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L'accordo per le estorsioni sull'A3 a Lamezia

LAMEZIA TERME A partire dai primi anni 2000 gli equilibri e gli accordi all’interno delle cosche lametine cominciano a rompersi. In particolare dopo l’omicidio di Nino Torcasio il vento era cambiat…

Pubblicato il: 17/06/2016 – 8:22
L'accordo per le estorsioni sull'A3 a Lamezia

LAMEZIA TERME A partire dai primi anni 2000 gli equilibri e gli accordi all’interno delle cosche lametine cominciano a rompersi. In particolare dopo l’omicidio di Nino Torcasio il vento era cambiato e per farlo sapere a tutti la consorteria Cannizzaro-Daponte-Iannazzo cominciò a danneggiare ed estorcere «tutti quelli che erano gli imprenditori lametini senza distinzione». Lo racconta il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice. Parole raccolte nei verbali depositati nel processo Andromeda, contro la consorteria di Sambiase, e che raccontano come agì la cosca quando il clima a Lamezia Terme cominciò a diventare rovente. Innanzitutto venne rotto un patto tra i più importanti, afferma Pulice: «[…] a Lamezia Terme tutte le cosche sanno chi sono gli estorti delle altre cosche». Si sa da chi viene estorta e protetta un’impresa e «anche per una questione di rispetto tra di noi, è reciproco, non andare a toccare un cantiere che è sotto la protezione di qualcun altro». Ma quando gli equilibri vennero meno iniziarono una serie di atti intimidatori a scopo estorsivo, a tappeto, nei confronti di tutti gli imprenditori senza più distinguere chi era sotto la protezione di un’altra cosca.
Eppure, prima di quella data, i patti erano chiari, il territorio era diviso e il racket agli appalti più grossi veniva spartito in maniera equa. «[…] Iannazzo Torcasio e Giampà in questi grossi lavori – racconta Pulice – andavano sempre d’accordo, cioè dividevano sempre i soldi eh, anche se erano nemici tra di loro i Iannazzo con i Torcasio». Un esempio su tutti? I lavori sulla tratta autostradale.



I LAVORI SULLA SALERNO-REGGIO IN MANO AI COSENTINI Se lo ricorda bene Gennaro Pulice, era il 1998, periodo in cui era sorvegliato speciale. «All’epoca – ricorda Pulice – il cantiere… la ditta che seguiva i lavori era una ditta nelle mani dei cosentini e ha fatto anche la tratta di Lamezia Terme, quindi i cosentini pretendevano che nessuno andasse a fare il danno alla ditta. Se i soldi se li prendevano solo i Iannazzo, i Torcasio gli facevano il danno piuttosto che i Giampà». Per mettere al riparo la ditta che “proteggevano”, i cosentini – che il collaboratore identifica con la consorteria Lanzino-Ruà-Presta – decisero di arrivare a un «placido accordo a dire “bene, soldi ce li portano direttamente i cosentini senza fare estorsioni […] però mi raccomando ce li dividiamo in parti uguali ma non facciamo danni». In seguito Pulice parlò di questo particolare quando venne a trovarsi in carcere con Mario Piromallo «proprio perché era lui che portava direttamente i soldi alla famiglia Iannazzo».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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