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Abusava del figlio undicenne della compagna, arrestato

REGGIO CALABRIA Per circa due anni ha abusato del figlio della sua giovanissima compagna, un bimbo di soli undici anni terrorizzato e costretto al silenzio con la minaccia di rivelare tutto al…

Pubblicato il: 04/06/2016 – 8:04
Abusava del figlio undicenne della compagna, arrestato

REGGIO CALABRIA Per circa due anni ha abusato del figlio della sua giovanissima compagna, un bimbo di soli undici anni terrorizzato e costretto al silenzio con la minaccia di rivelare tutto alla madre. Per questo motivo è finito in manette P.C., sessantaquattrenne di Reggio Calabria, individuato dagli uomini della Mobile grazie alle denunce della donna, che – disperata – si è rivolta alla Questura dopo aver notato alcuni atteggiamenti ambigui nel compagno. Sessantaquattro anni lui, circa trenta di meno lei, i due stavano insieme da tempo, ma solo da qualche anno avevano deciso di vivere insieme. Per la donna, arrivata diversi anni fa in Italia, aveva significato raggiungere la serenità agognata fin da quando aveva lasciato il suo paese d’origine. Non solo per sé, ma soprattutto per il figlio. Solare, chiacchierone e allegro – così lo raccontano amici e vicini – il bimbo non aveva avuto difficoltà alcuna ad accettare quell’uomo che gli contendeva la mamma, anzi lo considerava un benefattore. E proprio per questo, ha accettato in silenzio un anno di abusi, che via via diventavano sempre più pesanti. E quotidiani. Pensionato, il sessantaquattrenne era quello che si occupava del bimbo, lo portava a scuola e lo andava a prendere, ma soprattutto passava con lui lunghissimi pomeriggi mentre la donna era al lavoro. Pomeriggi divenuti un incubo per l’undicenne, che quasi ogni giorno si trovava a subire le attenzioni dell’uomo. “Se lo dici alla mamma, dovrete andare via”, gli ripeteva per costringerlo al silenzio. E il piccolo, terrorizzato, sopportava carezze e rapporti. Una sera di circa una settimana fa il sessantaquattrenne ha abbandonato la consueta prudenza. Mentre la compagna, sfinita per una lunghissima giornata di lavoro, si era assopita, è andato dal bimbo per reclamare attenzioni che non poteva né doveva avere. È in quel momento che la donna lo ha visto. Non c’era nulla di eclatante nei suoi atteggiamenti, nulla di sospetto nelle parole che gli aveva sentito rivolgere al bimbo, ma ha percepito qualcosa di strano. Ha intuito – con terrore –  che la sollecitudine del compagno nei confronti di suo figlio era tutto fuorché disinteressata. Per giorni ci ha pensato, ha tentato di capire se avesse davvero inteso il significato degli ammiccamenti visti quella sera, poi ha deciso di rivolgersi alla polizia. Disperata, una sera si è presentata in Questura per parlare dei propri sospetti. «E purtroppo – dice un investigatore che si è occupato del caso – si sono rivelati reali». Con discrezione gli uomini della Mobile hanno avviato le indagini, quindi con delicatezza hanno deciso di affrontare l’argomento con il bimbo, l’unico che potesse davvero spiegare cosa stesse succedendo. Imbarazzato, intimidito, spaventato l’undicenne, prima ha tentato di negare, poi è scoppiato a piangere, mormorando “non ce la faccio più”. Agli uomini della Mobile ha raccontato in dettaglio gli abusi subiti, i lunghi pomeriggi in cui l’uomo lo costringeva a rapporti che lui non voleva avere, la persistente umiliazione tenuta a bada dalla paura – regolarmente alimentata dall’uomo – di far soffrire la madre. Elementi riscontrati dalle indagini e che hanno convinto pm e gip a procedere in tempi record. Qualche giorno dopo la denuncia della donna, sul tavolo del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Gianluca Gelso è arrivata una dettagliata informativa che riassumeva gli elementi raccolti e gli inquirenti non hanno avuto dubbio alcuno. In meno di una giornata è stata redatta la richiesta di custodia cautelare per l’uomo, inviata al gip con procedura urgente. E il giudice non è stato da meno. Per il sessantaquattrenne ha ordinato l’arresto immediato e la custodia in carcere. Le indagini però non si fermano. Perché gli uomini della Mobile hanno il sospetto che l’undicenne non sia l’unica vittima dell’uomo. Potrebbero esserci  altri bambini che nel tempo hanno subito le sue oscene attenzioni. 

 Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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