ROMA «Come tutti i mafiosi “strutturati”, diciamo così, Ernesto Fazzalari stava a due passi da casa. Un dato che non deve stupire, perché nelle migliori tradizioni, da Provenzano a Riina, il latitante “deve” in qualche modo stare a casa. Altrimenti perde legittimazione sul piano del controllo del territorio». Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Gaetano Paci, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, in prima linea contro la ‘ndrangheta. «L’arresto di Fazzalari, dopo una lunghissima latitanza, ha indubbiamente mutato gli assetti e rotto gli equilibri, poiché egli rivestiva una posizione egemonica nell’ambito della ‘ndrangheta reggina e di tutto il versante tirrenico, posizione ampiamente riconosciuta dagli altri boss. Attualmente la potenza della ‘ndrangheta è assimilabile a quella di Cosa Nostra negli anni 70-80, quando divenne un partner mondiale nel traffico dell’eroina, assicurandosi una liquidità straordinaria che le consentiva di essere presente in tutti i mercati. Poi, tale egemonia si è via via affievolita e ora è salita al proscenio la ‘ndrangheta, prima coi sequestri di persona e poi con un ruolo da protagonista nel traffico di cocaina, con relazioni intrecciate ovunque. In questo modo si è dotata di una liquidità enorme, che le consente di estendersi oltre i confini regionali e nazionali per approdare a una dimensione internazionale». «Questo – ha spiegato il procuratore Paci – complica molto il nostro lavoro, le nostre indagini, perché scontiamo anche i problemi derivanti dalle diverse legislazioni nei singoli Paesi. La cosa importante da sottolineare è che il traffico di cocaina è servito per accumulare denaro, dopodiché la ‘ndrangheta si è stabilizzata nel sistema economico illegale ma anche in quello legale. Nelle indagini svolte, abbiamo riscontrato tracce della presenza ‘ndranghetista anche in settori economici nuovi, come l’alta tecnologia, non soltanto in quelli classici dell’edilizia e della grande distribuzione commerciale. Emerge dunque la capacità della ‘ndrangheta di andare oltre il mero riciclaggio e di farsi vero e proprio attore economico. E il nostro lavoro di penetrazione in questi segmenti della sua attività – ha concluso il magistrato – non è affatto facile».
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