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Cosenza al voto, ma sembra… Belfast

Ultima settimana, poi si vota… anche a Belfast. Si perché oggi votare a Cosenza è come farlo nell’Irlanda degli anni Settanta: occorre elmetto, giubbotto antiproiettile e fegato. La comunicazione…

Pubblicato il: 29/05/2016 – 7:20
Cosenza al voto, ma sembra… Belfast

Ultima settimana, poi si vota… anche a Belfast. Si perché oggi votare a Cosenza è come farlo nell’Irlanda degli anni Settanta: occorre elmetto, giubbotto antiproiettile e fegato. La comunicazione elettorale affidata unicamente ai decibel e alle inchieste giudiziarie (pessime quando riguardano gli amici, i coniugi, i manutengoli; stupende se servono a far fuori l’avversario).
Neanche la “Carta di Treviso”, quella che tutela i minori, è stata risparmiata: al Corecom usano il calibro per vedere se lo spazio pubblicitario sfora di un millimetro. Prosciutto sugli occhi, invece, quando si parla di minori che attendono dal padre il pagamento degli alimenti dovuti. Se in Italia si va affermando la pratica della “doppia morale”, a Cosenza si fa spudoratamente ricorso alla quadrupla, al punto che mentre si chiede giustamente conto al sindaco uscente dei suoi debiti verso terzi, si promette a chi mette a disposizione gli strumenti mediatici un condono tombale dei debiti (voluminosi) che ha accumulato nei confronti del Comune di Cosenza. Certo, Occhiuto ne ha combinate una più di Bertoldo. Finché lo dice Paolini, ci sta, anche quando lo sottolinea Guccione ci può stare. Quando però a dirlo, prima in piazza e poi davanti al magistrato, è una leggiadra signora che fino all’ultimo momento utile – vale a dire fin quando il Pd non ha raccolto le firme necessarie a mandare a casa Occhiuto e la sua giunta – è rimasta incollata alla sua poltrona di assessore ai lavori pubblici, beh qualche riserva emerge.
Persino Rosy Bindi ha avvisato della necessità di evitare il ricorso alla “doppia morale”, lo ha fatto quando ha detto, sapendo di fare cosa sgradita a qualche consorella dell’antimafia in salsa pannelliana, che i certificati penali non bastano a sistemare alcuni rapporti di parentela esecrabili. Non pare che il messaggio sia stato raccolto, sicuramente non è stato compreso. Unico punto che probabilmente meritava di essere posto è, probabilmente, quello relativo alla eleggibilità di Occhiuto. La cosa interessava i potenziali elettori e andava chiarita. Risultato: è stata formulata in modo da trasformare anche questo interrogativo in un responso kafkiano, con un commissario prefettizio che scrive una cosa, ne spiega un’altra e si riserva di illustrarne un’altra ancora. Quando?
Del resto a ingarbugliare la vicenda era stata proprio l’iniziativa dei deputati cosentini del Pd che, sui debiti di Occhiuto e sulla sua presunta ineleggibilità conseguente, avevano formulato un’interpellanza parlamentare “urgente”. Solo che poi, davanti al rischio di una risposta non proprio confacente e comunque non risolutiva, invece di andare fino in fondo hanno accettato che la trattazione venisse rinviata e siccome adesso la Camera dei deputati tornerà a riunirsi ben dopo il primo turno elettorale, ecco che tutto resta indefinito e ognuno legge le carte come meglio gli aggrada.
Sarà per questo che Tonino Gentile sfodera un sorriso ancora più largo del solito? Proviamo a capirlo partendo da un antefatto, anzi svelandolo. Ancora Lucio Presta era il candidato del centrosinistra, tanto per capirci. Era ancora fresco anche l’autogol di Guglielmelli (aveva licenziato i delegati di Ncd che chiedevano un rinvio sul documento con un «se volete firmate, altrimenti quella è la porta», degno di spalle ben più larghe di quelle di un dipendente regionale pro-tempore). Persino la candidatura di Paolini era più una minaccia che un fatto concreto. Il sottosegretario Tonino Gentile, fresco di nomina, si assume l’incarico di tentare una mediazione romana. Lo fa incontrando i vertici del Pd allargati alla presenza del ministro Alfano e del sottosegretario Minniti. Parte proprio dalle cose che Ernesto Magorno aveva collocato nel documento politico che spiegava le ragioni per cui veniva sfiduciato e fatto decadere il sindaco Mario Occhiuto. Ricordate? Era forte il riferimento al rischio di infiltrazioni mafiose, di arresti eclatanti, di inchieste che avrebbero sfregiato la città di Cosenza. Gentile apre sul punto una riflessione: non abbiamo idea dell’agibilità istituzionale del Comune. Se poi davvero dovessero capitare alcuni incidenti avremmo una situazione fotocopia con quanto accaduto a Reggio Calabria: per fatti attinenti la legislatura del sindaco Scopelliti venne sciolto il consiglio comunale con sindaco Arena. Secondo passaggio di Gentile: grazie alle firme raccolte oggi al Comune c’è un prefetto, chiediamo di allargare e approfondire la verifica magari rinviando le elezioni per dargli modo di svolgere tutti gli accertamenti necessari.
In sostanza un rinvio del voto con il duplice scopo di fare chiarezza sulla reale situazione amministrativa e approntare una compagine politica capace di vincere già al primo turno. Una linea ribadita anche in tempi più recenti, dopo che Presta si era congedato dal Pd e dal suo amore per Cosenza, lasciando a Carletto Guccione il compito di turare la falla. Gentile e la sua proposta vennero congedati in malo modo (a proposito, che risposta ha dato Renzi a Magorno primo firmatario della richiesta di punire Gentile allontanandolo dal governo?).
A tempo scaduto ecco la nuova genialata: ma Occhiuto è eleggibile? Il commissario prefettizio farfuglia una risposta poi confessa la verità: non lo so, dovrei fare delle verifiche, trovare delle carte, esperire degli accertamenti. Intanto a Belfast si vota.

Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it

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