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La parentopoli sanitaria nel Savuto

PANETTIERI Sulla carta la casa albergo “San Carlo Borromeo”, residenza sanitaria assistenziale destinata agli anziani, doveva rappresentare il riscatto di un piccolo paesino di montagna, Panettieri…

Pubblicato il: 23/06/2016 – 16:49
La parentopoli sanitaria nel Savuto

PANETTIERI Sulla carta la casa albergo “San Carlo Borromeo”, residenza sanitaria assistenziale destinata agli anziani, doveva rappresentare il riscatto di un piccolo paesino di montagna, Panettieri, in provincia di Cosenza. Nella realtà si è trasformata in un mutuo ventennale con la Cassa depositi e prestiti da 380mila euro per cui il Comune deve restituire la somma di 539mila euro con un costo di interessi pari a 160mila euro e rate da 60mila euro. In più, ad aprile 2007, è stato approvato un lotto di completamento dei lavori del valore di 127mila euro da finanziare con 60mila euro di fondi derivanti dalla Ifit Srl (società che doveva realizzare il parco eolico “Savuto” che non ha mai visto la luce), 44.986 mila euro da coprire con economie del progetto principale (quanto risparmiato dal progetto principale) e 22mila euro di fondi di bilancio comunale. Sono grandi investimenti per un piccolo paesino di nemmeno 400 abitanti ma lo scopo, come premette la delibera di aprile 2005 che stabilisce l’affidamento dell’incarico professionale dei lavori, doveva essere nobile: «Con la strada che si intende intraprendere oltre volersi valorizzare e potenziare il patrimonio comunale e offrire un servizio che migliori la qualità della vita degli anziani assistiti si intendono creare nuove possibilità occupazionali per evitare lo spopolamento del territorio». Le nuove possibilità occupazionali alla fine sono arrivate. E sono arrivate in particolar modo per la famiglia del sindaco Salvatore Parrotta che governa Panettieri quasi ininterrottamente dal 1998. Così troviamo tra i dipendenti della casa albergo la moglie del sindaco, Teresa Paonessa, le cugine Giovanna Torchia, Giovanna Adamo, Carla Parrotta, Elisa Gigliotti e la cugina acquisita Caterina Arabia. A prestare la loro opera nella rsa ci sono anche la moglie del consigliere Fausto Mancuso, Maria Vizza, e la cognata Antonella Pettinato. Anche il consigliere Massimiliano Scaccia ha una zia nella “San Carlo Borromeo”, Rita Cianflone. Si tratta di quasi il 50% dei 21 dipendenti della casa albergo, in parte con contratti a tempo indeterminato, in parte a tempo determinato ma tutti part-time. Nulla di illegittimo (nelle case di cura non si entra certo per concorso), ma i numeri sembrano raccontare una certa assonanza tra sanità e politica. L’azienda che ha assunto i dipendenti è una associazione temporanea di imprese, di cui è capogruppo la Se.Gi srl il cui socio di maggioranza, con l’80% della proprietà, è l’imprenditore cosentino Andrea Guccione, il 20% appartiene a Eleonora D’Acri, mentre amministratore unico e rappresentante dell’impresa è Herman Altomare. Dell’Ati fanno anche parte Eracle servizi srl (il cui amministratore unico è la signora Anna Teresa Greco, 73 anni, che divide la proprietà dell’azienda al 50% con Angelo D’Acri) e il Consorzio cooperative sociali Sisifo. La stessa Ati deve al Comune tre annualità del canone (36.800 euro) per la gestione della struttura, dal 2013 al 2015, per un totale di 110.400 euro.

STORIA DI UNA RSA Nel 2005 nasce il progetto di trasformare l’edificio scolastico di Panettieri in una struttura socio assistenziale. Lo mette nero su bianco una determina di aprile 2005: «Premesso che l’aumento della popolazione anziana e la continua diminuzione delle nascite che ha ridotto la frequenza della scuola elementare a pochi alunni hanno determinato la volontà dell’amministrazione comunale, per rendere produttivi i beni pubblici, di realizzare una struttura socio-assistenziale per la terza età utilizzando allo scopo l’edificio scolastico e trasferendo la scuola presso altri locali di proprietà comunale».
Si prevede di creare una struttura da 20 posti che dovrebbe portare al paesino un introito annuale di 50mila euro. 
Il 16 aprile del 2007 viene approvato un lotto di completamento del lavori del valore di 127mila euro e la giunta comunale delibera di ricorrere alla trattativa privata stipulando un nuovo contratto col medesimo appaltatore del lavoro principale, la ditta Baffa Costruzioni generali snc, «per esigenza di completamento del lavoro».
Il due maggio 2007 viene ripubblicata l’asta pubblica per la concessione dell’immobile da utilizzare come casa albergo: nove anni rinnovabili; importo presunto dell’appalto di 50mila euro, 28 posti letto, previa fornitura dell’arredo del mobilio e delle attrezzature necessarie al funzionamento della struttura.
Il 15 dicembre 2007 viene approvato dell’atto di transazione con l’Ati formata da Se.Gi Srl, Eracle Servizi Srl e Sisifo consorzio cooperative sociali e in quella stessa data vi è la consegna dei lavori, incompleti, per 25 posti letto. La concessione è di nove anni, rinnovabili. 
Ma all’orizzonte si stagliano le difficoltà per l’accreditamento delle nuove strutture socio-assistenziali a causa del blocco intervenuto con la legge 296/2007. 
Così il 14 giugno 2008 la Se.Gi srl scrive al Comune, rilevando le difficoltà dell’accreditamento e specificando che le nuove linee guida portano la rsa a 20 posti letto utilizzabili. Si chiede di rivedere il contratto, affinché tenga conto del nuovo quadro normativo. Il 4 marzo 2009 il Comune, allora amministrato da Giovanni Bonacci, si mostra disponibile a rivisitare il canone di concessione.
Ma il 30 aprile 2009 il progetto rsa non è ancora decollato. La Se.Gi. chiede che le condizioni contrattuali vengano rivisitate per l’impossibilità di utilizzare i 28 posti letto previsti nell’originale contratto. La struttura, mancando il completamento dei lavori necessari, risulta autorizzabile per soli 15 posti letto, estensibili a 20 con ulteriori lavori di adeguamento. 
L’accordo viene finalmente raggiunto il 6 luglio 2009. La struttura, con 15 posti letto, passa da un canone annuo di 51.600 euro a 36.800. 
Piccola parentesi: a ottobre del 2008, in risposta alla deliberazione 250/2008 della Corte dei conti, il Comune di Panettieri rileva che «che le maggiori entrate derivano da accertamenti e non sono frutto di pura previsione. Al fine di salvaguardare gli equilibri di bilancio la maggiore entrata di 50mila euro derivante dal fitto della “Casa albergo San Carlo Borromeo” non è stata spalmata sui singoli interventi ma accantonata in attesa di destinazione, al fine di utilizzarla se si dovesse verificare un disavanzo di gestione che al momento non si prevede».



IN SINTESI Per il progetto della San Carlo Borromeo – nella quale si trovano ricoverate, e trattate con cura, persone anziane, dai 65 anni in su, con problemi di varia natura, dal Parkinson all’Alzheimer, malattie degenerative di altro genere o problemi psichiatrici – è stato previsto un mutuo con la Cassa depositi e prestiti con 60mila euro di rate di ammortamento per 20 anni a totale carico del Comune. La casa albergo doveva essere dotata di 28 posti letto e portare a un canone annuo di 51.600 euro. 
È stata realizzata una struttura da 15 posti letto che prevede un canone annuo di 36.800 euro, ma i pagamenti sono in ritardo di tre annualità. Anche i dipendenti vantano mesi di stipendio arretrato, senza contare di debiti contratti con i fornitori. I degenti ricoverati pagano puntualmente le rette ma la Regione, evidentemente, no.
Mentre il Comune lo scorso 21 aprile ha approvato due delibere per conferire gli incarichi legali per costituirsi in giudizio contro la Se.Gi. La strada dei grandi progetti è lastricata di inciampi e contraddizioni.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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