Il problema con Mario Oliverio, a due anni dalla sua elezione a governato(re) della Calabria, è sempre quello: la coerenza tra le cose che dice e quelle che fa. Aveva promesso durante le due campagne elettorali, quella delle primarie e poi quella delle regionali, un robusto rinnovamento e una svolta autentica; ha prodotto, invece, la più infelice delle restaurazioni.
Ha denunciato le pesanti eredità delle precedenti legislature ma, nei fatti, ha confermato (quando non li ha promossi) nei posti di responsabilità proprio quegli alti dignitari della burocrazia che quelle passività gli avevano trasmesso.
Si impegnava a evitare di eternare il mito dell’uomo solo al comando, invece ha accentrato nelle sue mani deleghe e dipartimenti in numero ancor superiore rispetto a quanto non avesse già fatto il suo predecessore.
Il resto, gli incidenti quotidiani, la pessima comunicazione, la litigiosità tra gli adepti, l’incapacità di gestire anche il quotidiano, sono solo le conseguenze di quel peccato originale: la conservazione che privilegia l’appartenenza rispetto alla capacità.
Lunga premessa per sottolineare che merita plauso e consenso totale quanto Mario Oliverio ha detto in questi giorni, assicurando che «la riorganizzazione del dipartimento della Salute della Regione Calabria è solo un primo atto in direzione della conclusione del processo di riorganizzazione complessivo della struttura amministrativa della Regione sulla quale abbiamo lavorato in questi mesi e che si è conclusa con l’approvazione di un’apposita delibera di giunta».
Aggiunge Oliverio: «Entro i prossimi 10 giorni sarà completato l’intero processo di riorganizzazione, al fine di contribuire a rendere più efficiente la struttura amministrativa della Regione e a superare sacche di inefficienza, di disorganizzazione, posizioni cristallizzate che non solo non servono ad arricchire e valorizzare le professionalità, ma contribuiscono a mortificarle ed a sclerotizzare la struttura amministrativa». Botta finale: «La riorganizzazione in atto dovrà consentire a determinare il necessario cambio di passo delle strutture della regione per meglio corrispondere agli obiettivi di crescita della Calabria».
Manterrà l’impegno? È tutto qui l’interrogativo, che diventa politico ancor prima che amministrativo. Ed è legittimo nutrire qualche riserva perché non si riesce a capire le ragioni di tanto ritardo. A tacere dell’anno perso con proroghe trimestrali e pezze a colori, resta infatti da chiedere al governato(re) Oliverio perché una riorganizzazione della burocrazia regionale pronta già a dicembre con un interpello che già è scaduto il 4 di aprile, venga tirata fuori solo adesso, dopo nuovi danni e nuovi guasti e in un clima di confusione totale alla quale anche il sindacato finisce con il contribuire.
Già, il sindacato. Speriamo di aver compreso male ma alcune sortite sembrano orientate non certo al bene comune, bensì alla difesa di posizioni consolidate di rendita. A parole tutti invocano una sana riorganizzazione degli uffici, il ritorno alla meritocrazia, il discrimine tra quei dipartimenti che raggiungono gli obiettivi fissati e quelli che, invece, se ne discostano creando disastri economici e sociali. Nella pratica, però, assistiamo a dirigenti di ogni fascia e foggia, tutti premiati in blocco e tutti definiti meritevoli di prebende economiche aggiuntive. Poi, quando scappa l’infortunio, si mandano le carte alla Procura e i responsabili diventano improvvisamente “ignoti”.
Non regge più questo stato di cose. Se ne convincano tutti: gli amministratori, i sindacati e gli stessi protagonisti di una burocrazia ormai compromessa nella sua generalità. Ricorrere ad atti di contestazione fittizia o, peggio, di silente sabotaggio rispetto a una riorganizzazione ormai non più procrastinabile può significare soltanto il precipitare dell’Ente regione verso la più assoluta delle ingovernabilità.
Archiviato il primo turno elettorale, si apre una verifica vera ai vertici della Regione Calabria: sette giorni per capire se, finalmente, ci sarà coerenza tra gli annunci di Oliverio e la sua reale attività di governo.
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