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L'inchiesta Breakfast costa cara al pm Robledo



REGGIO CALABRIA Sono costate care all’ex procuratore aggiunto Alfredo Robledo quelle chiacchierate con l’avvocato della Lega, Domenico Aiello, registrate dai segugi della Dia di Reggio Calabria n…

Pubblicato il: 01/06/2016 – 8:20
L'inchiesta Breakfast costa cara al pm Robledo



REGGIO CALABRIA Sono costate care all’ex procuratore aggiunto Alfredo Robledo quelle chiacchierate con l’avvocato della Lega, Domenico Aiello, registrate dai segugi della Dia di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento Breakfast e poi finite al centro del procedimento penale a Brescia e di quello disciplinare al Csm che hanno visto il magistrato indagato. Se Brescia ha rapidamente archiviato la vicenda, il Csm ha utilizzato la mano dura e stabilito che Robledo non tornerà più alla procura di Milano e dovrà rinunciare anche a sei mesi di anzianità. Lo ha deciso la Sezione disciplinare, confermando il trasferimento a Torino, disposto mesi fa in via cautelare, ma consentendo alla toga di lasciare le funzioni di giudice, per tornare a vestire i panni del procuratore aggiunto. Una decisione che accontenta solo a metà l’accusa, sostenuta dai sostituti pg di Cassazione Alfredo Viola e Pietro Gaeta, i quali avevano chiesto la perdita di un anno di anzianità con la sanzione accessoria del trasferimento in altra sede e altre funzioni. Secondo l’accusa Robledo avrebbe passato all’avvocato della Lega Nord, Domenico Aiello, nell’ambito di uno scambio di favori, informazioni su atti coperti dal segreto dell’inchiesta su rimborsi indebiti percepiti da consiglieri della Regione Lombardia.

CHIACCHIERATE PERICOLOSE Il procuratore è stato infatti sorpreso a chiacchierare troppo e di cose troppo riservate con l’avvocato Domenico Aiello, soggetto da tempo considerato «di interesse investigativo» dalla Procura di Reggio Calabria, che non a caso da tempo teneva sotto controllo i suoi telefoni. Ed è proprio ascoltando il legale – fattosi strada da Catanzaro alla cabina di regia del Carroccio 2.0, passando dalla City allo studio dell’avvocato Gerhard Brandstätter, presidente della fondazione della Cassa di Risparmio di Bolzano, nonché legale del partito altoatesino Südtiroler Volkspartei – che gli inquirenti reggini scoprono le strane chiacchierate fra il difensore di Maroni e quello che ai tempi era noto come il pm anti-Lega. Stando a fonti investigative, quelle conversazioni sono solo una ridottissima parte delle chiacchierate del noto legale finite agli atti dell’inchiesta Breakfast, ma gli elementi in esse contenuti sono stati ritenuti sufficientemente gravi da indurre gli inquirenti reggini a stralciarle e spedirle alla procura competente di Brescia. Per i segugi della Dia, che per ordine del pm Lombardo marcano stretto Aiello, è quasi una sorpresa constatarne i rapporti con Robledo, noto alle cronache come la bestia nera del Carroccio.

BRESCIA INDAGHI Robledo e Aiello, infatti, non solo sembrano concertare manovre destinate a colpire l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, che proprio in quei giorni corre contro Maroni per la guida della Lombardia, ma al legale il procuratore sembra voler dare anche indicazioni su inchieste in corso. I due parlano, l’avvocato “rimprovera” al magistrato di colpire solo la Lega, ricevendo in cambio la rassicurazione che le future indagini colpiranno anche «gli altri», come poco dopo succederà con la Rimborsopoli lombarda. A quanto si apprende all’epoca, Robledo non avrebbe fatto alcun nome, né avrebbe fornito dettagli, con Aiello si sarebbe in larga parte limitato a parlare di Albertini nei confronti del quale non si preoccupa di nascondere l’antipatia. Ma per la Dda reggina, gli elementi sono più che sufficienti perché i colleghi del distretto competente si occupino della questione. Nel giro di pochi mesi, Brescia archivia, ma il caso finisce all’attenzione del Csm.

IL PROCEDIMENTO AL CSM È in quella sede che il procuratore generale della Cassazione chiede di avviare l’azione disciplinare nei confronti del magistrato milanese, ma sollecita anche la Sezione disciplinare a valutare il trasferimento d’ufficio in via d’urgenza. Per Ciani, il dato che emerge dall’inchiesta è incontrovertibile: fra Robledo e Aiello ci sarebbe stato uno «scambio di favori» in base al quale in cambio di notizie su atti coperti da segreto relativi all’inchiesta Rimborsopoli, il legale avrebbe fornito al pm gli atti presentati al Parlamento Europeo da Gabriele Albertini, controparte del procuratore aggiunto in un giudizio civile. Atti riservati, che secondo l’accusa del Pg della Cassazione, Robledo avrebbe chiesto con insistenza all’avvocato Aiello in modo da conoscerne il contenuto e poter controbattere con una nota da indirizzare al Parlamento Europeo, per evitare che ad Albertini fosse concessa l’immunità. Un’insistenza ben ripagata – il legale invierà a Robledo tutta la documentazione per e-mail – ma che al procuratore è costata cara.

«RAPPORTO DI CONTIGUITÀ IMPRONTATO ALLO SCAMBIO DI FAVORI» Per il pg Ciani, si tratta di un comportamento gravissimo, sia per il modo illegale utilizzato, sia perché il magistrato era consapevole che Aiello per procurarsi quei documenti avrebbe dovuto rivolgersi ai vertici della Lega, su cui lo stesso Robledo stava indagando. Argomentazioni ritenute valide dalla sezione disciplinare del Csm che nel febbraio 2015 ha disposto il trasferimento di Robledo a Torino con funzioni di giudice. Un provvedimento adottato in via cautelare, cioè prima che il processo disciplinare accerti se effettivamente ha commesso gli illeciti di cui viene accusato, ma accompagnato da un’ordinanza pesantissima. «È provato un rapporto di contiguità tra il dottor Robledo e l’avvocato Aiello», si legge nell’ordinanza di palazzo dei Marescialli, «improntato allo scambio di favori», allo stesso modo non esitano a mettere nero su bianco i giudici «inequivoca» sarebbe la rivelazione di atti coperti da segreto al legale della Lega Nord, che con Robledo avrebbe un rapporto di «assoluta opacità». Parole durissime, che non si stemperano certamente nel prosieguo.

INTERESSI PERSONALI Per il relatore Luca Palamara, «la disponibilità» di Robledo nel fornire informazioni sarebbe stata legata «all’interesse personale del magistrato ad acquisire tramite l’avvocato Aiello, del quale gli erano noti rapporti con esponenti politici aventi propri rappresentanti in sede europea» degli atti che Albertini aveva presentato al Parlamento europeo per ottenere l’immunità, «al fine di osteggiarne l’accoglimento». E non per procedimenti di cui l’ormai ex procuratore aggiunto era chiamato ad occuparsi per doveri d’ufficio, ma per ragioni del tutto personali. Per il Csm, la «la lettura congiunta e unitaria» delle telefonate tra Aiello e i vertici della Lega e dello scambio di sms tra l’avvocato e Robledo permette di «concludere che le notizie che l’Aiello porta all’esterno sono il frutto delle confidenze da lui ricevute da parte dell’incolpato».

SMS E «FRENETICI SCAMBI DI TELEFONATE» Il riferimento è alle telefonate che il 18 dicembre 2012 l’avvocato fa a Roberto Maroni e Matteo Salvini, informandoli non solo che «altri sette o otto dei nostri» sarebbero stati indagati, ma che l’inchiesta si sarebbe estesa a esponenti del Pd, dell’Italia dei valori e del partito dei pensionati. Una notizia certa, assicura Aiello, che sottolinea che le notizie arrivano «da persona che ha un rapporto con me stretto e di fiducia». Un soggetto che i magistrati della Cassazione identificano in Robledo perché si tratta di dettagli che «solo una persona in grado di conoscere tutti i segreti dell’ indagine, come appunto il dott. Robledo, era in grado di potergli fornire». A inchiodare l’ex procuratore aggiunto sarebbe stato uno scambio di sms che risale al 29 gennaio 2013, quando l’annunciato allargamento di Rimborsopoli diventa di dominio pubblico. È Aiello ad avviare la conversazione con quello che definisce «uomo di parola, poi grande magistrato» che al legale si limiterà a rispondere in maniera sibillina: «Caro avvocato, promissio boni viri est obligatio» (la promessa di un uomo onesto è per lui un obbligo, ndr). Poco meno di quarantotto ore dopo, sarà molto più esplicito, chiedendo ad Ai
ello di passare in ufficio. Dopo quell’incontro – sottolineano i magistrati del Csm – inizia un «frenetico scambio di telefonate» tra Aiello e i vertici della Lega: come quella in cui l’avvocato dopo aver detto a Maroni che Albertini aveva chiesto l’immunità sottolinea la necessità di entrare in possesso di questa richiesta perché «serve come piacere alla persona che ti ho nominato ieri sera». Chiamate a cui segue nel giro di poco una telefonata a Robledo per confermare l’esito positivo della “missione” e l’invio dei documenti ricevuti dall’europarlamentare Speroni. Ma non finisce qui.

«INCONSUETA DISPONIBILITÀ» Palazzo dei marescialli non dimentica di sottolineare un’altra telefonata, durante la quale Aiello sollecita iniziative a carico dell’ex legale della Lega Matteo Brigandì, accusandolo di essersi impadronito di 387mila euro. Una segnalazione che se avvalora la tesi di “fronda interna alla Lega” sostenuta da Belsito, ai magistrati del Csm serve per affermare «l’inconsueta disponibilità» del procuratore aggiunto, che al legale assicura che avrebbe valutato la posizione che gli era stata indicata.

«DO UT DES» Elementi che inducono palazzo dei Marescialli a una conclusione lapidaria: il comportamento di Robledo è stato «gravemente scorretto» perché riconducibile alla «logica del do ut des» e ha reso «incompatibile» la sua permanenza a Milano e nelle sue funzioni di pm. Una sentenza che il diretto interessato a caldo non commenta, salvo poi far sapere che farà ricorso in Cassazione. Per molti è «una pagina nera nella storia della procura di Milano», ma c’è anche chi – senza addentrarsi in valutazioni di merito sulle accuse– fa notare che il dato che più stupisce la familiarità di Robledo con l’avvocato della Lega, non solo contiguo a soggetti all’epoca al centro di diverse indagini, ma soprattutto lui stesso sotto osservazione. E Robledo lo sapeva. Quando le conversazioni vengono captate infatti, la procura di Reggio Calabria e quella di Milano lavorano in tandem all’inchiesta Breakfast e Aiello – dicono fonti di procura – già all’epoca è fra i soggetti di maggiore interesse investigativo.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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