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Delitto Todaro, arrestato il cognato

CATANZARO Avrebbe attirato suo cognato in una trappola mortale, inducendolo a salire su un furgone insieme ai suoi assassini per poi farlo sparire nel nulla. A pochi giorni dalla requisitoria del p…

Pubblicato il: 07/06/2016 – 6:51
Delitto Todaro, arrestato il cognato

CATANZARO Avrebbe attirato suo cognato in una trappola mortale, inducendolo a salire su un furgone insieme ai suoi assassini per poi farlo sparire nel nulla. A pochi giorni dalla requisitoria del pm della Distrettuale di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che ha formulato la richiesta di ergastolo per Michele Lentini nell’ambito del processo per l’omicidio di Giuseppe Todaro, i carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro hanno notificato a Davide Sestito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda, per i reati di sequestro di persona e omicidio premeditato, aggravati dal metodo mafioso. Davide Sestito è gravemente indiziato di aver sequestrato e poi ucciso Giuseppe Todaro, 29 anni, in concorso con Maurizio Tripodi 57 anni, condannato in appello a venti anni di reclusione, Michele Lentini 45 anni, attualmente a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, e con i defunti Vittorio Sia e Agostino Procopio. L’omicidio di Todaro, nasce all’interno della faida del soveratese tra i Gallace di Guardavalle, storicamente presenti nel territorio e il sodalizio Sia-Tripodi-Procopio. La vittima, così come suo padre Domenico, oggi collaboratore di giustizia, faceva parte del gruppo diretto e guidato da Vincenzo Gallace. Davide Sestito, secondo l’accusa, la sera del 21 dicembre 2009, avrebbe attirato il cognato Giuseppe in una trappola mortale, invitandolo a salire a bordo del furgone Fiat Doblò bianco di Agostino Procopio, mentre si accingeva a rincasare con la compagna. Da quel momento si sono perse definitivamente le sue tracce.

LA SCOMPARSA DI TODARO Giuseppe Todaro è scomparso nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2009. L’attività di indagine messa in campo Carabinieri del Nucleo investigativo, e coordinata dalla Dda, ha portato all’operazione “Showdown” contro il sodalizio Sia-Tripodi-Procopio e, tra i vari capi d’imputazione, ha messo in evidenza la responsabilità di Lentini, Tripodi e i i defunti Sia e Procopio, in merito all’omicidio e all’occultamento del cadavere del 29enne. La causa dell’omicidio è da attribuirsi al tentato omicidio di Vittorio Sia, avvenuto poche ore prima. Quest’ultimo, scampato all’agguato avrebbe ordinato di eliminare i due autori del gesto: Giuseppe Todaro e Pietro Chiefari, che verrà assassinato il 16 gennaio 2010. L’attività investigativa si è avvalsa della collaborazione di diversi pentiti tra i quali Domenico e Vincenzo Todaro (a partire dal 10 marzo 2010), Antonino Belnome (sul finire dell’anno 2010), Bruno Procopio, figlio del capocosca Fiorito Procopio (a partire dal dicembre 2011) e Gianni Caratola. Le indagini hanno permesso di trovare riscontro alle dichiarazioni dei collaboratori grazie a una serie di attività tra le quali l’acquisizione di filmati relativi alla sera del 21 dicembre 2009 e attività di tipo intercettivo. Tutte hanno portato nella stessa direzione: Sestito ha attirato suo cognato in un trappola mortale, ennesima vittima di una faida iniziata nel 2002.

UNA LUNGA SCIA DI SANGUE La guerra tra i Gallace e i Sia-Tripodi-Procopio ha lasciato una lunga scia di sangue. Pur di ottenere il dominio sullo sviluppo turistico e commerciale del soveratese e di mettere le mani sugli appalti pubblici, i due gruppi non hanno risparmiato vittime sul campo. E’ in tale contesto che si scatenava una vera e propria guerra tra opposte consorterie di ‘ndrangheta. Solo nell’area del soveratese, in un breve arco di tempo, tra il 2009 e il 2010, possiamo contare l’attentato alla vita di Vittorio Sia, l’omicidio di Vittorio Sia, l’omicidio di Agostino Procopio, il tentato omicidio di Fiorito Procopio, il tentato omicidio di Antonio Gullà, il sequestro di persona e l’omicidio di Giuseppe Todaro, l’omicidio di Pietro Chiefari, l’omicidio dei fratelli Vito e Nicola Grattà, l’omicidio di Ferdinando Rombolà.
Davide Sestito si trova in carcere dal febbraio 2013, dopo l’operazione che, a maggio 2012, ha portato all’arresto di diversi esponenti della cosca Procopio. Sestito è ritenuto sodale ed organico alla compagine mafiosa. Tuttavia si era dato alla latitanza, rendendosi irreperibile. Questo fino alle alle ore 23:40 del 15 febbraio 2013, quando, dopo un’articolata attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, è stato tratto in arresto in Germania nella città di Saarbrücken, mentre tentava di ricongiungersi alla moglie e alla figlia che lo avevano raggiunto.
Secondo le testimonianze dei pentiti il cadavere di Todaro sarebbe stato seppellito con l’uso di un escavatore.
Il 14 gennaio scorso, in corte d’Assise, nel corso del processo contro Lentini, Elisa Altamura, madre di Giuseppe Todaro ha detto: “Devono mettersi la coscienza a posto e dirmi dove hanno messo mio figlio, almeno gli vado a mettere un fiore”.

 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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