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Caos nel Pd, i consiglieri di Vibo: «Ci autosospendiamo»

VIBO VALENTIA Il Pd calabrese frana pezzo a pezzo addosso al suo segretario, Ernesto Magorno. Dopo le pesanti sconfitte alle amministrative di Cosenza e Crotone, adesso si apre un nuovo fronte a Vi…

Pubblicato il: 21/06/2016 – 14:55
Caos nel Pd, i consiglieri di Vibo: «Ci autosospendiamo»

VIBO VALENTIA Il Pd calabrese frana pezzo a pezzo addosso al suo segretario, Ernesto Magorno. Dopo le pesanti sconfitte alle amministrative di Cosenza e Crotone, adesso si apre un nuovo fronte a Vibo. Otto consiglieri comunali del Pd (sono in tutto 11) hanno deciso di autosospendersi dal partito in protesta con il segretario regionale, colpevole di aver fatto slittare a data da destinarsi il congresso provinciale, ufficialmente convocato per il 24 giugno e di fatto annullato senza una comunicazione formale.
L’annuncio della maggioranza del gruppo dem (Giovanni Russo, Giuseppe Cutrullà, Stefania Ursida, Sabatino Falduto, Antonino Roschetti, Antonia Massaria, Pasquale Contartese e Rosario Tomaino) avverrà giovedì prossimo nel corso di una conferenza stampa in cui verranno spiegate le ragioni di un atto di dissenso che aumenta il caos nel Pd calabrese.
La slavina rischia di essere ancora più grande: per venerdì è in programma un’assemblea pubblica durante la quale molti sindaci e tesserati della provincia aderiranno alla posizione degli otto consiglieri che fanno riferimento all’ex assessore comunale e dirigente del Pd Vito Pitaro, a sua volta vicino al deputato Bruno Censore.

LO STRAPPO Lo strappo tra l’ala maggioritaria vibonese e la segreteria di Magorno è molto ampio e non sarà facile ricucirlo. Il malcontento era esploso all’indomani della bruciante sconfitta alle elezioni del 2015, con il forse inatteso trionfo di Elio Costa a scapito del giovane notaio Antonio Lo Schiavo, che oggi non fa parte del gruppo dissidente. Da allora lo scollamento tra base locale e vertici del partito si è via via accentuato, anche a causa di una leadership resa instabile dall’incompatibilità di Michele Mirabello che, in base allo statuto Pd, non avrebbe potuto ricoprire contemporaneamente il ruolo di consigliere regionale e segretario provinciale. L’attuale presidente della commissione Sanità a Palazzo Campanella ha lasciato l’incarico alcuni mesi fa, ma da allora i dem vibonesi sono senza guida, privi perfino della spesso abusata figura del commissario.
Il congresso poteva essere allora l’occasione giusta per ripartire, ma Magorno ha preferito cancellare l’appuntamento, probabilmente anche con il benestare del governatore Mario Oliverio.
E insomma, neppure a Vibo spira il vento della pacificazione. Anche perché la possibile nomina a segretario provinciale di Vincenzo Insardà, sostenuto dal gruppo Pitaro-Censore, non trova per niente d’accordo l’area minoritaria del partito che si riconosce nell’ex presidente della Provincia Francesco De Nisi, non per niente uomo forte di Magorno.

FALLIMENTO «Siamo costretti a prendere una posizione critica rispetto a una classe dirigente che ha bisogno di una scossa», spiega il capogruppo Pd in Comune Giovanni Russo. «In due anni abbiamo perso le elezioni in città capoluogo come Cosenza e Crotone e in altri importanti centri come Lamezia e Rosarno. Noi ci battiamo quotidianamente nei territori, ma vogliamo capire se questo partito esiste ancora». A parere di Russo, a Magorno resta una sola possibilità per uscire dal pantano in cui si è cacciato con tutto il partito: riallacciare i rapporti con i circoli locali, con i militanti che chiedono rappresentatività. «Avere un partito forte alle spalle conviene a tutti, non ultimo al governo regionale. Solo così l’azione politica può risultare davvero efficace».
«Siamo stanchi», confessa un altro consigliere, Giuseppe Cutrullà. «Vogliamo il congresso e una decisa inversione di rotta. Non è possibile perdere ovunque e non intervenire mai sui temi decisivi che interessano la regione. Magorno si limita a fare quotidiane dichiarazioni antindrangheta; importanti, certo, ma fare il segretario regionale vuol dire anche confrontarsi con le tante emergenze della Calabria». E con i problemi di un Pd uscito con le ossa rotta dal voto. «Per ristabilire l’agibilità democratica a Vibo serve il congresso. È chiaro che se il segretario regionale non è in grado di mediare con il territorio, il suo ruolo viene meno. Dire che serve una riflessione seria dopo la sconfitta elettorale è una frase troppo generale. Bisogna invece azzerare i gruppi dirigenti che hanno fallito. E Magorno ha fallito».

 

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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