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La porta sbattuta in faccia all'antipolitica

Non ci sarà un’altra Cosenza e non ci sarà un’altra Crotone, per indicare le due città calabresi dove il Movimento 5 Stelle ha, con le sue scelte, giustificato in molti il sospetto che nella recent…

Pubblicato il: 27/06/2016 – 12:17
La porta sbattuta in faccia all'antipolitica

Non ci sarà un’altra Cosenza e non ci sarà un’altra Crotone, per indicare le due città calabresi dove il Movimento 5 Stelle ha, con le sue scelte, giustificato in molti il sospetto che nella recente tornata amministrativa non era sua intenzione investire più di tanto sul fronte calabrese.
Nei giorni scorsi, all’interno del Movimento si è molto discusso di Calabria e dei calabresi, la decisione venuta fuori è di lanciare la sfida al “vecchio sistema” e caricarsi sulle spalle l’ansia di riscatto che si alza dalle varie contrade di una regione piegata su se stessa e malgovernata come mai accaduto prima.
La scelta del segretario regionale del Pd calabrese, Ernesto Magorno, di continuare su una ottusa linea di resistenza a difesa di un’unità fittizia e di una conservazione del potere clientelare, sbarrando la porta a ogni ipotesi di rinnovamento e a ogni approccio con la “meritocrazia”, ha fatto il resto.
Tant’è che l’onorevole Dalila Nesci approfitta della presenza al suo fianco, a Lamezia Terme, di Luigi Di Maio per rendere pubblico l’intento dei 5 Stelle di mandare a casa prima possibile l’attuale governo regionale per proporre un patto ai calabresi che rompa retaggi e incrostazioni.
Usa un linguaggio schietto e diretto Nesci, già all’inizio del suo intervento pubblico. «Eccoci qui. Vi dico subito che vogliamo prendere anche la Calabria. Questo è un impegno». Ricorre all’ironia: «La nostra terra non sarà più governata da mercanti alla Mario Oliverio, conosciuto come «Pallapalla», che dice una cosa e ne fa un’altra; che sbandiera discontinuità e poi conserva la poltrona a De Gaetano; che firma protocolli di legalità e poi tace sugli appalti dei nuovi ospedali; che si proclama giusto e poi nomina commissari abusivi; che parla di fondi europei e poi ne perde milioni; che promette di recuperare la Fondazione Campanella e poi rifiuta di agire; che afferma di lottare per la sanità e poi non impugna nemmeno un atto dei commissari Scura e Urbani».
La parlamentare mette la Calabria in diretta conseguenza del terremoto politico avviato a Torino e Roma: «Pensate alla faccia di «Pallapalla», che si tinge di rosso vergogna se gli dici la verità. Pensate, invece, al volto luminoso di Virginia Raggi e Chiara Appendino, donne che hanno forza, determinazione, buon ascolto e voglia di cambiare. Il confronto non regge: noi siamo diversi da loro, che fanno affari, mentono e riciclano».
Spiega le ragioni per le quali il Movimento ha scelto di concentrarsi in questa nuova sfida: «La Calabria è la regione italiana più colpita, devastata, tradita. La ‘ndrangheta di palazzo vive sulle nostre spalle e porta fame, bruttezza, emigrazione, deserto. Ogni giorno partono centinaia di bus; schiere di persone vanno via, a Roma, a Bologna, a Milano e all’estero. Sono studenti e lavoratori che non tornano. Così perdiamo intelligenze, risorse e servizi pubblici, la cui sopravvivenza dipende dai numeri, nell’attuale sistema di violenza capitalistica».
E ancora: «In Calabria non c’è lavoro, questo è il dramma principale. La politica impone dipendenza tramite misure clientelari, il controllo dei voti e la cappa che tutti conosciamo. Siamo rimasti indietro per colpa di una politica cieca, muta e sorda, oggi rappresentata dal raìs Oliverio, al potere da 40 anni e tra i primi responsabili dell’emigrazione di giovani e famiglie. Oliverio è identificato dal suo soprannome, «Pallapalla». È un politico bugiardo, teatrale e pericoloso. Agli inizi «Pallapalla» portava la barba lunga e professava un comunismo estremo. Guardatelo oggi, sdraiato davanti a Renzi e pronto a sponsorizzare il “Sì” alla riforma costituzionale dettata dai Draghi della finanza».
La raccolta delle firme per presentare in consiglio regionale una proposta di legge sanitaria concreta, tesa a gestire in modo utile il personale, a ridurre i direttori generali e a migliorare i servizi è solo l’avvio della «Campagna per liberare la Calabria». Un’iniziativa che «non pretende di risolvere tutto», ma vuole evidenziare che «mentre il consiglio regionale pensa al cranio del brigante Vilella o alla dieta mediterranea», dalla base sale una proposta tesa a «cambiare il sistema e la mentalità collettiva». Insomma, è l’occasione per fare un «salto di qualità insieme, intanto iniziando a non aver paura. Siamo un popolo, per cui dobbiamo imparare a conoscerci, a rispettarci e a volerci bene».
Nesci elenca gli impegni che il Movimento intende onorare e chiede a chiunque voglia concorrere nella «campagna» di onorare: «Essere del Movimento 5 Stelle significa amare la Calabria, vuol dire riconoscere l’impegno, andare sino in fondo, studiare, approfondire, credere che l’onestà vinca sui metodi mafiosi della politica, l’oscuramento di regime, le falsità e l’arrivismo. Significa fermare quell’emigrazione quotidiana che segna le famiglie, svuota i Comuni e lascia l’aridità della cultura mafiosa. Ricucire lo strappo tra giovani e terza età, creare cooperazione, armonia, alleanza leale. Difendere l’orgoglio di appartenere alla Calabria, la memoria, la storia, la cultura, la natura, l’ambiente, la coscienza. Vuol dire battersi per un interesse superiore, che tocca il futuro delle nostre generazioni, dei nostri figli, dei nostri sforzi. Significa lottare a ogni costo contro l’illegalità dilagante, contro la gestione mafiosa della pubblica amministrazione in Calabria, contro i ricatti dei poteri che hanno spremuto le risorse pubbliche e prodotto orrore, rovine, cimiteri. Insieme puntiamo a restituire salute e speranza nelle case, abituare i giovani a pretendere i diritti, abituarli a non sottomettersi, a non subire. Significa seppellire la droga dell’individualismo contemporaneo, del protagonismo, dell’incomunicabilità, dell’invidia e del pettegolezzo, delle insinuazioni divertite, dell’arroganza e della litigiosità».
C’è un misto di partecipazione e di entusiasmo nel sentire snocciolare questo “Manifesto per la Calabria”. C’è anche commozione, soprattutto quando ancora Nesci fa appello a concorrere per «pensare in grande e sempre in termini collettivi, ridare dignità al popolo calabrese e trasmettere alla generazione di mezzo che l’opportunismo non paga, che si può vivere meglio nella libertà e che la Calabria è da ricostruire nel tempo, con fiducia e condivisione. Vivere con un senso profondo dei luoghi, degli altri, del bene comune. Sporcarsi le mani nella fatica più sana, ma senza vantarsi, celebrarsi, esaltarsi».
Sì, c’è anche commozione nell’accompagnare e nel seguire questa pubblica dichiarazione d’intenti che viene dal Movimento 5 Stelle. Già questo, commuoversi nel parlare di politica, restituisce parte del maltolto e sbatte la porta in faccia a chi, ormai logoro e povero di argomenti seri, osa ancora definire tutto questo come “antipolitica”.

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