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La lezione di Marchionne per la Calabria

La vicenda che mi ha direttamente coinvolto e che fra poco andrò a raccontare mi ha fatto riflettere molto su uno dei problemi che gli economisti affezionati allo studio dei processi di sviluppo e …

Pubblicato il: 30/06/2016 – 11:31
La lezione di Marchionne per la Calabria

La vicenda che mi ha direttamente coinvolto e che fra poco andrò a raccontare mi ha fatto riflettere molto su uno dei problemi che gli economisti affezionati allo studio dei processi di sviluppo e in particolare di quelli che interessano il Mezzogiorno dibattono senza riuscire a trovare una soluzione e, cioè, come mai a dispetto di tanti anni di politiche di sviluppo e di centinaia di miliardi di euro spesi i risultati stentano a vedersi? Hirschman, un grande economista scomparso da poco, aveva capito che lo sviluppo è soprattutto un fatto di testa ed è legato a quello che ormai da tutti viene definito il capitale umano. E vengo al fatto concreto che mi ha ispirato queste riflessioni.
Da qualche mese ero alle prese con un problema che riguardava il gruppo Fiat e che localmente nessuno riusciva a dipanare. Una sera, in cui la cosa mi aveva causato un particolare fastidio, ho deciso di provare una strada nuova e che, se volete, appariva molto pretenziosa. Ho provato a scrivere una mail all’Amministratore delegato del Gruppo FCA che come parecchi sapranno è Sergio Marchionne.
Preciso per dovere di cronaca che la mail è stata spedita sicuramente dopo la mezzanotte. Bene, al mio risveglio, appena acceso il cellulare, ho trovato una chiamata da uno strano numero che come prefisso aveva quello di Torino. Ho pensato alla solita pubblicità invasiva, ma dopo pochi minuti vengo richiamato da una gentile signora che si informa su quanto mi era accaduto e mi dice che si sarebbe messa all’opera per risolvere il problema. Dopo poco tempo mi richiama e mi annuncia che avevano risolto il problema e che nel pomeriggio avrei ricevuto una telefonata da un loro agente locale per prendere gli accordi operativi. Cosa che puntualmente avviene. Nel giro di meno di dodici ore un problema che per due mesi nessuno era stato in grado di risolvere si era sciolto come neve al sole. Questo in primo luogo mi ha fatto capire come la Fiat, tutto sommato un piccolo marchio italiano, sia riuscito ad acquisire un colosso e un mostro sacro dell’industria automobilistica, la Chrysler. Questo altro non è che il frutto di un management di eccellenza. Ed è questa la prima lezione: valorizzare il merito paga. In Calabria, purtroppo, non si investe mai sul merito, si preferisce investire sul sodale o sul portaborse di turno. La fedeltà viene prima della competenza e l’appartenenza al clan prima del merito.
La seconda lezione è che uno dei manager più pagati e più impegnati del mondo ha trovato il tempo di risolvere il problema di uno sconosciuto che gli inviava una mail lamentando un disservizio, mentre i nostri uffici pubblici sono pieni di una miriade di lacchè che non solo non risolvono i problemi, ma trattano con sufficienza gli utenti.
Avete provato a mandare una mail ad un funzionario della regione Calabria per risolvere un problema? Se siete fortunati la risposta vi arriva dopo qualche mese e generalmente serve ad informarvi che il vostro problema non ha soluzione. Il presidente Oliverio si lamentava qualche tempo fa della burocrazia sciatta e indolente, ma poi al momento delle valutazioni tutti i dirigenti regionali e, a cascata, i dipendenti hanno ottenuto una performance del 100%, ossia hanno raggiunto tutti gli obiettivi prefissati. La prossima volta che si dovrà misurate le performance della dirigenza regionale sarebbe opportuno prendere come metro di riferimento il gruppo FCA e non la burocrazia di una sperduta “Repubblica delle Banane”.
In sostanza quello che ho imparato è che se la Calabria non cresce la colpa non esogena, non è di un governo poco amico, di mancanza di risorse o di una cattiva sorte che ci perseguita, ma è endogena, è anche dovuta all’incapacità calabrese di promuovere processi di miglioramento.
Qualche sindacalista di quelli che difendono i lavoratori senza aver mai lavorato dice che lo stipendio di Marchionne è troppo elevato rispetto a quello dei lavoratori. Ma se riesce a mantenere questi livelli di efficienza anche nelle piccole cose, questi soldi sono ben spesi. Sarebbe più opportuno chiedersi se non fosse meglio in Calabria avere qualcuno con le capacità di Marchionne e pagarlo come merita, piuttosto che avere una pletora di top manager che di top hanno solo gli stipendi e non i risultati.
La leggenda racconta che Ford, fondatore dell’omonima casa automobilistica, si levasse il cappello ogni volta che vedeva passare un’Alfa Romeo. La Fiat ha passato periodi molto tristi in cui era diventata sinonimo di scarsa qualità. In pochi anni è stata in grado di risollevarsi e assumere una posizione preminente nel mercato automobilistico mondiale.
Dalla mia vicenda personale ho capito che non si tratta né di congiuntura favorevole, né di colpo di fortuna, ma di una filosofia di gestione e di un duro lavoro quotidiano che alla fine non può non produrre risultati. Chapeau, Sergio Marchionne!

*docente di Politica economica all’università “Mediterranea”

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