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Omicidio a via Popilia, Mignolo sarà giudicato con il rito abbreviato

COSENZA Sarà giudicato con rito abbreviato condizionato Domenico Mignolo, accusato dell’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso il 29 marzo 2015 a via Popilia. Lo ha deciso il gup di Cosenza …

Pubblicato il: 13/06/2016 – 14:35
Omicidio a via Popilia, Mignolo sarà giudicato con il rito abbreviato

COSENZA Sarà giudicato con rito abbreviato condizionato Domenico Mignolo, accusato dell’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso il 29 marzo 2015 a via Popilia. Lo ha deciso il gup di Cosenza oggi, nel corso dell’udienza preliminare, a seguito delle indagini condotte dai pm Donatella Donato e Antonio Bruno Tridico, che hanno chiesto il rinvio a giudizio per lui e anche per tre presunti favoreggiatori di Mignolo. Si tratta di Leonardo Bevilacqua, della sua compagna Mirella Occhiuzzi e di Riccardo Altomare. Anche per loro è stata accolta la richiesta di rito abbreviato condizionato. In particolare la difesa di Mignolo ha depositato una consulenza balistica (firmata dai periti Sandro e Gianluca Lopez) e aveva fatto richiesta di abbreviato condizionato alla relazione balistica, all’esame dei consulenti e di un’altra testimone. I pm si sono opposti alle ultime due richieste e si sono riservati di controdedurre prova contraria sulla consulenza balistica depositata questa mattina. Il gup Alfredo Cosenza ha accolto le richieste della Procura e ha accolto la richiesta di abbreviato condizionato soltanto alla consulenza balistica. La Procura produrrà controdeduzioni. Il giudice ha rinviato al prossimo 20 giugno per la requisitoria dei pm.
Mignolo, ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan Rango-Zingari, è già detenuto in regime di 41 bis per altri reati, tra cui l’associazione mafiosa perché coinvolto in inchieste della Dda che riguardano la cosca bruzia.
Secondo le indagini – coordinate sin dal primo momento dai pm Tridico e Donato sotto la direzione dell’ex procuratore capo Dario Granieri e dell’aggiunto Marisa Manzini – Taranto sarebbe stato attinto da un colpo di revolver calibro 38/357 magnum che Mignolo avrebbe esploso dal balcone della propria abitazione. Dalla complessa attività di indagine – corroborata da intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle testimonianze di amici e familiari di Mignolo e Taranto e dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia – è emerso che Mignolo fosse particolarmente adirato per non aver ricevuto «lo stipendio» dal proprio clan nel periodo in cui era stato detenuto.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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