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Il Pd calabrese ha un problema di credibilità



L’altra notte si è definitivamente materializzato l’esito politico-amministrativo prevedibile in Calabria per il centrosinistra. Fortunatamente le perdite non sono state totali grazie alle facce pu…

Pubblicato il: 21/06/2016 – 8:15
Il Pd calabrese ha un problema di credibilità



L’altra notte si è definitivamente materializzato l’esito politico-amministrativo prevedibile in Calabria per il centrosinistra. Fortunatamente le perdite non sono state totali grazie alle facce pulite messe in gioco, in verità, in tante liste che hanno gareggiato alle ultime competizioni. Per il resto, il campo del post elezioni amministrative è disseminato di cadaveri e affollato di “feriti nell’anima”, nel loro credo politico. Questo è, tuttavia, quanto ci si aspettava da queste parti, atteso che il Pd non ha saputo positivamente reagire alle disfatte di Lamezia Terme e Vibo Valentia, per finire a quelle di Cosenza e dell’inimmaginabile Crotone, senza contare Rosarno ove è difficile rintracciare persino la sua impronta digitale, nonostante la particolarità della zona.
Tanti flop, troppi, che hanno dimostrato una perdita di affezione dei militanti, prima, e quindi dei cittadini, cui necessita opporre come rimedio il rinnovamento del partito, pena il suo totale dissolvimento.
Esiste un problema di credibilità del Pd calabrese. Della sua debacle. Di come lo stesso non è più tra i cittadini. Di come è divenuto incapace di interpretare e soddisfare i bisogni della società civile. Di ciò che ne rimane. Di come amministra male tanti Comuni, soprattutto quelli afflitti da bilanci in default più o meno palesi. Di come non governa ancora la Regione.
Dopo un’attenta analisi del voto vi è la necessità di pervenire, nel più breve tempo possibile, ad una sintesi che scandisca il da farsi, tenendo conto di ciò che è da cambiare (rectius, rivoluzionare). Molto probabilmente occorrerà un nuovo motore che dovrà sostituire quello fuso, da tempo inutilizzabile per difetto di fabbrica. È urgente individuare le donne e gli uomini funzionali a far diventare il Pd un autentico guardiano dell’esigibilità dei diritti di cittadinanza nonché il sostenitore della questione morale. Quel dovere ineludibile che non passa mai di moda (tutt’altro), promosso dall’indimenticabile Enrico Berlinguer, da porre prioritariamente al centro di tutta la politica (M5S compreso), a cominciare dal Pd, anch’esso da tempo disattento. Un dovere politico fondamentale per fare sì che la stessa questione morale possa essere fattivamente estesa alla quotidiana amministrazione della res pubblica, afflitta da una ingombrante corruzione che, se non aggredita a cura delle rappresentanze partitiche, rimarrebbe una bandiera da esporre. Emulando così ciò che si fa, per esempio, con il calendario dei Carabinieri appeso dietro le scrivanie dei decisori, pubblici e privati, a pseudo dimostrazione del rispetto assoluto della legalità praticata.
Questa premessa vuole essere funzionale a stimolare la migliore concretezza nell’attività di governo, ove la politica è tenuta a decidere, ma anche di quella alternativa, ove il Pd è di opposizione, di operare un severo controllo di ciò che fanno i relativi decisori.
Insomma, il Pd dovrà trovare il modo, all’esito dei più recenti referti popolari che suggeriscono il totale rinnovamento dei quadri dirigenti, per riacquistare la fiducia dei cittadini. Dovrà farlo sulle cose, meglio dimostrando di fare ciò che tutti gli altri non hanno mai fatto, a prescindere se i perenni inadempienti siano stati avversari politici o meno. Dovrà farlo tenendo nel dovuto conto che la Calabria ha bisogno di cura politica più che altrove, garantita da una riorganizzazione del partito degna di questo nome.
Per organizzare uno tale laborioso riscatto politico nei confronti della società complessiva – sì da renderla più attiva negli appuntamenti elettorali sempre di più disertati dai potenziali elettori – necessitano due cose:
– il totale rinnovamento del partito, da realizzare nell’immediato ma da gestire nel miglior modo possibile, anche a cura di chi ha forse avuto la unica colpa di mediare troppo le prepotenze altrui, rintracciando le migliori energie tra i tanti giovani figli di Calabria;
– una intelligente costruzione del sapere, a cominciare dal governo della Regione, ove l’accentramento delle decisioni, l’eccessiva delega ai dirigenti, spesso compromessi e con storie alle spalle non edificanti, e l’assenza di presenze capaci di realizzare la rinascita dell’ente hanno fatto sì lo stesso rimanesse ciò che è sempre stato: il laboratorio del nulla.
Quanto alle cose da fare, è il Pd calabrese che deve produrre, finalmente, il proprio progetto politico-industriale, funzionale a riordinare il sistema degli enti locali, autentico volano delle politiche territoriali e dello sviluppo reale. E dunque dire ai cittadini cosa e come fare al riguardo. Non solo. A riportare l’assistenza socio-sanitaria nelle sedi istituzionali deputate alla sua programmazione, ampiamente concertata.
Concludendo, è assurdo supporre di continuare a non fare alcunché sui grandi temi di sviluppo e di progresso. Un turismo senza turisti, un’agricoltura trascurata, un assetto del territorio a rischio totale, un mare con il suo fascino smarrito, un artigianato senza presente e futuro, una sanità senza salute, una assistenza sociale da sempre invisibile e un utilizzo disattento dei Fondi comunitari reclamano l’ascolto e l’impegno istituzionale davanti l’ingresso della Cittadella. Sino ad oggi, però, nessuno ha risposto.

*docente Unical

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