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Nuove imprese, in pochi investirebbero in Calabria

CATANZARO È la Calabria a registrare il peggior dato sul livello di attrattività delle imprese. La nostra regione, infatti, è in coda all’elenco dei territori dove un imprenditore potrebbe insediar…

Pubblicato il: 24/06/2016 – 11:18
Nuove imprese, in pochi investirebbero in Calabria

CATANZARO È la Calabria a registrare il peggior dato sul livello di attrattività delle imprese. La nostra regione, infatti, è in coda all’elenco dei territori dove un imprenditore potrebbe insediare una nuova impresa. Il dato emerge dallo studio “L’attrattività percepita di regioni e province del Mezzogiorno per gli investimenti produttivi” di Dario Musolino, pubblicato sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez, diretto da Riccardo Padovani ed edito da Il Mulino. In questa inchiesta emerge che è ancora alto il divario tra il Nord e il Sud del Paese.
Se infatti la Lombardia ottiene una preferenza di 4 imprenditori su 5 – classificandosi come la regione preferita dagli imprenditori italiani – ci sono solo altri territorio del Nord ad essere in cima alla lista: dall’Emilia Romagna (3,92), Veneto (3,86), Piemonte (3,58), Toscana (3,37) e Trentino Alto Adige (3,34).
Mentre le regioni del Sud sono in coda a questa classifica del rapporti con la Calabria appunto ultima (1,73).
Tra le province, Milano in testa e Pescara più attrattiva di Aosta. Anche se, rispetto ai colleghi olandesi e tedeschi, gli industriali italiani continuano a percepire il Mezzogiorno come area piu’ arretrata di quanto non sia in realta’ e lamentano soprattutto la carenza di servizi di trasporto e la presenza della criminalita’ quali fattori che inibiscono l’insediamento di imprese.

IL REPORT Condotto su un campione di 225 imprese con sede in Italia, di diversi settori merceologici e almeno 20 addetti, lo studio si propone di analizzare in quali regioni e province italiane gli imprenditori preferiscano insediare un’azienda, e per quali motivi. L’analisi è stata condotta attraverso la somministrazione di un questionario, in cui era richiesto di assegnare a regioni e province punteggi compresi tra 1 (molto sfavorevole) a 5 (molto favorevole).

IL SUD ULTIMO Concentrandoci sulle regioni meridionali, mentre Abruzzo e Puglia si collocano a metà della forbice, con valori attorno al 2,5, e Basilicata e Molise superano anche se di poco il 2 (Basilicata 2,06; Molise 2,18), le altre si trovano sotto tale soglia. Campania e Sicilia sono infatti quasi allineate rispettivamente sull’1,98 e 1,99, la Sardegna si ferma a 1,88. In fondo alla classifica la Calabria, con il punteggio di 1,73. La situazione viene confermata anche a livello provinciale: la Lombardia resta saldamente in testa alla classifica, con Milano che svetta al 4,07, seguita da Brescia (4), Monza e Brianza (3,99), Bergamo (3,98). A ridosso, l’Emilia Romagna, con Bologna al 3,95 e Reggio Emilia al 3,92. La prima provincia del Veneto in classifica è Verona (3,88), seguita da Vicenza e Padova (3,84). Quanto al Piemonte, l’attrattività delle province è compresa tra il 3,6 di Torino e il 3,38 di Verbanio-Cusio-Ossola. Firenze (3,36) è la prima delle province toscane in graduatoria (l’ultima e’ Massa-Carrara con 3,23). Andando invece a Sud, l’Abruzzo si conferma in testa alle regioni meridionali: la prima provincia che si incontra è Pescara (2,6), seguita da Chieti (2,59) e Teramo (2,58), a pari merito con Aosta, poco distante da L’Aquila (2,56). Bari invece registra un punteggio di 2,49, Taranto, Foggia e Lecce sono allineate sul 2,43. Le province molisane e lucane confermano il dato regionale (2,18 e 2,06). In Sicilia, Catania supera Palermo di poco (2,05 contro 2), mentre Napoli si colloca gia’ sotto la soglia psicologica del 2 con un punteggio di 1,98, quasi allineata con Salerno (1,97). In Sardegna invece la forbice dell’attrattività è compresa tra l’1,89 di Cagliari e l’1,84 di Carbonia-Iglesias. In coda la Calabria, con valori compresi tra l’1,74 di Reggio Calabria e l’1,72 di Crotone e Vibo Valentia.

REALTA’ E PERCEZIONE I risultati non cambiano per tipologia d’impresa. Andando a sfaccettare meglio le diverse tipologie d’imprenditori coinvolti (piccole o grandi imprese, imprese del manifatturiero o dei servizi, imprenditori giovani o anziani, con livello di istruzione differente) il risultato non cambia: tutti valutano in modo negativo l’attrattività delle regioni meridionali. Inoltre, anche se gli imprenditori meridionali assegnano punteggi più alti di quelli settentrionali alle regioni del Sud, visto che ci risiedono e lavorano, comunque la gerarchia Centro-Nord e Sud in fatto di attrattività rimane immutata. A livello di percezione, Sud più arretrato di quanto non sia in realtà. Interessante inoltre l’analisi che mette a confronto il divario percepito dagli imprenditori a livello soggettivo con quello reale certificato ad esempio dal livello del Pil procapite nelle varie regioni.
Lo studio mette infatti a confronto le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate dell’Italia (Lombardia e Calabria) con quelle dell’Olanda (Utrecht e Winschoten) e della Germania (Frankfurt e Flensburg). Dal paragone emerge che in Germania e Olanda il gap di attrattività tra le regioni è percepito in modo inferiore rispetto alla realta’ (in Germania il divario di percezione è 1,71 contro il 2,1 del divario reale; in Olanda è rispettivamente 1,44 contro 1,8). Situazione capovolta in Italia, dove se il divario reale è pari a 2, quello di percezione sale a 2,34.

LE MOTIVAZIONI DELLE SCELTE Secondo 1 su 4 degli imprenditori intervistati il problema maggiore viene dalla carenza di infrastrutture di trasporto e logistica, quindi dalla scarsa accessibilità del territorio meridionale (26,4%), seguito dalla povertà del tessuto produttivo (presenza di clienti, fornitori, altre imprese: 21,3%). Pesa fortemente anche la presenza della criminalità organizzata (13%). Da rilevare che l’inefficienza della Pa viene segnalato come tale al Sud soltanto dal 3,5% degli imprenditori. Nella percezione degli imprenditori il Sud si presenta come un blocco monolitico tendenzialmente uniforme e ostile: «l’esistenza di tanti, molteplici Sud, differentemente attrattivi, si legge nello studio, non è contemplata. In altre parole, per le imprese del Paese gli svantaggi localizzativi nel Mezzogiorno non presentano differenziazioni territoriali».
Politiche di investimento in infrastrutture di trasporto, politiche industriali e campagne specifiche di comunicazione sull’area sono, secondo lo studio, gli strumenti necessari per aggredire la scarsa attrattività del Sud.
In particolare, servono azioni «nel trasporto ferroviario, nella portualità, nell’intermodalità e nelle piattaforme logistiche» sia per potenziare l’accessibilità del Sud dall’esterno che per favorire la mobilità interna integrando a sistema le reti di trasporto meridionali. Per impedire la desertificazione industriale servono misure a sostegno delle imprese e azioni specifiche anticriminalità. Sono necessarie inoltre «strategie di comunicazione e promozione, a livello centrale e locale, che consentano di scardinare la cappa mediatica che oggi tende a mettere tutto il Sud sotto un unico cappello».

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