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“Sistema Rende”, «sussistono gravi indizi» a carico di Principe

COSENZA «Sussistono gravi indizi». Ecco perché il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha confermato la misura degli arresti domiciliari per l’ex sottosegretario al Lavoro ed ex sindaco di Rende. Il …

Pubblicato il: 03/06/2016 – 15:12
“Sistema Rende”, «sussistono gravi indizi» a carico di Principe

COSENZA «Sussistono gravi indizi». Ecco perché il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha confermato la misura degli arresti domiciliari per l’ex sottosegretario al Lavoro ed ex sindaco di Rende. Il Riesame, quasi due mesi fa, aveva infatti respinto la richiesta di scarcerazione per Principe e invece aveva revocato la misura di arresti domiciliari per Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi, Umberto Bernaudo e Rosario Mirabelli. I politici, finiti ai domiciliari il 23 marzo scorso nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro denominata “Sistema Rende”, sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver ricevuto il sostegno elettorale del clan Lanzino-Ruà. Le motivazioni con le quali il Tdl spiega perché l’ex sottosegretario resta ai domiciliari confermano sostanzialmente l’impianto accusatorio contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare. Ma tengono conto, inoltre, dei nuovi atti che il procuratore aggiunto della Dda, Vincenzo Luberto, e il sostituto Pierpaolo Bruni – che firmano l’inchiesta sulle presunte collusioni tra ‘ndrangheta e politica a Rende – avevano depositato nel corso dell’udienza del Riesame. Si tratta, in particolare, di un verbale con le dichiarazioni di Amerigo Castiglione, candidato a sindaco di Rende nel 2011, e una nota del segretario comunale relativa alla nomina a dirigente di Ernesto Lupinacci.
Per i giudici del Riesame nel caso di Sandro Principe sussistono «i gravi indizi e le esigenze cautelari».
Nella stessa inchiesta sono coinvolti anche alcuni presunti esponenti della cosca Lanzino-Ruà: per loro il gip lo scorso 23 marzo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ma il Tdl ha revocato la misura per Michele e Umberto Di Puppo e per Francesco Patitucci. Mentre ha modificato la misura cautelare dal carcere ai domiciliari per Adolfo D’Ambrosio (che si trova però ristretto al 41 bis per altri reati). Secondo l’impianto accusatorio, il clan avrebbe procacciato voti per l’ex sottosegretario al Lavoro Sandro Principe e per gli altri politici indagati che farebbero parte della coalizione del «rais di Rende» e in cambio avrebbero ottenuto favori, denaro e anche assunzioni in cooperative del Comune.
I legali di Principe, gli avvocati Franco Sammarco e Marco Amantea, che hanno ricevuto nei giorni scorsi via Pec le motivazioni del Riesame stanno valutando se procedere con un eventuale ricorso.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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