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«Antimafia a San Giovanni in Fiore? È propaganda»

CATANZARO «L’interrogazione dei deputati M5S Dalila Nesci, Paolo Parentela e Federica Dieni con la quale si chiede al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di disporre l’accesso antimafia ne…

Pubblicato il: 01/07/2016 – 16:31
«Antimafia a San Giovanni in Fiore? È propaganda»

CATANZARO «L’interrogazione dei deputati M5S Dalila Nesci, Paolo Parentela e Federica Dieni con la quale si chiede al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di disporre l’accesso antimafia nel Comune di San Giovanni in Fiore lascia basiti. Evidentemente non conoscono abbastanza il territorio da non sapere che San Giovanni in Fiore non è un paese mafioso e che legalità e trasparenza sono da sempre al primo posto nell’agenda del sindaco Giuseppe Belcastro e della sua giunta». Lo affermano, in una nota, i deputati calabresi del Partito democratico Ernesto Magorno, Ferdinando Aiello, Enza Bruno Bossio e Stefania Covello.
«Sarebbe bastata una richiesta di atti agli uffici competenti – aggiungono – per avere informazioni su qualsiasi procedimento amministrativo comunale, senza gettare fango sulla comunità e sulla credibilità di amministratori che hanno sempre agito secondo le regole e con responsabilità. Belcastro, la giunta, il Consiglio e tutti i dipendenti non hanno nulla da nascondere sull’operato amministrativo e finanziario. Sollecitati su questioni come gara dei rifiuti gli uffici, oppure sui sei lavoratori inclusi nella clausola di salvaguardia, avrebbero risposto carte alla mano senza che, sollevando lo spettro dell’accesso antimafia, si attivasse in maniera ingiusta la macchina del sospetto. Il sindaco Belcastro, oltretutto, ha dato sempre piena disponibilità a documentare in maniera chiara e trasparente ogni scelta politico-amministrativa fatta e finalizzata a tutelare il livello occupazionale, il buon funzionamento dell’ente e il mantenimento di uno standard elevato di servizi nell’esclusivo interesse dei cittadini».
«Iniziative come quella del Movimento 5 Stelle – conclude la nota dei deputati democratici calabresi – servono solo a depotenziare e a rendere poco credibile il ricorso all’accesso antimafia nel momento in cui di tale istituto si fa un uso strumentale, finalizzato alla lotta e alla propaganda politica».

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