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La finta unità ucciderà il Pd

La direzione regionale del Pd calabrese inizierà a riflettere il 2 luglio prossimo. Con calma. Poi, dopo che avrà iniziato a riflettere, avvierà la discussione. Su come ripulire il partito? Su cosa…

Pubblicato il: 24/06/2016 – 17:30
La finta unità ucciderà il Pd

La direzione regionale del Pd calabrese inizierà a riflettere il 2 luglio prossimo. Con calma. Poi, dopo che avrà iniziato a riflettere, avvierà la discussione. Su come ripulire il partito? Su cosa rispondere alle istanze della base? Sui contenuti della lettera inviata a Matteo Renzi (la leggerà mai?) da Antonio De Tursi, Michele Leonetti e Domenico Tutino, rappresentanti degli studenti in seno all’Unical che invocano un recupero di credibilità del Pd calabrese «rottamando quelle vecchie oligarchie che da troppo tempo soffocano sul nascere ogni barlume di speranza e di riscatto di questa terra»? Su come stare concretamente insieme ai duecento sindaci che oggi hanno sfilato a Polistena, mobilitati da “Avviso pubblico”?
Niente di tutto questo, il segretario regionale Ernesto Magorno limita la discussione a un unico punto: «Discuteremo sulla campagna referendaria per il Sì». E anche stavolta le conclusioni saranno affidate a Marco Minniti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Come dire che avremo l’ennesimo appello alla unità del partito, laddove invece è ormai chiaro a tutti che questo Pd calabrese si salverà solo quando deciderà di rompere quella falsa unità che finora è servita soltanto a silenziare le voci migliori e a impedire ogni operatività a quella parte del Pd calabrese che, invece di arroccarsi a gestione del potere, si mobilita per cercare nuovo consenso.
Del resto, a prescindere dall’eventuale utilizzo del lanciafiamme minacciato da Matteo Renzi, la segreteria regionale del Pd è stata già sconfessata e superata nei fatti. Lo dimostra la celebrazione del congresso provinciale di Vibo Valentia, bloccata da Magorno ma concessa da Guerini davanti all’ammutinamento di otto consiglieri del Pd vibonese. Nessuna decisione, invece, per quel che riguarda Catanzaro e Reggio Calabria, dove analoga posizione di incompatibilità riguarda i segretari provinciali Enzo Bruno e Sebi Romeo. Lì lo statuto resterà lettera morta, almeno fin quando non ci sarà analoga contestazione di quella messa in campo a Vibo Valentia. E che l’unica speranza di salvezza per il Pd calabrese risieda oggi non già nell’unità attorno all’asse Magorno-Oliverio-Adamo, ma in una sana divisione tra chi vuole una svolta e chi invece vuole solo proseguire in una gestione della cosa pubblica piegata alle baronie politiche, cominciano a pensarlo in tanti. Almeno a giudicare dai contatti e dagli incontri che in questi giorni si susseguono attorno a figure rimaste fuori dall’asse che fin qui ha dettato scelte e strategie, rimediando sonore sconfitte nelle recenti elezioni amministrative. Così i ragazzi del circolo Lauria, i fedelissimi dell’ex ministro Lanzetta, i gruppi che fanno riferimento ai consiglieri regionali Artuto Bova, Vincenzo Pasqua, Giuseppe Neri, Nicola Irto, quanti hanno sostenuto la battaglia condotta da Massimo Canale. Quelli che seguitano a dialogare con i parlamentari Ferdinando Aiello e Brunello Censore, giusto per fare qualche esempio, si vanno incontrando per vedere di mettere insieme un cartello che rompa un’unità fittizia e reclami una fiera diversità nelle scelte delle politiche regionali e nella gestione del partito a livello regionale e periferico.
Funzionerà? A questo punto l’interrogativo è pleonastico, avendo ben chiaro i protagonisti che non vi sono vie alternative rispetto alla necessità di separare le responsabilità tra chi conta e decide e chi subisce senza neanche diritto di discutere. Anche perché l’elettorato ha dimostrato che non è disposto a fare distinguo: condanna tutti a prescindere dalle responsabilità dei singoli. Di più, l’analisi del voto, quella che il Pd calabrese si ostina a non voler fare, dimostra che nei pochi comuni dove esponenti del Pd hanno vinto avevano come avversari esponenti ufficiali dello stesso Pd, accompagnati sul palco dal governato(re) Mario Oliverio.

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