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Anomalia Platì: nessun impresentabile, molti rapporti pericolosi

LAMEZIA TERME Impresentabili? Pochi. Nel maxi lavoro a cui si è sottoposta per fare lo screening delle candidature alle prossime comunali, la Commissione parlamentare Antimafia ha trovato «sit…

Pubblicato il: 31/05/2016 – 13:29
Anomalia Platì: nessun impresentabile, molti rapporti pericolosi

LAMEZIA TERME Impresentabili? Pochi. Nel maxi lavoro a cui si è sottoposta per fare lo screening delle candidature alle prossime comunali, la Commissione parlamentare Antimafia ha trovato «situazioni non rilevabili sotto il profilo giudiziario», anche se «emergono condizionamenti ambientali dovuti a rapporti di parentela o frequentazioni». Il dato politico è che «non emerge un quadro preoccupante da un punto di vista giuridico ma situazioni che rischiano di far emergere un voto inquinato». Bindi, nella conferenza stampa seguita all’approvazione della relazione ha invitato le forze politiche a «non ritrasi da questi territori. La politica non può nascondersi, deve metteci la faccia». La relazione non fornisce i nomi perché il materiale è sottoposto a secretazione. Oltre a Roma Capitale i comuni presi in esami sono San Sostene, in provincia di Catanzaro, Joppolo, in provincia di Vibo Valentia, Badolato, sempre in provincia di Catanzaro, Ricadi in provincia di Vibo Valentia, Diano Marina in provincia di Imperia, Villa di Briano in provincia di Caserta, Scalea in provincia di Cosenza, Finale Emilia in provincia di Modena, Battipaglia in provincia di Salerno e Platì in provincia di Reggio Calabria.

14 IMPRESENTABILI Sono tutti nelle liste civiche i 14 nomi di candidati “impresentabili” secondo il lavoro reso noto oggi dalla commissione Antimafia. Bindi ha evidenziato come in alcuni Comuni i partiti politici non abbiano presentato candidati e in altri siano state presentate solo liste civiche. «Che le liste civiche fatte nei comuni presi in esame siano un varco per le mafie è indubbio. Conosciamo anche liste civiche come capacità di riscatto, non vogliamo certo col nostro lavoro delegittimare tentativi che ci sono, ma il 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia, qualcosa vorranno dire». Così la presidente Rosy Bindi in conferenza stampa. «I partiti – ha evidenziato Bindi – devono decidersi a prendere sul serio questa situazione. Se vogliamo estirpare la mafia, ci vogliono forze politiche chiare, che non fanno operazioni trasformistiche: ricostruendo la storia di alcune liste civiche si trovano candidati cacciati che si alleano con pezzi di avversari. In un comune, le tre famiglie di riferimento ’ndranghetista hanno piazzato i loro candidati ciascuna in una delle tre liste. Diano Marina potrebbe presentare un certo interesse da questo punto di vista, ma le mafie non hanno più confini. La provincia di Imperia è la sesta provincia calabrese».

IL CASO PLATÌ Le relazioni pericolose sarebbero diffuse ma su Platì filtrano alcuni particolari. La prossima scadenza elettorale a Platì è finita nel mirino della Commissione parlamentare antimafia. Inevitabile: il centro dell’Aspromonte è diventato il simbolo di un riscatto che si annuncia senza mai concretizzarsi. Ed è, per molti versi, anche la rappresentazione della difficoltà di svincolarsi dal controllo mafioso del territorio. L’ultimo consiglio regolarmente eletto risale al 2009. Ed è stato sciolto due anni dopo. Da allora, soltanto commissari. Per la prossima tornata elettorale, secondo la relazione della Commissione dedicata al centro aspromontano, «non vi sono situazioni di incandidabilità ai sensi dell’articolo 10 della legge Severino né di ineleggibilità ai sensi dell’articolo 11 della stessa legge», ma la situazione resta delicata, tanti sono i rapporti di parentela e di frequentazione tra i candidati e gli affiliati alle cosche. Il 5 giugno si sfidano Ilaria Mittiga (figlia di un ex sindaco la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose) e Rosario Sergi, che guidano rispettivamente le liste “Platì res publica” e “Liberi di ricominciare”. La Commissione si concentra proprio su questi rapporti. 



RAPPORTI PERICOLOSI Emergerebbero, per Rosario Sergi, rapporti di affinità con esponenti di vertice della cosca Barbaro, tanto con la frangia denominata “Castanu” che con quella denominata “Nigru”. Sergi, secondo quando la Commissione è riuscita a ricostruire, sarebbe l’organizzatore della manifestazione che si è tenuta a Platì il 29 marzo 2016, in dissenso con alcune dichiarazioni esternata dall’onorevole Marco Minniti. E a quella manifestazione – è la valuzazione contenuta nella relazione – erano presenti circa cento persone, tra cui numerosi esponenti di famiglie di ’ndrangheta operanti nel territorio. Non è tutto, perché nella lista civica che sostiene Sergi, numerosi candidati avrebbero rapporti di parentela, di affinità o frequentazioni con persone ritenute ai vertici dei sodalizi mafiosi dominanti in quell’area territoriale. Diretto, invece, il rapporto di parentela tra Ilaria Mittiga e l’ex sindaco del comune sciolto nel 2006. Ma anche un altro candidato della stessa lista avrebbe un identico rapporto di parentela con un ex assessore della giunta eletta nel 2004 e sciolta nel 2006. Come per “Liberi di ricominciare”, anche per “Platì res publica”, il problema sarebbero parentele e frequentazioni.

UN’INFLUENZA COSTANTE Platì, 1978. «A poche ore dalla scadenza del termine per la presentazione delle liste per il rinnovo del consiglio comunale, mentre iscritti e candidati di un partito erano riuniti all’interno della camera del lavoro per gli ultimi ritocchi, dall’esterno furono esplosi numerosi colpi di pistola che ferirono due partecipanti all’assemblea. (…) Il giorno dopo, molte delle persone che avevano aderito a quella lista ritirarono la loro candidatura e quel partito, che fino ad allora aveva espresso il sindaco, non fu in grado di presentare una propria lista e non partecipò alla competizione elettorale». L’aneddoto serve alla Commissione parlamentare antimafia per presentare in poche righe il caso Platì. Nell’Aspromonte, il problema non riguarda tanto gli impresentabili. È storico, sistemico, perché nasce in un territorio di frontiera. «La criminalità organizzata platiese – scrivono i commissari dell’Antimafia – ha costantemente influenzato la vita politico-amministrativa dell’ente, orientando le scelte dei candidati agli organi elettivi e quindi infiltrando i lucrosi settori degli appalti pubblici». Non basta neppure l’elenco delle operazioni di polizia per spiegarlo, bisogna andare più a fondo.

LE LISTE CIVETTA Dunque, si pesca ancora nella storia – questa volta più recente – dei rapporti difficili tra Platì e la democrazia. Nel 2009, la lista civica vincitrice della competizione elettorale, «riconducibile alla ’ndrina dei Barbaro, si era affermata proprio grazie agli interventi di esponenti di questa consorteria mafiosa, in grado di gestire un gran numero di voti sufficiente a ottenere la maggioranza relativa, ma non a superare il quorum del 50% degli elettori, necessario per convalidare l’elezione in competizioni a una sola lista». Per questa ragione, «veniva presentata, all’ultimo momento, la seconda lista civica “Per ripartire insieme”». È una lista civetta – il cui candidato sindaco è Rosario Sergi, che oggi si ripresenta agli elettori –, che serve a garantire la vittoria a “Platì per l’Europa”, guidata dal futuro sindaco, Michele Strangio». Lo scioglimento arriva nel 2011, perché «gran parte degli amministratori e dei dipendenti del Comune di Platì» erano «gravati da specifici precedenti di polizia e, in taluni casi, legati da stretti rapporti parentali o di frequentazione con soggetti in organico o contigui alla criminalità organizzata». È l’intera macchina amministrativa a essere condizionata dalla ’ndrangheta, secondo la commissione d’accesso: i lavori vengono affidati a ditte in odore di mafia, i controlli nel settore edilizio sono inesistenti, le concessioni edilizie finiscono a membri dei clan, i beni confiscati restano nella disponibilità dei vecchi proprietari. È difficile la democrazia a Platì. Secondo la Commissione parlamentare antimafia quelle difficoltà
restano praticamente intatte.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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