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C'è chi dice no alle 'ndrine

POLISTENA È iniziata con il sole per concludersi sotto una pioggia scosciante che non è però riuscita a scoraggiare i manifestanti la marcia di amministratori sotto tiro organizzata oggi da Av…

Pubblicato il: 24/06/2016 – 10:33
C'è chi dice no alle 'ndrine

POLISTENA È iniziata con il sole per concludersi sotto una pioggia scosciante che non è però riuscita a scoraggiare i manifestanti la marcia di amministratori sotto tiro organizzata oggi da Avviso Pubblico a Polistena. Partito simbolicamente da piazza Valarioti, che prende il nome dal consigliere comunista ucciso dalla ‘ndrangheta l’11 giugno del 1980, il serpentone di manifestanti, aperto da una delegazione di oltre duecento amministratori locali, ha percorso tutto il paese, per arrivare poi al palco di piazza 21 marzo. In testa al corteo, insieme ai sindaci “scortati” dai gonfaloni dei rispettivi Comuni, c’erano anche il viceministro Vincenzo Bubbico, la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, e quella della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali, Doris Lo Moro, la deputata di Sel, Celeste Costantino, e don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Per Bubbico, « Gli enti locali devono avere maggiori condizioni di agibilità per erogare servizi ai cittadini», mentre Bindi ha chiesto uno sforzo maggiore agli amministratori. «Occorre che ci sia la consapevolezza della presenza delle mafie nei centri dove si amministra», ha detto Bindi, sottolineando che «a fronte al fenomeno delle minacce agli amministratori sempre più crescenti, come dimostra il rapporto di Avviso Pubblico servono scelte consapevoli e soprattutto il recupero di una nuova dimensione di partecipazione civile da parte delle comunità». Netto è stato anche don Luigi Ciotti, che agli amministratori locali ha detto chiaramente «non sono venuto qui – ha aggiunto il fondatore di Libera – a darvi solidarietà, ma a invocare e a chiedere a ognuno di voi la corresponsabilità, perché solo riscoprendo il valore dell’impegno comune alla responsabilità si potrà sperare di migliorare questo Paese. Siate ministri della cosa pubblica e dei diritti delle persone e delle loro vite». In corteo si sono fatti vedere anche il governatore Mario Oliverio, il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, il capogruppo dem Sebi Romeo e l’assessore regionale Federica Roccisano, cui solo qualche mese fa è stata incendiata l’auto parcheggiata sotto casa. Dietro politici e amministratori, hanno sfilato – ordinati – i sindacati confederali, Libera e diverse associazioni e comitati antimafia, calabresi e non solo.

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(Alcuni dei sindaci alla manifestazione di Polistena)

Fatta eccezione per qualche giovane, il paese invece ha preferito dedicarsi al consueto tran tran quotidiano di una mattinata feriale. Qualche curioso si è fermato a guardare, qualche balcone si è aperto per lasciar passare il corteo, ma in tanti – fra i cittadini, soprattutto anziani, riuniti in capannelli per trascinar via la mattinata fra una chiacchiera e una passeggiata – masticano amaro. Qui in Calabria – dicono – non serve una marcia ogni tanto, ma impegno politico ogni giorno. Un concetto che Michele Conia, giovane sindaco di Cinquefrondi, piccolo paese della Piana, quasi accerchiato da amministrazioni sciolte per mafia, ha fatto suo e non esita a ripetere e spiegare. «Marce come queste – sottolinea – sono un’occasione importante per dare un segnale, ma quello che è veramente determinante è quanto abbiamo fatto fino a ieri nei nostri territorio e cosa faremo già da . O meglio quello che i pochi mezzi che abbiamo ci consentono di fare». Parole che rispecchiano tutta la solitudine degli amministratori del sud, assediati dalla criminalità e spesso ignorati o abbandonati da istituzioni regionali e nazionale, che più di una volta hanno fatto orecchie da mercante alle richieste dei piccoli Comuni. Con un budget sempre più magro a disposizione e la spada di Damocle del patto di stabilità sulla testa, gli amministratori dei piccoli Comuni del sud, come di altre zone depresse del paese, quotidianamente sono costretti a dimostrare a una popolazione disillusa che c’è una speranza ulteriore, che la criminalità e la sua economia non sono l’unica opzione. Ma a volte – confessano – è come tentare di svuotare il mare con il cucchiaino. Accanto a loro, si è schierata da tempo e lo ha ribadito  per bocca di Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud, da tempo costretto a vivere sotto scorta, c’è la Fnsi. «La Federazione nazionale della stampa ha aderito ed è presente alla “Marcia degli amministratori sotto tiro” di Polistena  con la consapevolezza che solo una grande rete solidale può  contrastare il fenomeno delle minacce ai sindaci, ai giornalisti, al mondo dell’imprenditoria e a tutte quelle categorie sociali che con il loro lavoro lottano per liberare i territori dalle mafie», afferma Albanese, che ribadisce «la Fnsi è impegnata nella tutela dell’informazione libera e di tutti quei cronisti che ogni giorno con il loro lavoro contribuiscono a rendere il nostro Paese più vero e più libero».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

 

 

 

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