CATANZARO Undicimila firme, raccolte chissà come e chissà dove, dovrebbero bastare a far spegnere il lanciafiamme al segretario nazionale Matteo Renzi e ridare forza, vigore e credibilità all’intero Pd calabrese.
Ci credono in pochi, anzi al momento l’unico che ci mette la faccia dicendo di crederci è il solito, incorreggibile Ernesto Magorno: «Un traguardo importante che evidenzia come, nonostante il risultato elettorale negativo registrato in Calabria, i militanti, i segretari di circolo e gli amministratori locali si stiano mobilitando con impegno nel portare il proprio contributo all’attuazione di una riforma di portata storica».
La nota, del segretario Magorno, di scuola Miniculpop, definisce tali firme come «espressione del pieno sostegno al presidente del consiglio dei ministri e segretario nazionale del Partito in quella che, dopo due anni di cambiamento, è la sfida più grande. Siamo al fianco di Renzi che ci chiama alla mobilitazione generale nell’interesse del Paese: un’Italia che guarda al futuro con maggiore fiducia, ma per crescere ancora ha bisogno di meno sprechi, più “leggerezza”, stabilità e partecipazione, rompendo un atavico immobilismo. Continuiamo con impegno per raccogliere il maggior numero di firme possibile».
Intanto, altre firme, ben più gradite ai calabresi, stanno raccogliendo in quelle contrade dove il Pd non ha manco provveduto ad aggiornare la toponomastica, gli attivisti del Movimento 5Stelle che domenica avranno il conforto di Luigi Di Maio. Sono a sostegno di una serie di norme per il riordino della sanità calabrese contenute in un progetto di legge regionale già consegnato agli uffici di Palazzo Campanella insieme con il guanto di sfida lanciato dalla parlamentare Dalila Nesci: «La giunta Oliverio ha le ore contate».
Ma è sul metodo che il commissario liquidatore del Pd Magorno farebbe bene a riflettere: è un testo di di legge regionale, quello assemblato dai 5stelle, costruito insieme a esperti, attivisti e cittadini di ogni parte della Calabria. Indica un obiettivo chiaro: separare l’assistenza ospedaliera dalla medicina del territorio e dagli altri servizi; gestire il personale sanitario con efficacia e speditezza; gestione centralizzata degli acquisti; meno direttori generali e il 118 finalmente retto dagli ospedali. Ora l’obiettivo e raccogliere cinquemila firme di calabresi per imporre al Consiglio regionale di esaminarlo.
Anche il centrodestra, rigenerato dalle scorie eliminate grazie all’avvento del cosiddetto Partito della nazione, pare abbia ritrovato il gusto di andare a raccogliere firme, per votare No al referendum. In fondo a Occhiuto, Talllini, Orsomarso basta solo giocare di rimessa, il resto lo fa il Pd da solo. Del resto il dibattito politico sembra non costituisca più un interesse per la classe dirigente calabrese del Pd: tra comunicati a decine e dichiarazioni a centinaia, attendiamo che ancora qualcuno risponda alle puntigliose e puntuali contestazioni che il sottosegretario allo Sviluppo economico, Tonino Gentile, esponendo la posizione del governo davanti agli industriali calabresi, ha mosso al centrosinistra calabrese e al governo regionale sull’utilizzo dei fondi comunitari e sulla gestione dei bandi per lo sviluppo occupazionale.
Undicimila firme però bastano a Magorno per suonare la cetra mentre attorno a lui tutto brucia. Ottimo risultato. Nella Prima Repubblica l’ammonimento era chiaro: i voti non si contano, si pesano. Applicare la stessa regola alle firme basterà a spegnere il lanciafiamme di Matteo Renzi?
Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it
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