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I cittadini in piazza per il Tribunale dei minori. Le istituzioni no






REGGIO CALABRIA Nessuno. Nè Comune, né Provincia, né Regione hanno sentito la necessità di essere presenti. Scampata la pioggia di comunicati seguita alla notizia delle minacce arrivate all’indi…

Pubblicato il: 08/06/2016 – 9:23
I cittadini in piazza per il Tribunale dei minori. Le istituzioni no






REGGIO CALABRIA Nessuno. Nè Comune, né Provincia, né Regione hanno sentito la necessità di essere presenti. Scampata la pioggia di comunicati seguita alla notizia delle minacce arrivate all’indirizzo della Procura e del Tribunale dei minori e del magistrato Rosario Di Bella, nessuno dei rappresentati istituzionali locali ha sentito il dovere di stringersi attorno a chi sta tracciando un solco importante nel contrasto giudiziario alla ‘ndrangheta. Proprio Reggio Calabria ha iniziato ad adottare provvedimenti rivoluzionari nei confronti dei figli di famiglie di ‘ndrangheta, allontanati da madri e padri cui per ordine del Tribunale viene revocata la patria potestà. Una linea d’azione che ha fatto breccia e inizia a portare risultati: ragazzi che si allontanano dal percorso per loro stabilito dalle famiglie di ‘ndrangheta da cui provengono, madri che si rivolgono alla Procura per iniziare un percorso di collaborazione che emancipi i loro figli da un destino da “uomo d’onore”, o semplicemente che chiedono aiuto. Dinamiche che non piacciono – per nulla – ai clan, che proprio sui figli investono per perpetuare il proprio potere nel tempo, e sono costate a Procura e Tribunale dei minori le pesanti minacce degli ultimi mesi. Intimidazioni che giudici e pm hanno affrontato in splendida solitudine istituzionale. Con loro si sono invece schierate – in maniera visibile e determinata – le associazioni antimafia della città e gli avvocati della Camera minorile distrettuale di Reggio.

Ieri mattina, con striscioni e megafoni, c’erano tutti al sit in convocato di fronte al Tribunale dei minori. Una manifestazione organizzata per dimostrare la vicinanza della città, ma anche per rompere la cappa di silenzio e isolamento che opprime i magistrati che lì lavorano. Una nebbia che lascia giudici e pm a far fronte da soli alle insuperabili carenze di organico, come di personale amministrativo, alle palesi insufficienze del budget pensato per quella struttura, come al deserto di strutture sociali che con il Tribunale possano lavorare. Ostacoli che Procura e Tribunale affrontano ogni giorno con la consapevolezza che solo privando la ‘ndrangheta dell’infinito esercito di riserva che la progenie le assicura, sarà possibile sconfiggerla. Per questo, ieri attivisti, semplici cittadini e legali non hanno esitato a schierarsi con i magistrati incaricati di portare a termine tale delicato compito. Le istituzioni locali invece no.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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