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Il fallimento del Pd e le sorti della Calabria

Che ci sia la necessità di una «riflessione seria», lo ha capito, o meglio lo ammette, anche il segretario regionale del Partito democratico, Ernesto Magorno. Resta assolutamente da chiarire, invec…

Pubblicato il: 20/06/2016 – 15:09
Il fallimento del Pd e le sorti della Calabria

Che ci sia la necessità di una «riflessione seria», lo ha capito, o meglio lo ammette, anche il segretario regionale del Partito democratico, Ernesto Magorno. Resta assolutamente da chiarire, invece, se questo Pd calabrese abbia, nella sua classe dirigente, le potenzialità e la determinazione necessaria a operare una svolta, lasciando a casa vecchie abitudini, antichi maneggi e vetusti arnesi della politica che con la loro presenza azzerano la credibilità di un partito al quale ormai i veri democratici e gli autentici riformisti girano le spalle.
Cosa sono le sconfitte di Cosenza e quella recentissima di Crotone se non la testimonianza del fallimento di una politica messa in campo in occasione delle ultime elezioni regionali?
Il Pd perde ovunque ma a Crotone non è la stessa cosa, perché a Crotone il Pd non viene sconfitto né dal centrodestra, né dal movimento 5 Stelle: lo abbatte la famiglia Sculco, avantieri alleata del centrosinistra guidato da Agazio Loiero; ieri alleata del centrodestra guidato da Peppe Scopelliti; oggi nuovamente alleata del centrosinistra guidato da Mario Oliverio.
E a Cosenza, cosa ha determinato la sconfitta secca al primo turno se non l’aver preso a bordo tutti i trasmigranti della politica cosentina passati con disinvoltura dalla giunta Occhiuto alla santa alleanza guidata da Guccione?
Su questo ancora tace Ernesto Magorno: «Il risultato elettorale, dopo il turno di ballottaggio di ieri, determina in maniera netta e urgente la necessità di una riflessione seria finalizzata al rilancio dell’azione politica del Partito democratico in Calabria». Poi il segretario regionale del Pd aggiunge: «È il momento di riflettere e di lavorare per l’unità: nei momenti di difficoltà è importante restare uniti». E convoca, per l’esame del voto, una direzione regionale per il prossimo 28 giugno.
Ma prima ancora di attendere quel confronto e di far sapere se e quali correttivi verranno presi, ecco che già indica la via dell’unità: «Sulla vittoria del “Sì” al referendum sulle riforme costituzionali del prossimo mese di ottobre si gioca la partita più importante per il futuro del Paese. La Calabria è chiamata anche a fare un grande salto di qualità con misure finalizzate al rilancio infrastrutturale, alla tutela del territorio, dell’ambiente, delle nostre risorse naturali e paesaggistiche, con particolare attenzione per i giovani e per le imprese produttive, quelle contenute nel Patto per la Calabria, firmato nelle scorse settimane da presidente della Regione Mario Oliverio e dal premier Renzi che sarà al centro di una importante iniziativa che si terrà a Catanzaro il prossimo 29 giugno organizzata dal Pd Regionale».
Messa così pare proprio che la scelta sia quella del suicidio politico.
Nessun accenno al recupero della democrazia interna; nessun riferimento allo Statuto vilipeso e tradito (tre segretari provinciali da anni al loro posto pur essendo decaduti perché incompatibili); nessun chiarimento nel gruppo consiliare e tra i gruppi consiliari della composita maggioranza alla Regione Calabria.
E ancora: totale autoreferenzialità dell’azione amministrativa della giunta regionale. Nomine, deleghe, investimenti, iniziative, tutto deciso in tavoli clandestini e non istituzionali. Senza alcun dibattito politico né in seno al partito e tantomeno in seno al consiglio regionale. Dame bianche e dame nere, ciambellani e avventurieri che ancora scorrazzano per gli uffici e nelle istituzioni a parodia pasoliniana del clima da fine regime che si registra, mentre cresce lo scollamento tra cittadini e partiti e tra questi ultimi e la democrazia.
Hanno perso un anno scorrazzando per i paesi della Calabria con l’ospite romano di turno da esibire alla plebe ad autocelebrazione di una gloria mai posseduta e sol per questo mai persa. Intendono continuare?
Non sono, a questo punto, le sorti del Pd calabrese quelle che preoccupano e spingono a scrivere. Facessero come credono. Qui, però, è la Calabria nel suo insieme a pagare il conto del fallimento che ci sarà se non si mette mano, subito, a una netta inversione di rotta.
Ci pensino bene quando si incontreranno il 28 giugno. In quella data o arrivano risposte certe e scelte adeguate, oppure ogni altro appuntamento, elettorale o referendario che sia, servirà ai cittadini per imporre una nuova solenne bocciatura a questa politica e a questi politicanti.

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