioranze di turno.
IL BANDO L’avviso pubblico contestato è quello (pubblicato sul Burc dello scorso 8 aprile) finalizzato alla selezione e al finanziamento di tre distinte tipologie di azioni culturali per l’annualità 2016: eventi culturali (spettacoli, iniziative culturali) già attuati in Calabria (Azione 1); Circuito Teatrale, Danza, Teatro Ragazzi (Azione 2); Iniziative di promozione della lettura e della cultura del libro (Azione 3). Le anomalie sollevate si riferiscono solo all’Azione rivolta a compagnie teatrali non amatoriali in forma di associazione o impresa. «L’Azione 2 – recita l’avviso – è concepita per realizzare un circuito teatrale in Calabria nato dall’esigenza di offrire opportunità di espressione a tutte le entità che producono forme di spettacolo, sia esso teatro nel senso più stretto del termine e spettacoli di danza che performance ed espressioni artistiche assimilabili, che si svolgono nello spazio teatrale, prodotti da soggetti professionali e non, quindi anche da quei soggetti più deboli che non hanno una struttura organizzativa e finanziaria in grado di trovare spazi idonei». L’azione mira a creare tre circuiti di «produzione e spettacolo teatrali: Nord, coincidente con il territorio della provincia di Cosenza; Centro, per le province di Catanzaro, Crotone e Vibo; Sud, per il territorio della provincia di Reggio. Le proposte possono prevedere la realizzazione del circuito nel periodo ricompreso tra la data di presentazione della domanda e il 30 giugno 2017, mentre in quanto a risorse finanziarie per la realizzazione delle attività previste sono disponibili 660mila euro a valere sulle risorse del Pac.
LE CONTESTAZIONI Per provare a farsi sentire, le tre compagnie teatrali hanno scritto, oltre che ai dirigenti dei dipartimenti regionali interessati, anche al governatore Mario Oliverio, al titolare del Mibact Dario Franceschini e al direttore generale dello stesso ministero, chiedendo di rimodulare il bando, correggendone carenze e contraddizioni. Perché quelle «vistose e inspiegabili anomalie», secondo loro, sono «tali da poter inficiare i criteri di qualità, terzietà, omogeneità e parità di trattamento sottesi a qualunque iter selettivo pubblico».
Innanzitutto, le tre compagnie rilevano che sono previsti 10 punti – «saranno ammessi a finanziamento i progetti che conseguiranno un punteggio superiore a 60/100», recita l’avviso – solo per i proponenti che «non godano dei benefici a qualunque titolo erogati a livello statale e regionale per attività teatrali, per l’anno in corso». Questa clausola, stranamente, è prevista solo per l’Azione 2 e non per le altre. La preclusione sarebbe penalizzante «perché va a colpire proprio i proponenti più fervidi in termini di attività e capacità elaborativa». E tra l’altro si tratta di una clausola che colpisce ogni genere di finanziamento («a qualunque titolo»), senza distinguere per causali ed entità. «Teoricamente, un beneficio di appena 100 euro – osservano Naso, Carpanzano e De Luca – potrebbe implicare l’esclusione dal punteggio. Trattandosi di un punteggio elevato (10 punti), esso ha idoneità a mutare significativamente l’asset degli interessi concorsuali e gli esiti finali».
Nell’avviso, poi, si dà rilievo alla circostanza che nello statuto dei proponenti sia prevista tra le finalità l’attività di «produzione teatrale», ed è prescritta anche la realizzazione di una produzione teatrale originale. Viene del tutto esclusa, invece, l’attività di “programmazione” e l’attitudine alla “circuitazione”. «Questo – contestano le tre compagnie – avviene anche in dissenso rispetto agli orientamenti ministeriali».
Quindi il problema della qualità che – secondo Naso, Carpanzano e De Luca – piuttosto che a valori di contenuto «viene distonicamente ancorata a 3 elementi quantitativi», come testimonierebbe la dicitura che parla di «qualità della progettazione in termini di durata del circuito». Ma c’è di più, perché manca, al contrario di quanto previsto per l’Azione 1, «uno scrutinio di qualità», così come non è previsto alcun punteggio per la qualità della direzione artistica, «al punto che non viene richiesto né il curriculum del direttore artistico, né una relazione artistica dettagliata ad accompagnare la proposta».
Oltre a tutto ciò, le tre compagnie rilevano diverse discrepanze tra le diverse Azioni nell’assegnazione dei punteggi, osservano che non vengono fissati i criteri di nomina della Commissione – né vengono esplicitati i titoli professionali necessari, facendo solo riferimento a una generica denominazione di «esperti» – e concludono che il bando, «smentendo il suo scopo e contrariando gli orientamenti nazionali e comunitari (art. 2 D.M.), manca di prevedere elementi idonei alla costituzione di una “rete teatrale” , sia infraregionale sia nazionale».
Finora le tre compagnie teatrali non hanno ricevuto risposta, e così si fa strada il dubbio che tutto ciò si sia concretizzato per escludere alcuni e favorire altri, magari vicini a chi ora ha le chiavi delle stanze in cui si decide il futuro prossimo della cultura calabrese. Sarà anche una coincidenza, ma pare che molte compagnie attive nella regione abbiano rinunciato in partenza a partecipare al bando della Regione. E colpisce, per esempio, ma sarà certamente anche questa una coincidenza, che da tutta la provincia di Cosenza pare sia arrivata una sola proposta. A fugare (o a confermare) il dubbio, ad ogni modo, potrebbero essere sia eventuali iniziative di carattere legale da parte delle compagnie “dissidenti”, sia l’esito del bando stesso.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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