COSENZA Si è chiusa la fase dibattimentale del processo sui veleni rinvenuti nella vallata del fiume Oliva, che si sta celebrando in Corte d’Assise a Cosenza. Sul banco degli imputati ci sono l’imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni, dove – secondo l’impianto accusatorio – sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l’area causando il disastro ambientale. Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo. E, secondo l’accusa, proprio a causa di quegli interramenti ci sarebbe stato il disastro ambientale della zona nonché si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell’area della Valle dell’Oliva, la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni a un amico del pescatore.
Questa mattina il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, ha sentito gli ultimi due testimoni della difesa. Si è poi proceduto con le richieste ex articolo 507, ovvero l’ammissione di nuove prove, che sono state tutte accolte con il consenso delle parti. Il pm della Procura di Paola Maria Camodeca (che rappresenta la pubblica accusa con la collega Sonia Nuzzo) ha chiesto di acquisire i verbali di alcune persone sentite in fase di indagini preliminari e di acquisire la documentazione medica di Giancarlo Fuoco. L’avvocato Nicola Carratelli (difensore di Coccimiglio) ha chiesto di acquisire alcuni documenti, in particolare alcune sentenze di assoluzione per Coccimiglio emesse dal Tribunale di Paola. Il processo si avvia alle battute finali. Il presidente della Corte ha fissato le udienze del 17 ottobre per requisitoria del pm e discussione delle parti civili e del 18 ottobre per le arringhe della difesa al termine delle quali la Corte potrebbe riunirsi in camera di consiglio ed emettere la sentenza. Altrimenti è stata già fissata la data del 21 ottobre per il dispositivo.
mi. mo.
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