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Calabria capitale dei narcos

VIBO VALENTIA Alla Calabria va lo scettro, non prestigioso, di capitale italiana della coltivazione della canapa indiana. Visto che nella nostra regione, stando agli ultimi dati sui sequestri di po…

Pubblicato il: 03/06/2016 – 9:11
Calabria capitale dei narcos

VIBO VALENTIA Alla Calabria va lo scettro, non prestigioso, di capitale italiana della coltivazione della canapa indiana. Visto che nella nostra regione, stando agli ultimi dati sui sequestri di polizia effettuati, viene prodotto un terzo dell’intera produzione italiana di hashish e marijuana. A rivelarlo è un reportage pubblicato su Repubblica che, spulciando i dati dei report della Direzione centrale dei servizi antidroga, fa emergere il triste primato.
In particolare, il principale territorio in cui sono stati individuati e distrutti le più grosse piantagioni di droga è il Vibonese: solo nello scorso anno ben 15.519 piante di canapa. Nel Reggino sono state invece scoperte 13.132 piantine. Un record nel record: i dati segnano che queste due province rappresentano il picco massimo registrato in Italia.
Un trend che non sembra proprio che si possa arrestare. Nello scorso aprile, in un solo mese in provincia di Reggio sono state individuate 670 piante poi distrutte. E l’inchiesta di Repubblica racconta come attorno a questo business si sia creato una vera e propria filiera produttiva che crea occupazione soprattutto nelle aree interne dell’Aspromonte. Accanto a chi materialmente coltiva i campi, ci sono quanti individuano le aree più idonee a impiantare le coltivazioni. E poi ci sono i vigilantes, chi raffina il prodotto e chi lo trasporta sul mercato. Grazie a questa produzione a chilometro zero, inoltre, c’è il vantaggio per i narcos di abbattere i costi e proporre il prodotto finito a prezzi più competitivi sui redditizi mercati della grandi metropoli: un grammo di canapa viene venduta a 7 euro contro gli 8-9 di quella prodotta fuori.
Per contrastare questa filiera che alimenta non poco le casse delle ‘ndrine, le forze dell’ordine utilizzano soprattutto droni e poi lunghi appostamenti nei pressi delle aree sospette fino alle operazioni vere e proprie condotte con elicotteri e uomini calati dall’alto. Una procedura come quella che è costata la vita al maresciallo catanzarese Silvio Mirarchi, raggiunto da due proiettili di pistola sparati mentre era appostato nei pressi di una serra a Marsala.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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