CATANZARO Il trascorrere del tempo sta sgonfiando, udienza dopo udienza, il processo “Eolo” nato da un’inchiesta avviata nel 2006 su presunti illeciti commessi per la realizzazione del parco eolico “Pitagora” a Isola Capo Rizzuto e che vede coinvolto, tra gli altri, Nicola Adamo nella sua veste di ex vicepresidente della giunta regionale, allora guidata da Agazio Loiero, nonché ex assessore protempore alle Attività produttive. Nel corso dell’ultima udienza è stata emessa la sentenza nei confronti di Diego Antonio Tommasi, ex assessore regionale all’Ambiente rinviato a giudizio il 27 settembre 2013 con l’imputazione di corruzione, reato commesso, secondo l’accusa il 2 aprile 2008 e quindi estinto per prescrizione, essendo trascorsi i termini da quella data, ossia sette anni e sei mesi. Al collegio, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, non è rimato altro da fare che constatare il fatto e dichiarare il non doversi procedere nei confronti dell’imputato.
La prescrizione sta, dunque, falciando il maxi-procedimento le cui indagini presero piede nella Procura di Paola per poi essere trasmesse a Cosenza per competenza territoriale e approdare, infine, a Catanzaro, perché nel capoluogo sarebbero stati commessi i reati che vedono coinvolti politici, imprenditori e funzionari regionali.
LE ACCUSE RIMASTE IN PIEDI Due le accuse rimaste in piedi rispetto all’udienza preliminare del dicembre 2013: associazione per delinquere e falso. Secondo il primo capo d’imputazione l’ex vicepresidente della Giunta regionale Nicola Adamo, l’imprenditore Mario Lo Po e Carmelo Misiti, ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento economia della Regione, avrebbero fatto parte dell’associazione per delinquere «costituita organizzata e diretta da Nicola Adamo e finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica».
In particolare Nicola Adamo viene considerato il «leader del gruppo degli associati». L’ex vicepresidente, strumentalizzando la propria posizione, avrebbe fatto nominare i suoi sodali in ruoli chiave dell’amministrazione regionale e sfruttando la propria influenza politica avrebbe spinto per l’emanazione di provvedimenti amministrativi e regolamenti favorevoli ai privati corruttori. Carmelo Misiti viene considerato «il braccio esecutivo di Adamo del quale esegue gli ordini anche nella sua funzione di dirigente esterno», incarico che ha ricevuto su indicazione di Adamo. Misiti è colui che ha il compito di agevolare l’iter per l’emanazione delle autorizzazioni all’esercizio di impianti eolici. Infine Mario Lo Po, socio nelle ditte Saigese spa e Piloma srl, cui vengono destinate le somme di denaro erogate erogate dai privati a titolo di tangente sotto la finta veste di pagamento di consulenze e che vengono utilizzate per l’assunzione di persone indicate da Adamo e da altri sodali.
Per quanto riguarda l’accusa di falso, questa coinvolge Adamo, Misiti, l’imprenditore romano Roberto Baldetti e il manager Giampiero Rossetti. Il 3 marzo 2006 è stato formulato un atto pubblico considerato falso nel suo contenuto e volto, secondo l’accusa, ad autorizzare la realizzazione del parco eolico “Pitagora” attestando una regolarità dell’iter amministrativo che non vi sarebbe mai stata. I documenti prodotti attestavano, per esempio, il parere favorevole dell’Enac «laddove l’Enac non aveva rilasciato mai alcun parere».
LA PRESCRIZIONE Il procedimento da 100 faldoni si ferma qui. Le prescrizioni massime per i reati di associazione e falso sono previste rispettivamente per settembre 2017 e settembre 2018. E se c’è da ben sperare per avere una sentenza sul primo grado di giudizio, non c’è speranza per la sentenza definitiva, (quella della Cassazione, immaginando che vi siano dei ricorsi) che deve arrivare entro il termine massimo della prescrizione. Il trascorrere del tempo ha già cancellato dal procedimento il reato di corruzione, nel quale si contemplava anche la maxi-tangente da 2 milioni e 400mila euro sborsata (in parte) per favorire la realizzazione del parco eolico. Prescritti anche l’abuso d’ufficio, i reati in materia urbanistica e gli illeciti amministrativi. La prossima udienza è prevista per il 29 settembre per decidere sulle richieste di prova.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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