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Sanità, quei turni di 48 ore al giorno per incassare gli extra

Se nel settore amministrativo della sanità regionale sono assunti 80 psicologi, vuol dire che qualcosa non va. Se i medici – come più volte evidenziato negli ultimi anni – passano dagli ospedali al…

Pubblicato il: 05/06/2016 – 9:21
Sanità, quei turni di 48 ore al giorno per incassare gli extra

Se nel settore amministrativo della sanità regionale sono assunti 80 psicologi, vuol dire che qualcosa non va. Se i medici – come più volte evidenziato negli ultimi anni – passano dagli ospedali alle stanze del dipartimento Tutela della Salute, diventa difficile far passare il messaggio della carenza di operatori in corsia. Sono i soliti, vecchi paradossi della sanità calabrese. Che ha settori dotati di cento medici quando ne servirebbero meno della metà e altri che hanno mezzo organico esentato dai normali turni di lavoro. Fatti che il commissario Massimo Scusa, sul Corriere della Sera (che per la seconda settimana consecutiva si occupa dei problemi della sanità calabrese) riassume in un’espressione che è quasi uno slogan: «Una marea e mezzo di imboscati».
La conferma dell’allarme arriva da Francesco Pulitanò, della segreteria provinaic dell Uil di Reggio Calabria: «Abbiamo un elenco di problemi infiniti e in mezzo agli altri c’è anche quello di stanare gli scansafatiche, sì. Abbiamo sotto gli occhi posizioni vergognose e ci accusano pure di essere contro i lavoratori… Ma lo sa – dice al Corriere – che c’è un procedimento penale in corso perché sette infermieri e cinque medici si dividono quasi 500mila euro extra lavoro dichiarando turni che richiederebbero giornate di 48 ore? Lo sa che nell’ufficio vaccinazioni abbiamo otto medici e quattro infermieri?».
Non si può prescindere, se si parla della sanità reggina, da Nuccio Azzarà: «Abbiamo portato mazzi di denunce alle procure su irregolarità nei concorsi, negli appalti, nelle strutture. Ma sa qual è il vero problema? Che nonostante l’antimafia e i commissariamenti i posti chiave della sanità calabrese sono sempre in mano agli stessi da trent’anni, i dirigenti sono investiti at divinis. Perché davanti a risultati disastrosi nessuno viene mai rimosso?». Più cauto Alfredo Iorno, segretario generale della Funzione Pubblica calabrese per la Cgil: «E’ sbagliato parlare di imboscati e generalizzare. Si rischia di essere ingiusti e mettere nel mirino gente che lavora», e ricorda che «le aggressioni agli operatori sanitari sono all’ordine del giorno».
Ma le anomalie non sono poche. Nel territorio provinciale dell’Asp reggina (esclusa la città di Reggio) lavorano 800 medici – senza contare i convenzionati e quelli di famiglia – per 350/400 posti letto. La stessa Asp registra la più alta percentuale di personale ospedaliero (cioè il 53%) ad avere il diritto di limitazione o esclusione dai turni di lavoro, perché fisicamente non idoneo o per assistere parenti gravemente malati. 53% significa che, su 1178, lavorano a regime ridotto 652 operatori sanitari vari. Nelle altre province, invece, la quota scende al 25-30%. Numeri che sottolineano un quadro pazzesco. Che porta i calabresi a “scappare” per curarsi altrove. «Il più grande ospedale della Calabria è fuori dalla Calabria» dice il governatore Mario Oliverio, che punta il dito contro Massimo Scusa e la gestione commissariale. Intanto, mentre i Lea (Livelli essenziali di assistenza) sono al minimo, non c’è un solo dirigente del Dipartimento per la tutela della salute che nel 2015 non abbia incassato il 100% del premio di risultato.
E le Procure indagano, ma, lo dice il procuratore capo di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, «le nostre inchieste sono fatte tutte senza la collaborazione o, peggio, contro la volontà della parte offesa. E non c’è un solo controllo dei vigili del fuoco in una struttura sanitaria che non abbia trovato criticità sul fronte della sicurezza e della prevenzione».

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