Il cinque luglio del 1966, esattamente mezzo secolo fa, nasceva ufficialmente la sezione italiana del Wwf, la più grande associazione ambientalista mondiale che era stata creata solo cinque anni prima in Svizzera con lo scopo di salvare ambienti e specie animali in via di estinzione. Si deve al coraggio e all’impegno di uomini come Fulco Pratesi, Incisa della Rocchetta, Pierlorenzo Florio, Arturo Osio, Franco Tassi e altri, l’avvio di una straordinaria storia di battaglie in difesa della natura italiana, minacciata, allora più di oggi, da una serie infinita di pericoli. Alla fine di quell’anno i soci erano 758, la tessera costava mille lire e il bilancio ammontava a 800.000 lire! «Erano i tempi – si legge in una nota – in cui si poteva sparare legalmente a tutto (persino ai cani e ai gatti vaganti), tranne che a pochissime specie, tempi in cui veniva premiato chi esibiva teste o code di lupi massacrati e in cui era consentito l’uso della stricnina o dei gas per la dichiarata guerra agli animali “nocivi”. La superficie dei parchi nazionali si era fermata a quella del 1935 e l’unica legge che avrebbe dovuto tutelare “le bellezze naturali” risaliva al 1939».
Se da allora ad oggi molte cose sono cambiate lo si deve in buona parte al ruolo determinante svolto dal Wwf Italia, un impegno che fa parte a pieno titolo della storia del movimento ambientalista italiano e della coscienza collettiva, che merita però di essere a maggior ragione sostenuto e difeso in considerazione delle nuove e ancor più drammatiche sfide che l’associazione si trova ad affrontare nell’ambito della sua appartenenza alla grande famiglia del Wwf Internazionale.
La festa delle oasi, che anche quest’anno ha attirato migliaia e migliaia di amanti della natura, ha visto gli attivisti calabresi impegnati nella giornata di domenica 29 maggio sulle rive del Lago Angitola: l’occasione è stata utile per ricordare l’impegno non solo locale, ma internazionale che il Wwf è chiamato a compiere per la difesa della biodiversità sempre più minacciata dai mutamenti climatici, distruzione delle foreste, inquinamento, degrado dei suoli, pesca eccessiva, o dallo lo spietato bracconaggio che rischia di cancellare dalla faccia della terra, esseri straordinari come i nostri “cugini” gorilla, o l’elefante, lo stesso simbolo dell’Africa.
La giornata di “doppia festa” è stata scandita da un’escursione alla Rocca Angitola per gli amanti del trekking, da visite guidate all’interno dell’oasi, dalla liberazione di animali curati dai Centri di Recupero Calabresi, dalla degustazione di piatti vegetariani e dall’allestimento di stand a cura degli attivisti vibonesi guidati da Angelo Calzone. Un momento particolare è stato dedicato all’assegnazione del premio “Calabriambiente 2016” che quest’anno è stato consegnato dalla presidente regionale Beatrice Barillaro al dottor Ferdinando Laghi, medico e storico ambientalista, per il suo straordinario impegno in difesa della salute dei cittadini e contro progetti inquinanti e insostenibili come la Centrale del Mercure . Un riconoscimento particolare è andato anche al prof. Giuseppe Rogato, fedelissimo attivista del Wwf Calabria sin dalla nascita, più volte consigliere regionale dell’associazione e sicuro punto di riferimento per diverse problematiche ambientali.
Infine, per suggellare il rapporto di collaborazione con il Parco delle Serre, che gestisce la parte forestale dell’oasi, e allo scopo di migliorare la comunicazione e coordinare gli interventi di tutela e conservazione dell’area protetta, è stata sottoscritta una convenzione tra Wwf Vibo e lo stesso ente di tutela ambientale.
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