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Sbarco a Reggio, convalidato il fermo dei due scafisti

REGGIO CALABRIA Passa il vaglio del gip l’impostazione accusatoria alla base del decreto di fermo dei due scafisti individuati come responsabili della morte dei 45 migranti che non sono mai riuscit…

Pubblicato il: 01/06/2016 – 19:44
Sbarco a Reggio, convalidato il fermo dei due scafisti

REGGIO CALABRIA Passa il vaglio del gip l’impostazione accusatoria alla base del decreto di fermo dei due scafisti individuati come responsabili della morte dei 45 migranti che non sono mai riusciti a vedere con i propri occhi quella costa europea tanto agognata. Trentasei donne, sei uomini e tre bimbi dai sei mesi ai due anni, non sono sopravvissuti alla traversata su quella barca vecchia, in pessime condizioni e stipata all’inverosimile, ma della loro morte – hanno decretato il pm Sara Amerio e il procuratore aggiunto Gaetano Paci – in due dovranno rispondere. Si tratta di Azridah Abdelfatah, di 34 anni, marocchino, e Torki Omar, di 30, siriano, individuati grazie alle serrate indagini della Mobile, che non solo ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, ma con l’occhio reso esperto dall’ormai tragica routine, ha anche saputo leggere indizi anche impercettibili. «I due già dalle prime impressioni – aveva spiegato nei giorni scorsi il procuratore Gaetano Paci – sono apparsi nettamente diversi rispetto agli altri migranti. Diversi sia per nazionalità, che per costume e per gli atteggiamenti. Addosso a questi sono stati rinvenuti banconote di vario corso legale, un cellulare per le comunicazioni transnazionali, e soprattutto grazie alle deposizioni di molti migranti che ci hanno permesso di ricostruire quello che era accaduto nel corso dei tre giorni di viaggio». Elementi che hanno permesso di contestare ai due – ritenuti alla guida della barca insieme a un terzo scafista sudanese, presumibilmente morto durante il naufragio – reati pesantissimi come agevolazione dell’immigrazione clandestina, morte o ferite come conseguenza di altro delitto, associazione a delinquere e naufragio. Un capo d’accusa fino ad oggi mai contestato in procedimenti di questo tipo, ma che ha convinto il gip Antonio Laganà, il quale, nelle ventidue pagine di provvedimento di convalida del fermo, non esita a parlare di «autentica tragedia». Quarantacinque – spiega – sono state le salme recuperate. Ma «rappresentano in modo desolante solo una (piccola) parte delle centinaia di poveridispersi costipati in modo disumano su tale imbarcazione poi miseramente naufragata». Una tragedia frutto del brutale business di un’organizzazione non ancora individuata, ma la cui provenienza è certa – spiega il gip – « laddove solo uno stabile e consolidato sodalizio di uomini e mezzi può gestire nel tempo (ed in modo disumano) l’indebito e ferino trasporto di uomini inermi che, provenienti da ogni parte della terre meno fortunate, vengono sfruttati e massacrati in modo “premeditato, accurato, e reiterato”».

a.c.

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