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Neonato morto a Cosenza, i periti scagionano i medici

COSENZA Il feto al momento del parto era già morto e non c’è alcuna responsabilità dei medici intervenuti in sala operatoria. È quanto emerge dalla relazione del medico-legale depositata nell’ambit…

Pubblicato il: 31/05/2016 – 10:57
Neonato morto a Cosenza, i periti scagionano i medici

COSENZA Il feto al momento del parto era già morto e non c’è alcuna responsabilità dei medici intervenuti in sala operatoria. È quanto emerge dalla relazione del medico-legale depositata nell’ambito delle indagini sulla morte di un neonato avvenuta lo scorso 25 gennaio nell’ospedale di Cosenza. Per tale vicenda sono cinque le persone indagate: si tratta di due ginecologi, una neonatologa e due ostetriche. Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Maria Francesca Cerchiara, stanno cercando di fare chiarezza sulle manovre eseguite in sala parto, sulle condizioni della donna (M.A.,33 anni di Fagnano Castello) al momento del suo arrivo e sull’esito di vari tracciati eseguiti. Secondo la consulenza medica depositata, al momento del parto il feto era già morto da circa 47 ore e sarebbe stata questa la causa della lacerazione al capo perché – spiegano i medici – i tessuti del collo sono quelli che vanno per prima in necrosi. L’unica negligenza evidenziata dalla perizia riguarda uno dei medici di Ginecologia che al momento dell’arrivo della donna avrebbe scambiato il battito cardiaco della mamma con quello del figlio: ecco perché si sarebbe affermato in un primo momento che il feto fosse vivo.
Ma che il feto fosse già morto al momento del parto era la conclusione alla quale erano già giunti -nell’immediatezza del fatti – anche i componenti della commissione del Dipartimento regionale Salute, composta da Giacomino Brancati e Angela Barone. E confermata dagli esiti dell’indagine interna avviata dall’Azienda ospedaliera e resi noti dal direttore generale Achille Gentile: «Dalle prime risultanze è emerso che il feto era già morto da più giorni, situazione che esponeva la madre a un elevato rischio di sepsi. L’aver messo in atto, con tempestività, tutte le procedure previste per la prevenzione di gravi e, spesso mortali, infezioni, ha consentito di salvare la vita alla donna, già madre di due bambini», affermò subito dopo la tragedia.
Adesso il pm Cerchiara valuterà il da farsi all’esito della relazione depositata.

mi. mo.

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