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Oliverio smentisce Oliverio

CATANZARO Povero Scura, maltrattato da tutta la politica come il classico capro espiatorio. Come se fosse piombato in Calabria per risistemare la sanità senza interessarsi di nulla se non dei solit…

Pubblicato il: 30/05/2016 – 14:37
Oliverio smentisce Oliverio

CATANZARO Povero Scura, maltrattato da tutta la politica come il classico capro espiatorio. Come se fosse piombato in Calabria per risistemare la sanità senza interessarsi di nulla se non dei soliti, stucchevoli calcoli ragionieristici. C’era qualcuno che, addirittura, considerava il decreto sulla rete ospedaliera un mezzo disastro. Anzi, peggio, sul piano istituzionale: «Un provvedimento deciso al di fuori del necessario confronto con la Regione, con i sindaci e le forze locali». Per fortuna è arrivata proprio la Regione a chiarire – nel controricorso che vi abbiamo illustrato – che il provvedimento impugnato non si atteggia «a estemporanea espressione dell’arbitrio commissariale» ma «costituisce il portato di una profonda analisi del fabbisogno effettuati su tutti i dati in possesso dell’Ente (Sdo, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, mobilità, distanze chilometriche)». Insomma, il commissario Massimo Scura e il vice Andrea Urbani quelle scelte non le hanno inventate, non le hanno fatte piovere dall’alto. Anzi, le hanno basate sui dati offerti loro dall’amministrazione regionale. L’atto indirizzato al Tar dall’Avvocatura regionale lascia pensare che il dipartimento e i commissari abbiano collaborato a lungo, scambiandosi numeri e pareri. Un quadro ben diverso dipingeva una parte della politica regionale: «La riorganizzazione della rete ospedaliera dovrà essere la risultante dei tagli di sprechi e inefficienze e di un confronto aperto con la Regione, le istituzioni locali, gli operatori sanitari e le forze sociali e non espressione di una visione burocratica e ragionieristica della quale il sistema sanitario calabrese sta pagando un prezzo salato».
Per fortuna c’è il legale rappresentante della Regione, che poi è il governatore Olivero, a schierarsi dalla parte del governo. Sentite cosa scrive nell’atto vergato dai legali: «Il rilievo in ordine di concertazione preventiva risulta sostanzialmente infondato, in quanto, se pure in assenza di una formale conferenza dei servizi, il commissario ad acta ha avuto un continuo e assiduo interfacciamento con gli enti locali interessati al provvedimento, in molti casi visitati personalmente in incontri programmati presso le sedi di Comuni “capofila” di zona ove non convocati presso la sede commissariale». Scura non poteva sperare in una difesa più forte, in una presa di posizione politica più netta. Il guaio – che pure in questo caso è politico prima che burocratico – è che la presa di posizione arriva dalla stessa persona che, solo tre mesi fa, ha firmato gli attacchi più profondi, gli strappi più laceranti. Mario Oliverio e il suo doppio hanno siglato le note ufficiali e il controricorso. E sottoscriveranno pure il ricorso annunciato da mesi contro il famigerato decreto 30. Nel giro di qualche settimana, dunque, si saranno lette dichiarazioni di fuoco contro Scura e Urbani, parole che ne giustificano le azioni e frasi che le contestano in toto.
Oliverio spiegava, nell’ira seguita all’approvazione del documento, che si trattava di «una disposizione che non considera la tutela e cura della salute dei calabresi». Una dichiarazione che pare in linea con quanto sostenuto da alcuni Comuni che vorrebbero la bocciatura del decreto e sostengono «la carenza delle indispensabili rilevazioni del fabbisogno epidemiologico e delle precarietà sistemiche che caratterizzano, rispettivamente, la comunità interessata e il territorio calabrese». Una solenne sciocchezza, secondo il controricorso voluto dalla Regione. L’atteggiamento pare poco coerente? Tranquilli, dall’ultimo piano della Cittadella regionale fanno sapere che il ricorso (quello contro il decreto Scura, non quello contro i Comuni) metterà tutti d’accordo. Con quell’ultimo atto la Regione potrà smentire di essersi smentita. E tutto sarà in ordine, nella migliore tradizione dei pastrocchi politici alla calabrese.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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