C’è il problema del posto di lavoro per i giovani, innanzitutto. Che è diventata la questione delle questioni nel Sud ed in Calabria in particolare. Qui da noi non sai a quale santo votarti. Se non fai la fila davanti alla porta di uno che conta non riuscirai mai. E neanche se la fai. Gratteri, il procuratore, sempre presente, dice di non fare la fila davanti a nessuna porta, men che meno davanti a quella di un mafioso o paramafioso. E giustamente! E poi c’è un altro problema.
Quanti si preparano ad andare in pensione, normalmente, sono assaliti da due dubbi. Oppure da due certezze. C’è chi dice non vedo l’ora di finire, voglio godermi il meritato riposo, andare al mare o in montagna, coltivare la terra, dormire. E c’è chi pensa: cosa farò, Dio mio! Ho sempre lavorato, come passerò il mio tempo? E, tra questi ultimi, c’è chi briga per rimanere, ma ormai non è più possibile, mentre tra i primi c’è chi si dà da fare per andar via prima ancora, se possibile.
Io appartengo alla categoria di quelli – e non sono il solo, come me, ce ne sono di altri naturalmente – che avrebbe voluto continuare, ma pur non essendo stato possibile, per motivi vari, mi sono dato da fare per trovare un’altra occupazione per mettere a disposizione della Regione, nella quale vivo per scelta e per amore, le esperienze acquisite.
Ed allora cosa ho fatto? Ho scritto, mandato curriculum, parlato con persone in grado di darmi la possibilità di far qualcosa più per contribuire a dare una mano d’aiuto alla mia terra, che per guadagnare. Tutti, ma proprio tutti, dalla Regione agli enti locali, dall’università ad enti vari mi hanno più o meno assicurato che avrebbero provveduto. La mia esperienza era tale, mi è stato detto, che un ente pubblico avrebbe potuto usufruire del mio contributo professionale. Questo, ho sempre precisato, senza voler togliere nulla ai giovani, laureati soprattutto, che hanno maggiori diritti rispetto a me. Da tutti, proprio tutti – almeno quelli con i quali ho parlato – ho avuto una risposta all’unisono: aspetta che ti chiamerò io. Delusione? Certo. Anche perché non c’è occasione pubblica o privata nella quale non si dica: non abbiamo gli uomini giusti, la burocrazia giusta, devo far ruotare i dirigenti, mi devo affidare qualche consulente! Le lamentele, ad ogni livello arrivano, fondi comunitari, camere di commercio, associazioni varie e che più ne ha più ne metta. I cavilli poi lasciamoli da parte. Sono stato escluso dal proseguire in un ente pubblico, del quale facevo parte, unicamente perché non avevo siglato il curriculum, ma solo la domanda, quando avrebbero potuto far riferimento alla documentazione già presente in Ufficio.
Iscriviti ad partito che conta, mi è stato detto. No, ho risposto. Da consigliere comunale lo sono stato della Dc (sinistra di base- Misasi) fino al 1982, poi niente più. E se lo chiedono a me, cosa chiederanno ai giovani? Non vorrei essere nei loro panni. Al momento del voto si ricordano tutti, però!
Anche se sono in molti a sapere a quale formazione politica sono idealmente vicino ed i rapporti di stima che nutro per gli esponenti di altri partiti. La consulenza potrebbe essere utile per la Regione, oltre che per me. Non si è sempre detto che ognuno è chiamato a dare quel che può nell’interesse della crescita della propria Regione? Ma questo è quel che predica Renzi? La speranza è destinata a morire! Grazie al Corriere della Calabria ed alla Gazzetta del Sud che mi ospitano, anche se, per ovvi motivi, senza compenso.
*giornalista
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