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Sanità, il governo boccia la "salva-commissari"

LAMEZIA TERME Oliverio ce la mette tutta per piacere a Renzi, ma il premier proprio non ne vuol sapere di far passare in cavalleria le sue leggi in materia sanitaria. Il governo ha infatti impugnat…

Pubblicato il: 10/06/2016 – 13:47
Sanità, il governo boccia la "salva-commissari"

LAMEZIA TERME Oliverio ce la mette tutta per piacere a Renzi, ma il premier proprio non ne vuol sapere di far passare in cavalleria le sue leggi in materia sanitaria. Il governo ha infatti impugnato davanti alla Corte costituzionale due norme licenziate lo scorso aprile dal Consiglio calabrese: la 10, “Norme per la tutela della salute dei pazienti nell’esercizio delle attività specialistiche odontoiatriche”, e la 11, “Istituzione dei servizi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico sanitarie, tecniche della prevenzione e delle professioni sociali”. Una pessima notizia per il governatore che – anche per mezzo della costituzione di un comitato per il Sì al referendum in ogni Comune – sta tentando in tutti i modi di entrare nelle grazie di un presidente del Consiglio che, forse, non lo ha mai amato troppo. 

LA DECISIONE Durante la riunione di oggi il Consiglio dei ministri ha deciso di appellarsi alla Consulta in quanto le due leggi «interferiscono con le funzioni del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario» e «contrastano» con le previsioni del Piano stesso. La legge 11, in particolare, stabiliva un prolungamento da 6 a 12 mesi della durata dei commissariamenti nelle Aziende sanitarie e ospedaliere. Una proroga bocciata dal governo in quanto «contrasta con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di tutela della salute» e viola l’articolo 117 (terzo comma) della Costituzione.

LE NORME Le leggi che saranno sottoposte al giudizio della Corte costituzionale erano state approvate in aula lo scorso 19 aprile: la 10 proposta dalla giunta, la 11 dai consiglieri di stretta osservanza oliveriana Michele Mirabello e Giuseppe Giudiceandrea. A scatenare la polemica politica fu soprattutto la “salva-commissari”, grazie alla quale molti manager in scadenza ma graditi all’esecutivo regionale sono infine rimasti al loro posto. Uno di loro è Sergio Arena, riconfermato alla guida dell’Asp di Crotone nonostante il suo nome non comparisse nell’elenco degli idonei alla carica di direttore generale.
Il commissario dell’azienda pitagorica, alla vigilia del voto amministrativo a Crotone, era stato accusato dal candidato sindaco Ugo Pugliese di usare il suo ruolo per fare politica pro-Pd. «Parrebbe», spiegava l’aspirante primo cittadino che domenica 19 affronterà il ballottaggio con la candidata dem Rosanna Barbieri, che negli uffici della direzione generale dell’Asp «vi siano soggetti appartenenti a un ben definito partito politico, i quali, al fine nemmeno tanto celato di stimolare clientele elettorali, nonché di promuovere “suggerimenti” e “inviti” nei confronti dei dipendenti e di possibili candidati in liste elettorali poco gradite al management dell’Asp, suggeriscano di avvicinarsi a “questo” e solo a “questo” partito politico».
Il governo, ora, si appella alla Consulta. Anche se l’eventuale cancellazione delle norme avverrà comunque a urne già chiuse.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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